Presentato a Roma un libro sul meticciato: l'intervento del cardinale Scola
L’incontro fra popoli di culture e religioni diverse è uno dei tratti caratteristici
della nostra epoca. Una mescolanza di fedi, valori e tradizioni che rivela in sé grandi
potenzialità e insieme forti contraddizioni. Paolo Gomarasca, ricercatore presso l’Università
Cattolica del Sacro Cuore, ne parla nel suo ultimo libro “Meticciato: convivenza o
confusione?”. Promosso in collaborazione con la Fondazione Internazionale Oasi, per
le edizioni Marcianum Press, il volume è stato presentato ieri all’Ambasciata d’Italia
presso la santa Sede. C’era per noi Claudia Di Lorenzi:
“Quando il
senso religioso raggiunge una sua maturità, genera nel credente la percezione che
la fede in Dio, Creatore dell'universo e Padre di tutti, non può non promuovere tra
gli uomini relazioni di universale fraternità”. Benedetto XVI spiegava così - per
il 20.mo anniversario dell'Incontro di preghiera per la pace di Assisi, nel 2006 –
il fondamento del vivere in comunione fra persone di fedi e culture diverse, ciò che
rende possibile il prodigio dell’unità nella molteplicità delle tradizioni e delle
religioni. Che invero rappresenta solo il riflesso sfumato di quella unità che lo
stesso Gesù chiese al Padre per gli uomini. Un’aspirazione – osserva Paolo
Gomarasca – a cui l’odierna società, caratterizzata dalla mescolanza di
popoli, non può sottrarsi, e che invita a ripensare la natura dei rapporti secondo
categorie nuove:
“C’è un modo pericoloso, che è quello che divide il
mondo in due: da una parte le culture buone e dall’altra parte le culture cattive.
Allora, la categoria di Meticciato spacca completamente questa pericolosa semplificazione,
perché introduce l’idea che una cultura, se autentica e vitale, ha bisogno di incontrare
un’altra cultura. Se riusciamo a pensare in questo modo, il confine tra 'noi e loro'
diventa un confine poroso. Naturalmente dobbiamo essere molto attenti a orientare
i risultati di questo scambio vitale tra le culture, nella direzione del riconoscimento
reciproco. E qui la sfida è totalmente aperta”.
La coesione fra persone
di culture e religioni diverse trova dunque fondamentonella
fede in Dio e nel sentirsi parte di un’unica famiglia universale. Il cardinale
Angelo Scola, Patriarca di Venezia:
“Tutti gli uomini sono
figli di un Padre, tutti gli uomini convengono in un’esperienza elementare comune,
di qualunque razza, etnia, di qualunque religione, di qualunque cultura siano. All’interno
di questi presupposti, la fede cristiana a mio avviso ha la grandissima carta della
testimonianza, perchè Gesù è Colui che ha dato se stesso in toto, e la vita, per la
salvezza nostra e di tutti gli uomini”.
La fratellanza universale, unita
al mutuo riconoscimento e alla condivisione dei valori ultimi, rappresenta la chiave
di volta per vincere una delle sfide più urgenti del nostro tempo, quella della coesione
sociale fra cristiani e musulmani. Ascoltiamo Khaled Fouad Allam,
sociologo musulmano:
“I valori sono quelli dell’essere umano: il valore
della sacralità della vita, i valori della solidarietà. Credo, però, che ci sia la
necessità di riformulare filosoficamente i vettori importanti di un dialogo, che non
sia soltanto un dialogo punto e basta, ma che sia un dialogo con il quale si possa
vivere nella convivenza pacifica. Far scendere questo dialogo nella complessità sociale,
questo può diventare un sistema di aggregazione sociale”.
“Se nel corso
dei secoli - ha detto Benedetto XVI ai rappresentanti del mondo islamico in occasione
della XX Giornata Mondiale della Gioventù - non pochi dissensi e inimicizie sono sorti
tra cristiani e musulmani” il Concilio Vaticano II “esorta tutti a dimenticare il
passato”, ad esercitare la mutua comprensione e a promuovere la giustizia sociale,
la pace e la libertà”. Si tratta dunque – spiega Fouad Allam – di trasformare la storia
in memoria collettiva su cui fondare un patto educativo nuovo:
“Oggi,
uscendo da questo palazzo, posso incontrare cinesi, indiani, srilankesi, africani,
arabi e latinoamericani. Come trasformare questo in un significato per la mia vita?
Che non sia soltanto un itinerario che passa e che si dimentica? Tutto questo passa
attraverso questo patto educativo: la scuola, ma non solo la scuola, le istituzioni,
anche l’amicizia. Credo che abbiamo una responsabilità, non individuale, ma collettiva,
una responsabilità etica”.
Una sfida educativa – spiega il cardinale
Scola – che mira a formare uomini di pace secondo una nuova pedagogia:
“Il
Santo Padre ha detto proprio di recente, parlando della pace: “E’ illusorio pensare
che si possa edificare la giustizia, se non si formano uomini giusti. E ancora qui,
noi cristiani, ritorniamo al grande annuncio pasquale: Cristo è la nostra Pasqua”.
Il
meticciato – è in definitiva il messaggio dell’opera - non si risolve dunque nel “vivi
e lascia vivere”, nel tollerare la diversità, ma nel riconoscere in Dio quel principio
comune che rende affini i diversi e che costituisce il fondamento e il fine ultimo
del progetto unitario fra i popoli.