Preoccupazione dei vescovi argentini per la conflittualità sociale nel Paese
Terminano oggi i lavori della 152.ma riunione del Comitato permanente della Conferenza
episcopale argentina che si sono aperti martedì sotto la presidenza dell’arcivescovo
di Buenos Aires, cardinale Jorge Mario Bergoglio. I presuli hanno analizzato diverse
questioni all’ordine del giorno tra cui la recente visita ad Limina di un primo gruppo
di vescovi, la Missione continentale, i rapporti delle Commissioni episcopali e alcune
nomine interne della struttura del coordinamento ecclesiale. Secondo quanto ha dichiarato
padre Jorge Oesterheld, portavoce dei vescovi, a conclusione dell’incontro sarà pubblicata
una breve dichiarazione che certamente farà riferimento alle preoccupazioni dei presuli
argentini di fronte “al clima di conflitto permanente” che finisce per “alterare”
la pace sociale della quale il Paese “ha un grande bisogno”. Il portavoce episcopale
illustrando queste apprensioni ha ricordato soprattutto le tensioni esistenti tra
le autorità di governo e il settore agricolo che, tra l’altro, si trascinano da diversi
mesi con tentativi di dialogo e accordi più o meno falliti e poi le richieste dei
cittadini in favore di una maggiore sicurezza. E’ chiaro - ha anche spiegato padre
Oesterheld - che i vescovi ritengono di fondamentale importanza mantenere aperti tutti
i canali del dialogo e perciò inviteranno tutte le parti a non chiudersi nelle proprie
posizioni ma a cercare nuove intese. Per quanto riguarda la questione della sicurezza,
problema che l’Argentina condivide con la stragrande maggioranza dei Paesi della regione,
il portavoce ha affermato che i “vescovi sono consapevoli che si tratta di una questione
che coinvolge l’intera società, nessuno escluso” ma, allo stesso tempo, è chiaro “che
alcuni hanno delle responsabilità maggiori in questa materia”. Per padre Oesterheld
questo problema “esiste realmente perché la gente così lo percepisce” e dunque a suo
avviso è un errore pensare che “si tratta, come qualcuno crede, di un’invenzione o
un’esagerazione mediatica”. Pensare in questo modo, ha aggiunto il presbitero, “significa
voler coprire il sole con una mano”. “Non è possibile rispondere – ha continuato -
con statistiche e semplici sensazioni. Sono necessarie delle decisioni concrete per
far sentire protetto colui che invece crede di essere stato abbandonato”. L’episcopato
argentino da oltre due anni segue con particolare sollecitudine l’evolversi del clima
sociale nel Paese e già nell’aprile dello scorso anno aveva invitato tutti a una giornata
di preghiera per la pace sociale e il dialogo presso il santuario nazionale di Nostra
signora di Lujàn. Allora i vescovi parlarono di “un’ora delicata e provvidenziale
per la vita nazionale”. In seguito, cosa che non accadeva da almeno sei anni, nel
mese di giugno, in una riunione del Comitato episcopale permanente i presuli hanno
analizzato l’aumento della violenza e dei conflitti considerata una “minaccia alla
pace sociale”. Nel novembre scorso, dopo la loro plenaria, tutti i vescovi hanno
preso parte alla conferenza stampa per presentare il documento conclusivo (“Verso
un bicentenario di giustizia e solidarietà 2010/2016”) che poi hanno illustrato alle
massime autorità del Paese. In quest’esortazione i presuli argentini prospettano “una
nuova nazione” da costruire tramite un “progetto-Paese capace di cicatrizzare le ferite,
bloccando l’accrescere di esasperazioni e polarizzazioni”.(L.B.)