La condanna dell'Europarlamento alle mutilazioni genitali femminili
Non vi é nessuna giustificazione alle mutilazioni genitali femminili: così il Parlamento
europeo chiede, praticamente all'unanimità, che vengano considerate reato pratiche
che violano i diritti umani fondamentali. Secondo l'Organizzazione Mondiale della
Sanità, nel mondo circa 140 milioni di donne hanno subito mutilazioni ed ogni anno
circa 3 milioni di donne rischiano di subirle. Solo in Europa si parla di 500 mila
persone. Fausta Speranza ha chiesto all'europarlamentare Cristiana Moscardini,
relatrice del provvedimento contro le mutilazioni genitali, come mettere al bando
pratiche disumane rispettando l'humus culturale da cui provengono:
R. – Io credo
che noi dobbiamo cominciare nel Terzo Millennio a dire che cultura è tutto ciò che
rispetta i diritti della persona, i diritti dell’essere umano e perciò il diritto
alla vita e alla integrità della persona. Dall’altro, vanno aiutate le persone a crescere,
ad integrarsi, sapendo che non ci può essere nessuna possibilità di vita e di futuro,
continuando ad opprimere le donne e le bambine, attraverso una violenza che segni
dal punto di vista fisico, in modo irreversibile, ma anche dal punto di vista psichico.
Credo che anche il recente viaggio del Papa, in Africa, abbia dato un fortissimo segnale
sul rispetto necessario che bisogna dare alla donna, alla sua partecipazione forte
nella società, per una crescita più giusta ed adeguata. Quindi è impossibile immaginare
che proprio nel territorio europeo, oggi, ancora decine di migliaia di bambine subiscano
questa violenza. Perciò, da un lato, informazione, e dall'altro collaborazione con
l’associazione delle donne emigrate, con le organizzazioni umanitarie, che si occupano
di questi problemi. D. – Ecco, dunque, non solo repressione,
ma un messaggio a favore del rispetto della dignità della persona, in primis della
donna e delle bambine... R. – Certamente, perché per reprimere
bisogna prima avere fatto una forte campagna di sensibilizzazione. Devo dire che,
obiettivamente, il governo italiano, ancora nel passato aveva fatto nel 2006 un’ottima
legge, identificando sia il processo di informazione, sia quella che doveva essere
la sanzione. Sulla base di questa legge, noi speriamo che altri Paesi europei si adeguino
e per quanto riguarda la legge italiana sia attivato quel numero verde che era contemplato
in quella legge e che ancora non ha potuto essere attivato. D.
– Un problema di cui si conoscono alcune cifre, però, forse, è molto più sommerso
di quanto si immagina... R. – E’ molto sommerso, e perciò anche
il monitoraggio richiederà pazienza, impegno e convincimento per potere avere i dati
direttamente dagli interessati. Credo che vada fatta una forte opera, non solo verso
le donne, ma anche verso i padri, perchè tutta la famiglia deve essere coinvolta nel
sapere che questo è un atto barbaro e non ha nulla a che vedere con la tradizione,
con la cultura e così via. Secondo, c’è anche l’aspetto dell’integrazione. Immaginiamo
una bambina, che sta andando a scuola, vive una vita normale in Spagna, piuttosto
che in Francia o in Italia, per cui è integrata, e improvvisamente è strappata dalla
sua innocenza, violata così pesantemente. Questa bambina non tornerà mai a sentirsi
uguale alle altre. Per cui si creano dei diversi. Noi non vogliamo una società di
persone che si sentono diverse, vogliamo una società in cui ciascuno, mantenendo le
proprie tradizioni che rispettano i diritti umani, per cui c’è una scrematura per
tutti su queste tradizioni, possano iniseme collaborare per la crescita della società.
La comprensione e la conoscenza reciproca passa dalla individuazione però di quelli
che sono i capisaldi inamovibili: il diritto alla vita, il diritto alla dignità e
all’integrità della persona sono diritti inviolabili.