Appello di Ban Ki-moon a liberare gli operatori Onu rapiti
Si celebra oggi la Giornata di solidarietà con il personale delle Nazioni Unite e
gli operatori umanitari, che sono detenuti o sono scomparsi. Il servizio di Roberta
Gisotti.
Una
Giornata - a dire il vero - poco celebrata, sebbene sia stata proclamata da ben 24
anni, tanti ne sono passati dal rapimento in Libano di Alec Collet. Giornalista britannico,
già direttore del Centro d’Informazione delle Nazioni Unite (Unic), Collet lavorava
all’Unrwa, l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, quando una mattina fu prelevato
dalla sua auto vicino all’Aeroporto di Beirut da uomini armati ed un anno dopo un
gruppo sconosciuto islamico dava prova della sua morte in un video, senza mai restituirne
il corpo. Ciò che serve - sollecita in un messaggio il segretario generale delle Nazioni
Unite Ban Ki-moon - è maggiore “attenzione” “sui rischi corsi in tutto il mondo, giorno
dopo giorno”, dal personale Onu e dagli operatori umanitari locali, da coloro che
sono impegnati a mantenere la pace ed anche dai giornalisti. “Chiunque presti la propria
attività per le Nazioni Unite – ricorda Ban Ki-moon - rappresenta una potenziale vittima,
come dimostrano i recenti incidenti che hanno visto coinvolti ostaggi in Niger e in
Pakistan”. Ben 160 gli arresti registrati, tra luglio 2007 e giugno 2008, da parte
di autorità statali e 39 i casi di detenzione operati da altri soggetti. Ed almeno
19 sono gli operatori tutt’ora detenuti o scomparsi. Da qui l’appello di Ban Ki-moon
“a rilasciarli immediatamente”. Del resto 105 Paesi non hanno mai ratificato la Convenzione
sulla sicurezza delle Nazioni Unite e del personale associato, adottata nel ‘94. E
solo 16 Paesi hanno ratificato il Protocollo facoltativo alla Convenzione, del 2005,
impedendo l’entrata in vigore di questo importante strumento, che insieme alle Convenzioni
di Ginevra e allo Statuto della Corte penale internazionale rappresentano il regime
giuridico di riferimento in materia. Per questo Ban Ki-moon chiede a tutti gli Stati
membri dell’Onu di rafforzare questa struttura di protezione necessaria a svolgere
un’“attività cruciale a sostegno dell’umanità”.