Appassionata esegesi paolina di padre Bianchi nella Basilica Ostiense
“Un Vangelo riassunto in pochissimi versetti”, “una confessione di fede fra le più
alte e profonde del Nuovo Testamento”: così il biblista Enzo Bianchi, priore della
Comunità monastica di Bose, ha parlato lunedì sera nella Basilica Ostiense del celebre
Inno di San Paolo nella Lettera ai Filippesi. Padre Bianchi è stato fra i protagonisti
del quarto e penultimo “Incontro sulle Lettere Paoline” promosso dal cardinale Andrea
Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica di San Paolo fuori le mura,
nel contesto delle celebrazioni per il bimillenario della nascita dell’Apostolo. La
sua dissertazione ha colpito ed emozionato i presenti tra cui il cardinale Giovanni
Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi, in particolare quando ha
esortato tutti e ciascuno, a professare con San Paolo: “Cristo, tu sei il mio Signore”.
Le testimonianze di protagonisti del nostro tempo, che caratterizzano ogni incontro,
sono state aperte dal giornalista televisivo e scrittore Bruno Vespa che, con una
serie di richiami alla personalità di Paolo di Tarso e a riferimenti alle tecniche
della comunicazione odierna, ha affermato l’attualità e la modernità del suo messaggio.
Affascinante la rievocazione fatta da Claudio Strinati, sovrintendente ai Beni culturali,
storici e artistici di Roma e del polo museale romano, riguardo al confronto dei due
celebri dipinti del Caravaggio riguardo alla conversione di Paolo sulla via di Damasco.
La ricchezza del dinamismo esperienziale della fede lasciato da San Paolo è stata
al centro della testimonianza di Salvatore Martinez, presidente nazionale del movimento
ecclesiale “Rinnovamento nello Spirito Santo”. Il modo in cui la congregazione dei
Legionari di Cristo attua “l’impegno strategico nella costruzione della cultura per
il futuro della società”, nell’ispirazione al principio paolino “dell’uomo nuovo”,
è stato illustrato da padre Luis Garza Medina. Infine Chiara Amirante, la fondatrice
della Comunità “Nuovi Orizzonti”, ha dato un’avvincente testimonianza della sua “scoperta”
di Cristo Risorto, della sua prodigiosa guarigione da una malattia incurabile e dalla
totale cecità imminente, della sua missione tra il popolo della notte, con disperati,
sfigurati, emarginati, e del loro recupero nei centri di accoglienza, di ascolto,
di formazione in Italia e all’estero. (A cura di Graziano Motta)