2009-03-24 14:28:58

Un morto ogni 20 secondi: nella Giornata mondiale contro la tubercolosi, l’Oms chiede cure gratis per tutti


Un morto ogni 20 secondi: è l’incredibile mortalità nel mondo a causa della tubercolosi, aggravata negli ultimi decenni dall’epidemia dell’Aids. “Occorre raddoppiare i nostri sforzi”, chiede il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon nell’odierna Giornata mondiale di lotta contro la Tbc, rivolto a Governi, Ong, Istituti e Centri di ricerca pubblici e privati. Roberta Gisotti ha intervistato Mario Raviglione a capo del Dipartimento Tbc dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), raggiunto a Rio de Janeiro, in Brasile, dove da ieri e fino a domani sono riuniti oltre un migliaio di esperti per fare il punto della situazione.RealAudioMP3

D. - Dottor Raviglione, a che punto siamo nella lotta contro la tubercolosi? C’è chi parla di marcia indietro: come è possibile?

 
R. – Marcia indietro non direi proprio, c’è stato un progresso non indifferente negli ultimi dieci anni. C’è stato un aumento del numero dei casi che vengono identificati, e c’è stato anche un aumento del tasso di guarigione dei malati. Ci sono, purtroppo, però dei problemi non indifferenti, poiché siamo di fronte a un’epidemia che in alcune parti del mondo e per certi aspetti è fuori controllo. Inoltre, c’è questa associazione tra la tubercolosi e l’Aids che è molto preoccupante ed è ancora più preoccupante l’insorgenza di casi resistenti a pressoché tutti i farmaci.

 
D. - Perché ancora tante infezioni e soprattutto tanti morti per una malattia curabile?

 
R. – Il problema sta in una serie di fattori, a partire proprio dalla intrinseca debolezza di alcuni programmi di controllo che non riescono a fare le cose come si deve. E’ della scorsa settimana la notizia di un Paese africano molto importante che non aveva i farmaci per la tubercolosi. Siamo nel 2009 eppure siamo spesso di fronte a questo tipo di problematiche! Inoltre, c’è un grosso problema collegato ai sistemi sanitari in generale - al di fuori di quelli che sono i programmi specifici di tubercolosi - che non sono in grado di fornire quelle coperture sanitarie a tutti i cittadini, per cui l’accesso alla sanità è molto limitato.

 
D. - Dottor Raviglione, la tubercolosi è tornata ad essere un problema che preoccupa anche alcuni Paesi dell’Occidente industrializzato. C’è stata sottovalutazione del problema?

 
R. - C’è stata una drammatica sottovalutazione del problema negli ultimi 20, 30 anni! Si pensava erroneamente che la tubercolosi non fosse più un problema di sanità pubblica; quando si è poi capito che in effetti la tubercolosi non stava poi calando ma si era arrestata su dei livelli stabili e, quindi, non stava scendendo più come in precedenza o addirittura in alcuni casi era aumentata, allora ci si è resi conto della gravità del problema a livello mondiale, perché non c’è alcun Paese che abbia mai eliminato la tubercolosi. Il grande pubblico non è informato adeguatamente, la stampa stessa ha ignorato il problema e continua ad ignorarlo in alcuni Paesi. Penso, per esempio, che in Italia non ci sia una grande sensibilità ai grossi problemi di salute globale e ci troviamo di fronte a questa situazione per cui ancora oggi in Italia muoiono alcune centinaia di persone all’anno. Questa mattina mi hanno chiamato da una provincia del nord per segnalarmi il caso in una scuola di una bambina di 12 anni con una tubercolosi contagiosa e che ha contagiato probabilmente altri ragazzini nella stessa scuola. Quindi, è un problema che sta in mezzo a noi, ne sentiamo una ogni mese. C’era il caso della prostituta di Bari - due settimane fa - che era ammalata e che aveva paura ad andare ai servizi sanitari. E’ un problema vivo che va affrontato in maniera frontale proprio perché abbiamo i mezzi a disposizione sia per diagnosticare che, soprattutto, guarire la tubercolosi.

 
R. – Dottor Raviglione, il Papa nel suo viaggio in Africa ha chiesto le cure gratuite per i malati di Aids. Sappiamo quanto l’infezione dell’Aids sia andata ad aggravare l’epidemia della tubercolosi. L’Organizzazione mondiale della sanità si unisce a questo appello?

 
R. – Assolutamente, noi siamo per la copertura sanitaria universale per tutti quelli che ne hanno bisogno, indistintamente. Vogliamo che anche i pazienti con tubercolosi siano trattati gratuitamente proprio perché vengono colpite le fasce più marginalizzate e stigmatizzate e povere del pianeta, compresi i Paesi industrializzati.







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