2009-03-24 15:32:20

Il cardinale senegalese Théodore-Adrien Sarr: l’educazione è lo strumento più efficace per combattere l’Aids in Africa


Uno dei momenti più toccanti del viaggio di Benedetto XVI in Africa è stato senza dubbio la visita al Centro Cardinal Léger. Qui, ha detto il Papa, si vede che “l’uomo aiutando chi soffre diventa più uomo”. Un messaggio forte che il Pontefice ha lasciato alla Chiesa e alla società africana, che non hanno prestato attenzione ad alcune polemiche alimentate dai media occidentali su aborto e Aids. Al riguardo vi proponiamo la riflessione del cardinale arcivescovo di Dakar Théodore-Adrien Sarr, intervistato dalla nostra collega della redazione francese Hélène Destombes:RealAudioMP3

 
R. – Je suis parmi ceux qui pensent que vraiment, c’est dommage que au lieu de …
Io sono tra quelli che pensano che sia un peccato che, invece di riflettere su come il Papa è stato accolto e su tutto quello che ha vissuto con le popolazioni del Camerun e dell’Angola, alcuni media abbiano messo l’accento quasi esclusivamente sulla questione del profilattico e dell’aborto. A questo proposito penso veramente che gli occidentali debbano lasciare che gli africani valutino a modo loro: gli africani vivono a modo loro, pensano a modo loro. Tutto questo è un peccato! In questo viaggio ci sono state cose belle che è necessario trasmettere e invece alcuni non hanno trovato niente di meglio da fare che alimentare polemiche. Polemiche, peraltro, che sono state gonfiate, sovradimensionate rispetto al resto del contenuto di questo viaggio.

 
D. – Qual è il messaggio che desidera trasmettere a questi media che hanno messo l’accento solo su questi aspetti?

 
R. - Il faut que de plus en plus l'Occident, les occidentaux ne croient pas qu'il n'y a qu'eux ...
Diventa sempre più necessario che l’Occidente e gli occidentali smettano di pensare che soltanto loro siano depositari della verità, che soltanto quello che loro concepiscono come modo di vedere e di fare, sia valido. A me è capitato di raccontare ad un media occidentale che noi in Senegal abbiamo veramente esaminato il contesto culturale nel quale ci troviamo: cristiani e musulmani. Dal 1995, su richiesta dell’allora presidente Abdou Diouf, le due comunità religiose – cristiana e musulmana – si sono impegnate nella lotta contro l’Aids. Abbiamo detto che avremmo potuto predicare, esortare in favore dell’astinenza e della fedeltà e l’abbiamo fatto, sia i cristiani che i musulmani. E se oggi il tasso di contagio dell’Aids rimane basso in Senegal, penso che sia grazie alle comunità religiose che hanno insistito sulla morale e sui comportamenti morali. Siccome non credo che il profilattico possa debellare l’Aids, penso che rimanga veramente valido il nostro appello all’astinenza e alla fedeltà e quindi ai valori morali e all’osservanza dei costumi sessuali. Anche se, forse, in alcuni Paesi dell’Africa possono esserci delle difficoltà perché ci sono usanze diverse, in ogni caso è necessario sapere che l’Africa è variegata e che ci sono delle società africane che conoscono molto bene il concetto dell’astinenza, della fedeltà e che lo coltivano. E’ necessario aiutarle a continuare a coltivarlo. Per quanto riguarda il mio Paese, temo che se si iniziassero a distribuire dosi massicce di profilattici ai nostri giovani questo non li aiuterebbe e sarebbe più difficile controllarsi e rimanere fedeli fino al matrimonio. Ecco, ci sono anche questi aspetti negativi ai quali bisogna fare attenzione ma per quanto riguarda i giovani non capisco perché sia necessario incoraggiarli ad usare il profilattico in un contesto culturale come il mio, in Senegal. Penso che aiutare la gente attraverso l’educazione, ad imparare lo sforzo di controllarsi, rimanga un contributo valido per la prevenzione dell’Aids.

 
D. – Cosa ha rappresentato per lei questa visita di Benedetto XVI, questa sua prima visita nel continente africano, e quale ricordo conserverà in modo speciale?

 
R. – Ce que je retiendrais c’est donc que le Pape, s’il a soulevé ces deux problèmes …
Quello che rimarrà nella mia mente è che se il Papa ha sollevato questi due problemi dell’aborto e dei profilattici, forse è stato per ricordare sia a noi africani e in special modo a noi vescovi d’Africa che pensare con la nostra testa e per noi stessi è meglio; vivere il Vangelo ed i valori del Vangelo per promuoverli da noi stessi, quei valori che ci sembrano sempre nostri. In ogni caso, io mi sono impegnato a lavorare perché noi possiamo esprimerci e dimostrare che abbiamo modi di vedere e di agire che sono validi, anche se sono diversi da quelli che alcuni propongono. (Traduzione di Gloria Fontana)







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