Il cardinale Martino: il nuovo femminismo ami la vita
“Il vecchio femminismo era fondato sull’individualismo egocentrico e, spesso, egoista;
il nuovo femminismo deve essere intessuto di amore per la vita, per la famiglia, per
gli altri, un femminismo regolato dalla regina delle virtù: la carità”. Si chiude
così l’intervento del cardinale Renato Raffaele Martino a conclusione della I Conferenza
Internazionale sul tema "Vita, famiglia, sviluppo: il ruolo delle donne nella promozione
dei diritti umani", svoltasi venerdì e sabato in Vaticano. Il presidente del Pontificio
Consiglio della Giustizia e Pace, promotore dell’iniziativa che ha riscontrato un
vasto interesse, ha richiamato anzitutto il messaggio inviato da Benedetto XVI ai
partecipanti, un messaggio “di fiducia e di speranza, ricco della suggestiva proposta
di un Cristianesimo del Sì”: Sì a Dio, alla vita, alla famiglia, alle donne e al loro
genio. Subito dopo, il porporato ha evocato le sfide legate alla “cosiddetta emancipazione
femminile”, “un evento epocale su cui si deve esercitare un costante, paziente, intelligente
e oculato discernimento cristiano per ritenere il buono, per combattere il cattivo”,
con particolare attenzione ad alcuni ambiti a cominciare dal “rapporto tra natura
e cultura”. Su questo fronte, infatti, occorre scongiurare il rischio che la persona
umana non sia più considerata “frutto di un progetto voluto e realizzato da Dio Creatore”,
ma esclusivamente “un prodotto o della cultura o della tecnica”. Il secondo ambito
cui porre attenzione, prosegue il cardinale Martino “riguarda le differenze di contesto”
che incidono nei progetti di promozione della donna. “Le problematiche, anche in un
mondo globale – ha spiegato il porporato – sono e restano locali, chiedendo quindi
approcci differenziati e realisti”. Infine l’ambito delle disparità economiche, che
“in maniera scandalosa, caratterizzano il nostro mondo ancora segnato da fenomeni
drammatici come la fame, le malattie pandemiche, la miseria diffusa”, uno “scandalo
inaccettabile”, che non può essere ignorato dal nuovo femminismo, anche perché “oggi,
si presenta con il volto sofferente delle donne e dei bambini”. (S.G.)