Una nuova stagione nei rapporti tra Stati Uniti ed Iran, superando le tensioni degli
ultimi 30 anni e puntando sul dialogo. E’ quanto emerge dal messaggio video registrato
dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ed indirizzato a Teheran. Positive
le prime reazioni del presidente Ahmadinejad, che chiede a sua volta un radicale mutamento
della politica statunitense in Medio Oriente. La Repubblica Islamica, però, non è
disposta a rinunciare al suo programma nucleare; la posizione è stata espressa chiaramente
dal ministro dell'Energia di Teheran, Parviz Fattah, il quale ha annunciato stamattina
il completamento e l’attivazione della centrale di Bushehr entro un anno. Ribadite
inoltre le finalità pacifiche del programma nucleare di Teheran. Ma si può davvero
parlare di un nuovo capitolo dei rapporti tra Washington e Teheran? Salvatore Sabatino
lo ha chiesto al collega iraniano Ahmad Rafat:
R. – Si può
parlare di un tentativo di modificare i rapporti. Il messaggio del presidente Obama
ha degli elementi di novità, chiede cioè ai dirigenti iraniani di rinunciare a sostenere
i movimenti terroristici e chiede di contribuire nello stabilizzare la regione e,
in questo contesto, di rivedere anche i rapporti con l’Iran. Dall’altra parte, un
consigliere di Ahmadinejad, in nome del presidente iraniano, ha chiesto una modifica
della politica mediorientale, soprattutto ha chiesto agli Stati Uniti di non sostenere
più Israele e di rivedere la sua politica nei confronti della Repubblica islamica
per riaprire il dialogo. Sono prove di dialogo, piuttosto che un vero dialogo. D.
– Il presidente degli Stati Uniti rivendica all’Iran un ruolo legittimo all’interno
della comunità internazionale. C’è, però, sempre il problema dei rapporti con Israele,
che poi è uno dei motivi del contendere con Washington... R.
– Sì, da parte americana c’è la richiesta di una revisione sul sostegno iraniano ad
Hamas ed Hezbollah. Da parte dell’Iran si chiede la revisione nei rapporti tra Israele
e Stati Uniti. E la carta mediorientale, un po’ la sicurezza, la stabilità del Medio
Oriente, è forse l’ostacolo principale in questo momento nei rapporti tra Teheran
e Washington. D. – Un altro punto di forte tensione è stato
- non solo negli ultimi mesi ma possiamo dire negli ultimi anni - il programma nucleare
iraniano. Ora possiamo attenderci un atteggiamento più morbido da parte di Teheran? R.
– Su questo campo lo vedo molto difficile, piuttosto direi che è più possibile che
gli Stati Uniti, e l’Occidente nel suo insieme, accettino il programma nucleare iraniano,
piuttosto che l’Iran rinunci al nucleare. Io sono convinto che l’Iran non abbia alcuna
intenzione di rinunciare ai suoi programmi nucleari, perché ormai è diventata una
questione di orgoglio per la Repubblica islamica andare avanti con questo programma
e continua ad andare avanti. L’Iran si aspetta ed è convinto, con una convinzione
da parte dei dirigenti della Repubblica islamica, che l’Occidente abbia ormai accettato
questi programmi, malgrado tutte le dichiarazioni rilasciate, contrarie allo sviluppo
del sistema nucleare in Iran.