2009-03-20 15:57:43

Padre Lombardi: i vescovi africani hanno affidato al Papa esigenze e speranze del loro continente


Dopo il discorso tenuto da Benedetto XVI ai presuli del Consiglio speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi, questi ultimi hanno potuto esprimere al Papa pensieri e preoccupazioni sulle varie situazioni che vive il loro continente. Padre Federico Lombardi, al microfono di Giancarlo La Vella, ci ha fornito una sintesi dei vari interventi:RealAudioMP3

R. - C’è stato un gruppo di persone molto competenti che ha incontrato il Papa, rappresentanti delle diverse regioni dell’Africa. Hanno avuto tutti la parola e in pochi minuti hanno fatto un quadro, molto impressionante, dei principali problemi delle loro regioni, gli stessi ai quali si riferisce l’Instrumentum laboris. Quando si parla poi di giustizia, riconciliazione e pace veramente si vede quanto ve ne sia bisogno. Ha parlato mons. Monsengwo, facendo un quadro della situazione della Repubblica Democratica del Congo, divisa e sfruttata da tanti poteri diversi, con grandissime sofferenze degli abitanti. Poi, mons. Onaiyekan ha parlato della convivenza pacifica tra cristiani e musulmani nel grande Paese della Nigeria. Mons. Teissier, invece, ha riferito del dialogo con i musulmani nei Paesi del Nord dell’Africa, nei quali i cristiani sono una piccolissima minoranza. Il cardinale Napier ha parlato del Sudafrica, raccontando la vicenda della Commissione per la pace, la giustizia e la riconciliazione nel suo Paese, e di come - anche in tanti altri Paesi dell’Africa australe - questo modello di Commissione, creata per conciliare divisioni e tensioni interne ad un Paese, sia stato un modello estremamente efficace. Ecco, quindi: segni di speranza insieme a gravissimi problemi. Come il tema della corruzione nelle società, che stentano a trovare la via per una vera democrazia e partecipazione, e il ruolo che in esse i cristiani devono avere, insieme con il bisogno di una loro formazione di tipo etico e di impegno nella politica e nella società, garantito da una sana ispirazione etica e cristiana. Questioni simili, presentate con testimonianze molto vive, danno davvero il quadro nel quale il lavoro del Sinodo si inserisce. E il discorso che il Papa ha fatto - presentando in un certo senso il cristianesimo in Africa e il cammino svolto e, ora, anche il suo impegno con il Sinodo - dimostra di essere veramente ciò che ci vuole perché la Chiesa possa dare il suo contributo al continente, che ne ha un bisogno estremo.

 
D. - Uno dei momenti più toccanti ed emozionanti è stato l’incontro con il mondo della sofferenza al Centro Léger. Quali sensazioni ne ha tratto?

 
R. - Io direi che, a parte il discorso che è stato bellissimo, molto spirituale, molto intenso e appassionato - di partecipazione della Chiesa e del Papa alla sofferenza dei malati, sottolineato dal passaggio del Santo Padre tra i malati, il suo carezzarli, il benedirli, l'andare vicino a loro, il vedere la loro gratitudine, i loro pianti di commozione - tutto questo è stato un momento estremamente forte, estremamente vivo, perché ha fatto capire la vera vicinanza della Chiesa al mondo della sofferenza: non fatta di parole, ma di partecipazione umana e spirituale profonda. La Chiesa ha quindi l’autorevolezza per parlare della sofferenza, in tutte le sue dimensioni, sapendo cosa questo voglia dire e come si possa aiutare a viverla con dignità e con speranza, dandole un vero significato umano e cristiano.







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