Il Papa in Angola: non arrendetevi alla legge del più forte, condividete le ricchezze
con giustizia
Con un forte appello contro la discriminazione delle donne, con una dura condanna
dell’aborto e con un vibrante appello ai paesi più ricchi del mondo affinché mantengano
le loro promesse di aiuto all’Africa, è iniziato oggi il viaggio di Benedetto XVI
in Angola, dopo aver concluso stamattina la visita in Camerun. Dopo la cerimonia
di benvenuto all’aeroporto di Luanda, il papa ha incontrato il presidente della repubblica
Dos Santos, le autorità politiche e civili ed il corpo diplomatico. Successivamente
prima della cena, in nunziatura, l’incontro con i vescovi dell’Angola e Sao Tomé.
Da Luanda, il servizio del nostro inviato Davide Dionisi
Il popolo
angolano dà finalmente il suo caloroso benvenuto a Benedetto XVI. E’ terminata questa
mattina la lunga attesa durata diciassette anni, da quando nel 1992 Giovanni Paolo
II venne per alleviare “le sofferenze di una lunga e sanguinosa guerra civile”. L’aereo
papale ha atterrato in tarda mattinata all’aeroporto internazionale “4 de Fevereiro”
di Luanda e fin dal suo primo discorso, il Santo Padre ha sottolineato la personale
comunione di sentimenti con il popolo angolano, entrambi con trascorsi di guerra e
di tragedia: la Germania della Seconda Guerra Mondiale e l’Angola di ventisette anni
di guerra civile. Ma è il dialogo tra gli uomini, ha ricordato il Pontefice, lo strumento
principe per costruire quella civiltà dell’amore da tanta parte evocata. Il Papa ha
successivamente ricordato le piogge abbondanti dei giorni scorsi che hanno causato
alluvioni e smottamenti soprattutto nel Kunene, estremo sud del paese, al confine
con la Namibia ed ha espresso piena solidarietà, incoraggiando le comunità colpite
alla fiducia per ricominciare con l’aiuto di tutti. Nel ricordare che l’Angola
è una delle nazioni più ricche di risorse naturali (petrolio e diamanti su tutte),
papa Benedetto XVI ha invitato a sfruttare al meglio i doni che il Signore ha donato
a questa importante fetta d’Africa per il raggiungimento di una pace duratura. Senza
però mai cedere alla tentazione di sopraffare l’altro con la forza.
Cari amici
angolani, il vostro territorio è ricco; la vostra Nazione è forte. Utilizzate queste
vostre prerogative per favorire la pace e l’intesa fra i popoli, su una base di lealtà
e di uguaglianza che promuovano per l’Africa quel futuro pacifico e solidale al quale
tutti anelano e hanno diritto. A tale scopo vi prego: Non arrendetevi alla legge del
più forte!
Nel pomeriggio con l’incontro con le autorità politiche e civili
e con il corpo diplomatico, è entrata nel vivo la visita di Benedetto XVI in Angola.
Dopo il colloquio privato con il Presidente della Repubblica, José Eduardo Dos Santos,
il Santo Padre ha incontrato quelli che lui stesso ha definito, durante il suo discorso,
gli “artefici e testimoni di un’Angola che si sta risollevando”. Il Papa ha riconosciuto
il lavoro svolto dalle autorità locali e finalmente dopo ventisette anni di guerra
civile, la pace, ha sottolineato il pontefice, ha cominciato a mettere radici, portando
con sé i frutti della stabilità e della libertà. Ma rivolgendosi alle autorità convenute
nel Salone d’onore del Palazzo presidenziale, Benedetto XVI ha ricordato che è necessario
un approccio etico allo sviluppo. Più che semplici programmi e protocolli, gli africani
chiedono una conversione profondamente convinta e durevole dei cuori alla fraternità
e soprattutto continuano a lanciare un segnale inequivocabile: stateci accanto in
modo veramente umano; accompagnate noi, le nostre famiglie, le nostre comunità. Il
Papa ha ricordato poi le difficoltà di tante famiglie e le discriminazioni nei confronti
delle donne, con una grave preoccupazione:
Le politiche di coloro che, col
miraggio di far avanzare 1’«edificio sociale», minacciano le sue stesse fondamenta.
Quanto amara è l'ironia di coloro che promuovono l'aborto tra le cure della salute
"materna"! Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della
vita sarebbe una questione di salute riproduttiva
In serata il trasferimento
alla Nunziatura Apostolica e il terzo appuntamento di questa prima intensa giornata:
l’incontro con i vescovi dell’Angola e Sao Tomé nella cappella della stessa nunziatura.
Il Pontefice ha definito “decisivo” in ordine al futuro della fede e all’indirizzo
globale della vita della Nazione il campo della cultura, in cui la Chiesa gode di
rinomate istituzioni accademiche, le quali devono proporsi come punto d’onore di far
sì che la voce dei cattolici sia sempre presente nel dibattito culturale della Nazione. Ai
presuli, il Papa ha chiesto di continuare ad alzare la voce in difesa della sacralità
della vita umana e del valore dell’istituto matrimoniale e per la promozione del ruolo
che ha la famiglia nella Chiesa e nella società, chiedendo misure economiche e legislative
che le rechino sostegno nella generazione e nell’educazione dei figli. Benedetto XVI
ha invitato i vescovi, infine, a seguire da vicino i presbiteri, e a preoccuparsi
della loro formazione permanente affinché siano autentici testimoni della Parola che
annunziano e dei Sacramenti che celebrano.
Benedetto XVI si è presentato
con parole chiare all’Angola e, d’altra parte, palpabile è l’attesa nel Paese per
i contenuti di questa visita pastorale. Lo sottolinea, il primo segretario dell’Ambasciata
d’Italia in Angola, Riccardo Villa, al quale il nostro inviato, Davide Dionisi,
ha domandato quale sia il messaggio che più viene in evidenza con la presenza del
Pontefice a Luanda:
R. – Sicuramente,
un messaggio di speranza. Il popolo angolano esce da 30 anni di guerra civile che
si è conclusa nel 2002, è iniziato un processo di riconciliazione nazionale: non dimentichiamo
che le prime elezioni legislative nel Paese ci sono state nel settembre del 2008,
elezioni che sono state affrontate dal popolo angolano con grande maturità, con grande
serenità. Ne è uscito un responso elettorale molto chiaro per il partito del presidente
Eduardo dos Santos, che oggi è al governo. Non si ricostruisce il Paese, dopo 30 anni
di guerra civile, in tre-quattro anni! Quindi, decisamente la visita del Papa potrà
aiutare a migliorare, forse, l’intervento, l’attenzione delle autorità angolane verso
settori – quali quello sociale – che forse sono stati un po’ più trascurati negli
anni scorsi rispetto alle esigenze più immediate di riabilitare le infrastrutture
del Paese: dalle strade, ai porti … Fino a due anni fa, il Paese non si poteva visitare
se non per via aerea: oggi si può percorrere quasi tutto e stiamo parlando di un Paese
che è quattro volte più grande dell’Italia!
D. – Ha fatto riferimento alla
guerra civile: nel 2002 è finita, sono passati sette anni. Il popolo angolano, come
ha reagito?
R. – Il popolo angolano è un popolo che ama la pace, quindi ha
sicuramente sposato immediatamente l’idea della pace. Quando è stato dato l’annuncio
della fine della guerra, sono state immediatamente abbandonate le armi, da parte di
tutti. Non ci sono stati strascichi: questa è una cosa che ha impressionato un po’
tutti. Adesso, il Paese è incamminato su un’altra strada che è quella, appunto, della
ricostruzione nazionale che richiede lo sforzo di tutti i cittadini angolani. L’appuntamento
elettorale che c’è stato l’anno scorso ha aiutato un po’ a chiarire la situazione
politica; ora si potrà forse procedere anche in maniera più spedita e ci sono moltissime
opportunità sia a livello sociale sia anche a livello economico.(Montaggio a cura
di Maria Brigini)
Dopodomani pomeriggio è in programma,
a Luanda, l’atteso incontro di Benedetto XVI con i Movimenti cattolici che lavorano
per la promozione della donna. Una delle ong presente sul posto è “Medici con l’Africa
Cuamm”. Il nostro inviato in Angola, Davide Dionisi, ha parlato della questione
con una delle volontarie dell’ong, Guglielmina Bentu, che spiega come ancora
la strada da percorrere per migliorare la dignità della donna africana sia ancora
lunga:
R. – Dobbiamo
sempre lottare per raggiungere quel livello di emancipazione che la donna africana
auspica.
D. – Ma vive ancora in una situazione di sofferenza, o qualche cosa
sta migliorando?
R. – La sofferenza non è ancora finita. Bisogna che lo Stato
e la società civile, proprio, facciano qualcosa per aiutare anche la stessa donna
ad uscire da questa situazione di povertà. Perché, infatti, la povertà colpisce di
più la donna.
D. – In che modo colpisce di più la donna?
R. – Perché
la donna ha meno possibilità di studiare e quindi non ha lo stesso accesso ad un lavoro
degno che la aiuti a guadagnare meglio e a concorrere con gli uomini sul lavoro. La
donna deve faticare il doppio per dimostrare agli uomini che lei è veramente brava!
D.
– Uno dei momenti più importanti della visita di Benedetto XVI sarà proprio l’incontro
con le donne. Ecco: che cosa significa questo appuntamento?
R. – Un messaggio
di speranza per la donna africana, che è chiamata a educare meglio i figli affinché
domani possano diventare uomini moralmente capaci di dirigere questa nazione con dignità.
(Montaggio a cura di Maria Brigini)