Sri Lanka: religiosi in visita ai rifugiati, 'prigionieri' nei campi profughi
Bambini abbandonati e separati dai loro genitori, feriti senza assistenza, profughi
prigionieri dei campi di accoglienza, condizioni sanitarie drammatiche. Nove membri
della Conferenza dei superiori maggiori dei religiosi (Cmrs) hanno scritto alla conferenza
episcopale dello Sri Lanka su quanto visto nei tre giorni di visita a Vavuniya tra
gli sfollati. Nei giorni scorsi - riferisce l'agenzia AsiaNews - hanno visitato una
delle zone più colpite dal conflitto ventennale tra esercito e ribelli tamil parlando
con i profughi, le persone che li assistono ed il clero locale. “Nonostante avessimo
il permesso dell’Assistant Governament Agent, ci hanno permesso di visitare solo uno
dei campi governativi”. Nei 13 centri gestiti dall’esercito entrano solo i militari
e alcune Ong che rispondono a Colombo. Anche il vescovo di Mannar non ha mai potuto
visitare i campi, nonostante siano nella sua diocesi. I rifugiati non possono uscire
dai centri e i religiosi raccontano che molti di loro “si pentono di aver dato ascolto
agli appelli del governo e di aver raggiunto le zone controllate dai militari”. Lontani
da tutti, i rifugiati non hanno notizie dei parenti rimasti a casa, i nuclei familiari
sono spesso divisi e ci sono molti bambini senza genitori. Le condizioni sanitarie
e alimentari in cui vivono gli sfollati sono drammatiche. I religiosi temono che si
possano protrarre per lungo tempo, anche anni. Nel loro viaggio i rappresentanti del
Cmrs hanno visitato anche l’Ospedale generale di Vavuniya. Raccontano di feriti senza
assistenza a causa della situazione di emergenza in cui versa la struttura. Tra i
settori più colpiti dall’emergenza c’è anche quello dell’educazione. Molte scuole
sono state trasformate in centri di accoglienza così non solo i rifugiati non frequentano
le lezioni, ma anche i ragazzi che in quelle scuole dovrebbero studiare. Nei campi
non ci sono insegnanti e nemmeno religiosi di qualunque fede che possano portare conforto
alle persone. I religiosi chiedono ai vescovi dello Sri Lanka di scongiurare il peggioramento
della situazione e promuovere un’azione di solidarietà della Chiesa a livello nazionale.
“Il problema non è semplicemente raccogliere soldi e beni di prima necessità per gli
sfollati - affermano i religiosi - ma raggiungere quella terra con la nostra missione
ed evangelizzazione”. (R.P.)