2009-03-19 16:05:59

Nigeria: la preghiera al centro del dialogo tra cristiani e musulmani


Le violenze che da oltre 20 anni insanguinano la Nigeria non vanno lette in chiave religiosa quanto piuttosto in chiave etnica, sostiene mons. John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, in un'intervista rilasciata ad “Oasis”. “La Nigeria - sottolinea il presule – non è un paradiso, ma non è neppure l'inferno che viene descritto da certi media. In Occidente arrivano solo le notizie relative alle violenze e ai problemi, ma non quelle che raccontano la vita di tutti i giorni, di condivisione nelle varie vicende quotidiane”. “Si dovrebbe sapere che ad Abuja viviamo in una pace relativa tra comunità di religioni diverse – aggiunge –. Che nei periodi delle feste religiose c'è un vero scambio e un reciproco coinvolgimento e rispetto tra comunità”. “Si dovrebbe sapere che noi cristiani siamo liberi di manifestare pubblicamente la nostra fede, come lo sono i musulmani”. In Nigeria – afferma poi l’arcivescovo - “l'origine della violenza non si può rintracciare nella diversa appartenenza religiosa, ma in quella etnica”, che spesso "precede" l'appartenenza religiosa. A favorire questo clima di scambio e dialogo è stato soprattutto il Consiglio per gli Affari Religiosi nigeriano, composto da 25 personalità del mondo musulmano e 25 della comunità cristiana. “Tempo fa, in occasione delle nostre riunioni, facevamo due preghiere, una cristiana e una musulmana sia all'inizio che alla fine. Ora invece abbiamo scelto di fare una sola preghiera all'inizio e una alla fine, rispettivamente cristiana e musulmana, o viceversa”. “Questa pratica lascia intendere che, quando preghiamo, la nostra preghiera abbraccia tutti. Il fedele  - che sia cristiano o musulmano - quando prega, prega per tutti. Non preghiamo "insieme", ma uno accanto all'altro, abbracciando però tutti”. Cristiani e musulmani – rende noto l’agenzia Zenit - si impegnano inoltre in programmi condivisi a favore del bene comune, come la battaglia contro l'Aids o contro la malaria. “Collaboriamo su questioni concrete – sottolinea mons. John Onaiyekan - perché quando ci troviamo di fronte ai bisogni fondamentali dell'uomo, le differenze tra di noi vengono meno”. (A.L.)







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