Testimonianze di missionari dal Camerun: speranze, valori, povertà, aids
Ma quale Chiesa trova in Camerun il Papa? Federico Piana lo ha chiesto a padre
Renzo Larcher, missionario saveriano, parroco a Yaoundé:
R. – E’ una
Chiesa in piena crescita. Il cristianesimo è ancora giovane. E’ vero che qui la popolazione
locale si è convertita in massa al cattolicesimo già negli anni ’30, però, adesso,
la capitale è diventata una città multiculturale, che ospita altre etnie del Camerun,
che sono meno evangelizzate. E’ per questo che in ogni parrocchia organizziamo il
catecumenato per preparare nuovi cristiani.
D. –
Quale ruolo svolgono i giovani nella Chiesa?
R. -
I giovani rappresentano la parte più cospicua della popolazione. La gioventù ha problemi
come tutta la gioventù del mondo, ma è anche molto sensibile all’appello cristiano.
Nella mia parrocchia molti si sono iscritti per partecipare alla Messa di giovedì
prossimo nello stadio della capitale, durante la quale il Papa darà l’Instrumentum
laboris del Sinodo per l’Africa.
D. – Padre Renzo,
quali sono le principali difficoltà in cui versa l’Africa in questo momento?
R.
– Ci sono difficoltà a diversi livelli. Qui in Camerun, grazie a Dio, noi possiamo
usufruire di un tempo di pace da molti decenni ormai. Però, anche qui da noi, c’è
il problema della giustizia, che non è ancora risolto. La corruzione è una realtà,
purtroppo, che tocca i diversi ambiti della società. Già nel 2000, i vescovi hanno
pubblicato una coraggiosa lettera pastorale sul problema della corruzione, che non
è ancora risolto, benché il governo cerchi di arginare il fenomeno. Poi, ci sono i
problemi legati alla qualità della vita. Il benessere non è equamente diffuso e c’è
un divario notevole tra una minoranza della popolazione, che è benestante, e la maggioranza
della gente, che vive nella precarietà. Qui nel Camerun non c’è propriamente la miseria,
la povertà però esiste, e si vede soprattutto a livello delle abitazioni. Si stanno
facendo, comunque, dei progressi. C’è bisogno a mio modo di vedere di uno slancio
missionario più grande. Poi ci sono alcuni ambiti della vita sociale e morale piuttosto
deboli: l’ambito dell’attaccamento alle credenze ancestrali, che fa fatica ad armonizzarsi
con le esigenze del Vangelo. C’è poi sempre la difficoltà di evangelizzare l’ambito
della vita affettiva. I nostri giovani sono abbastanza fragili sotto questo punto
di vista. (Montaggio a cura di Maria Birigini)
L’Africa
è un continente di grandi ricchezze, umane e naturali, ma sono ancora tante le difficoltà.
Come portare in questo contesto la speranza? Ci risponde padre Marco Pagani,
missionario del Pime da tanti anni in Camerun. L’intervista è di Fabio Colagrande:
R. – Stando
qui si capisce come Gesù Cristo sia veramente l’unica speranza dell’uomo, perché la
speranza che porta Gesù Cristo arriva a far diventare l’uomo veramente ciò che è,
veramente uomo. E’ questa la grande rivoluzione, perchè se non si vive fino in fondo
la propria umanità, non si può cambiare nulla. La società non si cambia perché cambiano
i vertici, ma perché cambia la persona, il modo di guardare le cose, il modo di ragionare,
di affrontare i problemi. In questo il cristianesimo è una grande possibilità per
tutti.
D. – Quali frutti potranno dare queste giornate
del Papa in Camerun alla Chiesa locale? Quali sono le sue speranze, padre Marco?
R.
– Innanzitutto, una grande gioia, ma nel senso vero del termine; c'è la speranza che
riprenda proprio il desiderio di camminare dietro Cristo, che si capisca la bellezza
dell’essere cristiano, perché essere cristiano non toglie nulla all’umanità, anzi
la fa risplendere ancora di più. Quindi, spero proprio che questo suo frutto sia un
desiderio rinnovato di essere cristiani, perché essere cristiani è realmente una possibilità,
non solo per noi, ma per tutto il mondo.(Montaggio a cura di Maria Brigini)