Madagascar: la Corte Costituzionale riconosce Rajoelina come nuovo presidente
La Corte costituzionale del Madagascar ha legittimato l’insediamento di Rajoelina
alla presidenza del Paese, dopo la destituzione di Ravalomanana. Il nuovo capo dello
Stato, che giurerà sabato prossimo, ha ribadito ieri davanti ad alcune migliaia di
persone riunite nel centro di Antananarivo, che la sua priorità sarà la lotta alla
povertà. Ravalomanana si è dimesso dopo settimane di manifestazioni di proteste, costate
la vita ad almeno 135 persone Ma ora Rajoelinà terrà davvero saldo il potere nelle
sue mani? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Massimo Alberizzi, inviato in Africa
del Corriere della Sera:
R. – Rajoelina
deve ancora fare i conti con una parte di sostenitori di Ravalomanana, che in questi
anni hanno avuto molti vantaggi dal boom economico che c’è stato nel Paese dagli investimenti
stranieri, quindi, non è così facile. Sembra che dietro Rajoelina ci sia il vecchio
leader Didier Ratsiraka, il vecchio dittatore che fu sconfitto alle elezioni all’inizio
del 2000, ed i suoi sostenitori che sono rimasti all’asciutto in questo periodo e,
quindi, vogliono riprendere le redini del Paese. A questo punto rischia di esserci
uno scontro politico economico. I militari, solitamente, in Madagascar rimangono fuori,
anche se questa volta si sono schierati decisamente con Rajoelina.
D.
– Chi è davvero Rajoelina, possiamo tracciare un suo profilo?
R.
– Lui viene da una famiglia agiata, a differenza di Ravalomanana che è miliardario
ma viene dal niente: vendeva latte e gelati per strada con la bicicletta e possiamo
dire che è un uomo che si è fatto da solo. Rajoelina arriva, invece, da una famiglia
agiata: il padre e il nonno erano generali e c’è, quindi, una differenza enorme tra
i due.
D. - Quali sono, a questo punto, le reazioni
che possiamo attenderci da parte della Comunità internazionale?
R.
– L’Unione Africana si trova, come al solito, di fronte a un gran dilemma. Questo
signore ha preso il potere al di là e al di fuori della procedura costituzionale,
ma l’altro non conta niente, non ha nessun supporto popolare e, quindi, è Rajoelina
quello che alla fine viene riconosciuto. Questo è anche il dilemma dell’Unione Europea,
ma l’Unione Africana ovviamente vive la situazione con peggior impatto perché in
Africa accadono cose del genere in continuazione: c’è stato il colpo di Stato in Guinea
Equatoriale, in Sudan c’è Bashir, con il mandato di arresto internazionale. Sono tutti
problemi che coinvolgono l’Unione Africana pesantemente e dimostrano che questa organizzazione
in realtà ha poco potere.
D. - C’era stata però anche
una condanna da parte dell’Unione Europea…
R. – Sì,
però l’Unione Europea è abbastanza divisa. Bruxelles può condannare, ma ha un’influenza
solo politica, mentre l’Unione Africana dovrebbe avere anche gli strumenti per bloccare
queste situazioni ed è, quindi, più coinvolta.