Benedetto XVI al suo arrivo in Camerun: troppe piaghe in Africa, la speranza arriva
dal Vangelo e dalla solidarietà
In un continente che soffre per la fame e le malattie, è insanguinato da troppi conflitti
e sfruttato da interessi economici e politici, vengo “a portare speranza ai cuori
del popolo dell’Africa”: quella che nasce dal Vangelo e dai suoi ideali di giustizia.
Con queste parole, Benedetto XVI si è presentato ieri pomeriggio alla popolazione
del Camerun. Pochi minuti dopo l’atterraggio all’aeroporto di Yaoundé, il Papa ha
ricevuto l’indirizzo di omaggio del presidente, Paul Biya, e ha poi tenuto il primo
discorso del suo viaggio apostolico. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis:
(musica
africana)
L’Africa soffre “sproporzionatamente” e c’è chi non si fa
scrupoli di alimentare anche le forme più ignobili di abuso contro gli africani -
una su tutte, il traffico di esseri umani - pur di trarre vantaggi dall’instabilità
del continente. Non così la Chiesa, che per sua missione da centinaia di anni riversa
sull’Africa e gli africani la speranza del Vangelo e il conforto di una solidarietà
costantemente in azione. Sul contrasto tra queste due opposte facce del continente
- e sulla stabilità del Camerun che di quel contrasto si presenta come volto positivo
- Benedetto XVI, alternando il francese all’inglese, ha giocato ieri il suo discorso
d’esordio. Davanti agli occhi della gente di Yaoundé, ma idealmente davanti agli occhi
di tutta l’Africa, il Papa ha presentato la sua visita pastorale nel segno del mandato
petrino - la conferma nella fede dei 150 milioni di cattolici del continente - ma
anche nel segno, anzi nel solco dei “grandi Santi” che in quasi duemila anni, da San
Cipriano di Cartagine a Santa Josephine Bakhita, hanno innervato l’Africa del messaggio
cristiano, ancora e più che mai decisivo, ha affermato, in una “situazione di sofferenza
e di ingiustizia:
“In the face of suffering or
violence… Di fronte al dolore o alla violenza, alla povertà o alla
fame, alla corruzione o all’abuso di potere, un cristiano non può mai rimanere in
silenzio. Il messaggio salvifico del Vangelo esige di essere proclamato con forza
e chiarezza, così che la luce di Cristo possa brillare nel buio della vita delle persone".
“Qui, in Africa, come pure in tante altre parti
del mondo - ha proseguito Benedetto XVI - innumerevoli uomini e donne anelano ad udire
una parola di speranza e di conforto”. E qui il Papa, in una rassegna drammatica,
ha ricordato i mille volti della sproporzionata sofferenza africana. Le “migliaia
di senza tetto e di bisognosi, di orfani e di vedove”. O gli uomini, le donne e i
bambini “crudelmente rapiti e portati oltremare a lavorare come schiavi” un tempo,
come oggi in modo analogo le vittime “inermi” della tratta, “moderna forma di schiavitù”.
O tutti gli altri che, in vario modo, subiscono l’attuale e “globale scarsità di cibo”,
lo “scompiglio finanziario”, i “modelli disturbati di cambiamenti climatici”:
“Africa
suffers disproportionately… L’Africa soffre sproporzionatamente:
un numero crescente di suoi abitanti finisce preda della fame, della povertà, della
malattia. Essi implorano a gran voce riconciliazione, giustizia e pace, e questo è
proprio ciò che la Chiesa offre loro. Non nuove forme di oppressione economica o politica,
ma la libertà gloriosa dei figli di Dio. Non l’imposizione di modelli culturali che
ignorano il diritto alla vita dei non ancora nati, ma la pura acqua salvifica del
Vangelo della vita. Non amare rivalità interetniche o interreligiose, ma la rettitudine,
la pace e la gioia del Regno di Dio, descritto in modo così appropriato dal Papa Paolo
VI come ‘civiltà dell’amore’”.
Nel deserto di
queste piaghe, il Camerun rappresenta un’oasi, un’“Africa in miniatura”, ha riconosciuto
il Papa, dove 200 gruppi etnici “vivono in armonia”, o dove i malati di Aids sono
“curati gratuitamente”. E dunque, un Paese che si offre realmente come una “terra
di speranza per molti nell’Africa centrale”:
“Des
milliers de réfugiés, fuyant des pays dévastés… Migliaia di rifugiati
dai Paesi della regione devastati dalla guerra hanno ricevuto qui accoglienza. E’
una terra di vita, con un Governo che parla chiaramente in difesa dei diritti del
non nati. E’ una terra di pace (…) E’ una terra di giovani, benedetta con una popolazione
giovane piena di vitalità e impaziente di costruire un mondo più giusto e pacifico”. In
questo contesto, ha osservato Benedetto XVI, la Chiesa africana si affaccia nel 21.mo
secolo con il bagaglio della sua lunga tradizione e con lo sguardo rivolto a un futuro
per affrontare il quale il Sinodo di ottobre sarà certamente di ispirazione:
“Almost
ten years into the new millennium… Dopo quasi dieci anni del nuovo
millennio, questo momento di grazia è un appello a tutti i Vescovi, sacerdoti, religiosi
e fedeli laici del Continente a dedicarsi nuovamente alla missione della Chiesa a
portare speranza ai cuori del popolo dell’Africa, e con ciò pure ai popoli di tutto
il mondo".