2009-03-18 14:51:53

Ancora violenza in Somalia: scontri nel sudest del Paese


Non si placa la violenza in Somalia. Un’intensa battaglia è scoppiata oggi nel sudovest del territorio del Corno d’Africa, quasi al confine con l’Etiopia, tra truppe governative somale e milizie integraliste islamiche degli Shabaab, quest’ultimi ritenuti il braccio armato di Al Qaeda. Secondo l’edizione on line di Shabelle, network somalo, e di Radio Nairobi, i morti sarebbero una quindicina e numerosi i feriti. Lo scontro, tuttora in atto, avviene nell'area di Rabdhure, zona nella mani degli Shabaab, attaccata con decisione dalle truppe governative. Si tratta di una provincia strategica, molto vicina a Baidoa, dove ha sede il parlamento somalo e che gli Shabaab hanno conquistato a fine gennaio quando le truppe etiopiche si sono ritirate dalla Somalia.

Darfur
Nel “breve periodo” peggioreranno le condizioni umanitarie in Darfur, a causa della stretta sulle organizzazione umanitarie internazionali attuata dal presidente sudanese, Omar el Bashir, dopo il mandato d'arresto nei suoi confronti emesso dalla Corte penale internazionale dell'Aja (Cpi). Lo ha detto a Bruxelles l'ambasciatore Torben Brylle, rappresentante speciale della Ue nella regione, citando dati dell’ONU. Nei giorni scorsi, el Bashir ha espulso dal Sudan 13 organizzazioni umanitarie internazionali ed ha annunciato che, entro un anno, tutte le ong internazionali dovranno essere sostituite da agenzie locali. Parlando in un incontro stampa a Bruxelles, per il fine mandato della missione di Difesa europea Eufor in Ciad e nella Repubblica Centroafricana, Brylle ha sottolineato l'importanza di mantenere tutti gli sforzi a livello internazionale per una “soluzione politica” nella regione. In Ciad, ci sono almeno 250 mila rifugiati del Darfur per i quali Brylle ha detto di ritenere non esserci prospettive di un ritorno nelle loro terre, se non “nel lungo termine”.

Stallo nella mediazione egiziana per Gaza
Israele non allenterà il blocco della Striscia di Gaza fino a quando non sarà liberato Gilad Shalit, il soldato rapito nel 2006 al confine con la Striscia di Gaza. Il premier israeliano uscente, Ehud Olmert, ha preso atto dello stallo nella mediazione egiziana dopo aver ricevuto i suoi due emissari di ritorno dal Cairo. Intanto, gli integralisti palestinesi tornano a minacciare nuovi rapimenti di soldati israeliani. Una vera e propria situazione di impasse che innumerevoli variabili potrebbero rendere esplosiva. Stefano Leszczynski ne ha parlato con Ianiki Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente, CIPMO.RealAudioMP3

R. - In buona sostanza, siamo al punto di partenza: come se questa guerra non ci fosse stata, salvo il fatto che ci sono stati 1300 morti, cinque o seimila feriti, cinquemila case abbattute, due miliardi di danni e una situazione tornata al punto iniziale. E questo è un punto che fa riflettere, perché è ovvio che poi, con il governo che si va profilando in Israele, la situazione diventa molto preoccupante, anche se ancora non è chiaro se sarà davvero un governo di estrema destra o se si potrà andare ad un governo di unità nazionale.

D. - Una situazione di stallo che, comunque, va ad alimentare la situazione gravissima della Striscia di Gaza, che sembra essere veramente una polveriera sempre pronta ad esplodere...
 
R. - La questione di fondo, più che il rilascio di Shalit, è il fatto che non si sblocca il complesso della situazione. Ora, ci può anche essere una scelta israeliana di lasciare la situazione impregiudicata, senza fare l’accordo, senza attacchi. Però, questa è una situazione precaria, perché è evidente che Hamas non può accettare a lungo la situazione di blocco dei valichi. Quindi, già adesso sono ricominciati i lanci di razzi Kassam e di missili Grad sulle parti più lontane. Si rischia davvero di ritornare alla situazione precedente, anche dal punto di vista di possibili nuovi atti di guerra, di nuovi conflitti.

 
D. - Almeno un dato che potrebbe avere dei risvolti positivi è quello del cambio di atteggiamento della Siria, che apre alla politica statunitense, per tentare di trovare una soluzione all’impasse mediorientale...

R. - Io ritengo sia questo l’elemento di grande novità, cioè, complessivamente, il nuovo atteggiamento di Obama verso la politica mediorientale. E’ un atteggiamento più realistico e non ideologico quello di andare a vedere nel merito le possibilità di cooperazione. Questo vale anche per la Siria. Peraltro, vi sono, anche dentro Israele, posizioni che ritengono che Nethanyau, abbastanza bloccato dai suoi alleati di governo, rispetto alla questione palestinese, potrebbe decidere di aprire sulla questione siriana. Quindi, potrebbe esserci un’apertura, anche perchè questo potrebbe allentare la pressione degli Stati Uniti sul nuovo governo israeliano.

 
Iraq
Un uomo e una donna sono stati uccisi stamani dall'esplosione di un ordigno nella provincia di Diyala, nella parte est dell'Iraq. Lo riferisce l'agenzia irachena Nina, citando fonti di polizia, secondo le quali l'ordigno è esploso nella strada centrale della cittadina di Saadiya, circa 200 km a nordest di Baghdad, al passaggio di un'auto civile, causando la morte delle due persone che erano a bordo.

Pakistan
Il presidente americano, Barack Obama, e i suoi consiglieri stanno prendendo in considerazione l'ipotesi di allargare il raggio di azione delle operazioni Usa in Pakistan nelle aree che sono ritenute roccaforti dei talebani e di al Qaida. Lo scrive oggi il New York Times. La regione dove si addenserebbero le operazioni è il Baluchistan, da dove i talebani compiono spesso incursioni in Afghanistan. Fino ad oggi, le operazioni militari Usa oltre il confine afghano, condotte coi droni, erano limitate alle aree tribali che sfuggono completamente al controllo delle autorità di Islamabad e si trovano solo nella Provincia della frontiera nordoccidentale. Secondo fonti dell'Amministrazione americana, riportate dal giornale newyorkese, i rapporti giunti alla Casa Bianca da Pakistan e Afghanistan portano a una conclusione univoca dal punto di vista militare, se si vuole cercare di migliorare il quadro della sicurezza nell'Afghanistan meridionale. Ma alla Casa Bianca si è consapevoli del fatto che attacchi e bombardamenti in Baluchistan potrebbero suscitare reazioni negative da parte del governo centrale pakistano.

Azerbaigian
Seggi aperti in Azerbaigian per il referendum indetto per mantenere o eliminare il limite di due mandati presidenziali. Nella seconda eventualità, il presidente Ilham Aliev, 47 anni, potrebbe perpetuare il suo potere. Aliev è stato rieletto in ottobre da una forte maggioranza per un secondo mandato di cinque anni. Prima di lui, suo padre Heydar Aliev, ex membro del KGB e leader comunista, aveva guidato il Paese senza interruzioni dal 1969 al 2003. Gruppi d'opposizione hanno lanciato un appello a boicottare il referendum definendolo una farsa, ma gli esperti prevedono che gli emendamenti costituzionali proposti agli elettori saranno approvati in questo piccolo paese ricco di petrolio.

Barroso chiede fatti e non parole al vertice Ue di venerdì
“Fatti, non parole”: questo si aspetta il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, dal vertice dei 27 leader europei che si svolgerà domani e dopodomani a Bruxelles. “Abbiamo bisogno di risultati concreti. Dunque, attuare pienamente i piani nazionali di stimolo all'economia e ripristinare il normale funzionamento del settore bancario”, ha detto Barroso, sottolineando come però l'aspetto economico-finanziario non può essere scisso da quello sociale, considerando l'impatto che la crisi sta avendo sull'occupazione. Il presidente della Commissione Ue - che ha parlato al termine di un incontro col presidente della Bei, Philippe Maystadt - ha quindi ricordato come dal Consiglio Ue dovrà uscire anche la posizione dell'Europa per il prossimo G20 di Londra, soprattutto per quel che riguarda gli aspetti legati alla regolazione e alla vigilanza dei mercati finanziari. Intanto, in tema di economia il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, afferma che il 2010 potrebbe essere “un anno di moderata ripresa” dopo un “difficile” 2009. Spiega che le istituzioni stanno valutando se siano necessarie ulteriori misure per far ripartire l'economia, aggiungendo che nessuna decisione è stata presa in merito alla possibilità che, per i tassi, l'attuale 1,5% sia il tetto minimo oltre il quale non si può andare.

Grecia
Rompere la decennale egemonia di Nuova democrazia (centrodestra al potere) e Pasok (partito socialista) e dare un nuovo corso alla vita politica in Grecia: questo l’obiettivo annunciato alla nascita del nuovo partito di centro in Grecia, formato da ex ministri, imprenditori e uomini di cultura. Il neo partito si chiama Drasis e parteciperà alle elezioni europee di giugno.

Giappone
All Nippon Airways (ANA), la prima compagnia giapponese sulle tratte domestiche, ha vissuto una giornata difficile per lo sciopero di 24 ore indetto da quattro sigle sindacali che ha portato alla cancellazione di 137 voli interni (15% del totale) e al ritardo di altri 30. La protesta, la prima da aprile 2007, promossa contro il taglio delle retribuzioni per la crisi economica in atto, ha causato disservizi a un quarto delle operazioni e problemi a quasi 10 mila passeggeri. I voli, ha riferito la compagnia in una nota, riprenderanno regolarmente già domani. La compagnia ha stimato di chiudere l'esercizio in corso con una perdita di 9 miliardi di yen (72 milioni di euro), scontando il tonfo del traffico passeggeri sulle tratte internazionali (-18,1% solo a dicembre).

Filippine
I tre dipendenti del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) tenuti in ostaggio dai ribelli islamici nelle Filippine del sud sono vivi, ma molto stanchi. Lo ha reso noto il capo della Croce rossa delle Filippine, Richard Gordon. Intensi gli scontri a fuoco tra soldati delle Filippine e rapitori negli ultimi due giorni: fonti militari hanno detto che almeno nove persone, compresi tre soldati, sono rimaste uccise e una dozzina sono i feriti. Gli ostaggi - l'italiano Eugenio Vagni, lo svizzero Andreas Notter e la filippina Mary Jean Lacaba - sono stati rapiti nell'isola di Jolo il 15 gennaio scorso.

Colombia: liberato ostaggio svedese delle FARC
Lo svedese Ronald Larsson, sequestrato il 16 maggio del 2007 insieme con la moglie nel Dipartimento settentrionale di Cordoba, in Colombia, è stato rilasciato ieri dai guerriglieri delle Farc. Era l'unico cittadino straniero ancora nelle mani delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia. L'uomo, 70 anni, era stato catturato da un commando assieme alla moglie colombiana, che qualche giorno dopo era riuscita a fuggire.

Cina
Dopo la morte di un detenuto di 19 anni, due poliziotti sono stati arrestati e messi sotto inchiesta nella provincia dello Shaanxi, nella Cina del nordovest. La morte del giovane, che in quel momento si trovava sotto la custodia dei due, arricchisce il bilancio delle morti in detenzione sospette, addirittura si tratta del quarto caso in poche settimane. Il problema è esploso in febbraio, quando la polizia dello Yunnan, Cina meridionale, ha attribuito la morte di un giovane detenuto ad un incidente avvenuto mentre giocava a nascondino con altri reclusi. Il tutto ha lasciato un velo di perplessità che è poi sfociato in un corposo "tam tam" su Internet, condito da una valanga di proteste. La scorsa settimana il procuratore generale della Cina, Cao Jianming, si è impegnato a "rafforzare i controlli sul sistema carcerario per risolvere problemi come quello della tortura". (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 77

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