Ancora violenza in Somalia: scontri nel sudest del Paese
Non si placa la violenza in Somalia. Un’intensa battaglia è scoppiata oggi nel sudovest
del territorio del Corno d’Africa, quasi al confine con l’Etiopia, tra truppe governative
somale e milizie integraliste islamiche degli Shabaab, quest’ultimi ritenuti il braccio
armato di Al Qaeda. Secondo l’edizione on line di Shabelle, network somalo,
e di Radio Nairobi, i morti sarebbero una quindicina e numerosi i feriti. Lo scontro,
tuttora in atto, avviene nell'area di Rabdhure, zona nella mani degli Shabaab, attaccata
con decisione dalle truppe governative. Si tratta di una provincia strategica, molto
vicina a Baidoa, dove ha sede il parlamento somalo e che gli Shabaab hanno conquistato
a fine gennaio quando le truppe etiopiche si sono ritirate dalla Somalia.
Darfur Nel
“breve periodo” peggioreranno le condizioni umanitarie in Darfur, a causa della stretta
sulle organizzazione umanitarie internazionali attuata dal presidente sudanese, Omar
el Bashir, dopo il mandato d'arresto nei suoi confronti emesso dalla Corte penale
internazionale dell'Aja (Cpi). Lo ha detto a Bruxelles l'ambasciatore Torben Brylle,
rappresentante speciale della Ue nella regione, citando dati dell’ONU. Nei giorni
scorsi, el Bashir ha espulso dal Sudan 13 organizzazioni umanitarie internazionali
ed ha annunciato che, entro un anno, tutte le ong internazionali dovranno essere sostituite
da agenzie locali. Parlando in un incontro stampa a Bruxelles, per il fine mandato
della missione di Difesa europea Eufor in Ciad e nella Repubblica Centroafricana,
Brylle ha sottolineato l'importanza di mantenere tutti gli sforzi a livello internazionale
per una “soluzione politica” nella regione. In Ciad, ci sono almeno 250 mila rifugiati
del Darfur per i quali Brylle ha detto di ritenere non esserci prospettive di un ritorno
nelle loro terre, se non “nel lungo termine”.
Stallo nella mediazione egiziana
per Gaza Israele non allenterà il blocco della Striscia di Gaza fino a quando
non sarà liberato Gilad Shalit, il soldato rapito nel 2006 al confine con la Striscia
di Gaza. Il premier israeliano uscente, Ehud Olmert, ha preso atto dello stallo nella
mediazione egiziana dopo aver ricevuto i suoi due emissari di ritorno dal Cairo. Intanto,
gli integralisti palestinesi tornano a minacciare nuovi rapimenti di soldati israeliani.
Una vera e propria situazione di impasse che innumerevoli variabili potrebbero
rendere esplosiva. Stefano Leszczynski ne ha parlato con Ianiki Cingoli,
direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente, CIPMO.
R. - In buona
sostanza, siamo al punto di partenza: come se questa guerra non ci fosse stata, salvo
il fatto che ci sono stati 1300 morti, cinque o seimila feriti, cinquemila case abbattute,
due miliardi di danni e una situazione tornata al punto iniziale. E questo è un punto
che fa riflettere, perché è ovvio che poi, con il governo che si va profilando in
Israele, la situazione diventa molto preoccupante, anche se ancora non è chiaro se
sarà davvero un governo di estrema destra o se si potrà andare ad un governo di unità
nazionale.
D. - Una situazione di stallo che, comunque, va ad alimentare
la situazione gravissima della Striscia di Gaza, che sembra essere veramente una polveriera
sempre pronta ad esplodere... R. - La questione di fondo, più
che il rilascio di Shalit, è il fatto che non si sblocca il complesso della situazione.
Ora, ci può anche essere una scelta israeliana di lasciare la situazione impregiudicata,
senza fare l’accordo, senza attacchi. Però, questa è una situazione precaria, perché
è evidente che Hamas non può accettare a lungo la situazione di blocco dei valichi.
Quindi, già adesso sono ricominciati i lanci di razzi Kassam e di missili Grad sulle
parti più lontane. Si rischia davvero di ritornare alla situazione precedente, anche
dal punto di vista di possibili nuovi atti di guerra, di nuovi conflitti.
D.
- Almeno un dato che potrebbe avere dei risvolti positivi è quello del cambio di atteggiamento
della Siria, che apre alla politica statunitense, per tentare di trovare una soluzione
all’impasse mediorientale...
R. - Io ritengo sia questo l’elemento
di grande novità, cioè, complessivamente, il nuovo atteggiamento di Obama verso la
politica mediorientale. E’ un atteggiamento più realistico e non ideologico quello
di andare a vedere nel merito le possibilità di cooperazione. Questo vale anche per
la Siria. Peraltro, vi sono, anche dentro Israele, posizioni che ritengono cheNethanyau, abbastanza bloccato dai suoi alleati di governo, rispetto
alla questione palestinese, potrebbe decidere di aprire sulla questione siriana. Quindi,
potrebbe esserci un’apertura, anche perchè questo potrebbe allentare la pressione
degli Stati Uniti sul nuovo governo israeliano.
Iraq Un
uomo e una donna sono stati uccisi stamani dall'esplosione di un ordigno nella provincia
di Diyala, nella parte est dell'Iraq. Lo riferisce l'agenzia irachena Nina, citando
fonti di polizia, secondo le quali l'ordigno è esploso nella strada centrale della
cittadina di Saadiya, circa 200 km a nordest di Baghdad, al passaggio di un'auto civile,
causando la morte delle due persone che erano a bordo.
Pakistan Il
presidente americano, Barack Obama, e i suoi consiglieri stanno prendendo in considerazione
l'ipotesi di allargare il raggio di azione delle operazioni Usa in Pakistan nelle
aree che sono ritenute roccaforti dei talebani e di al Qaida. Lo scrive oggi il New
York Times. La regione dove si addenserebbero le operazioni è il Baluchistan, da dove
i talebani compiono spesso incursioni in Afghanistan. Fino ad oggi, le operazioni
militari Usa oltre il confine afghano, condotte coi droni, erano limitate alle
aree tribali che sfuggono completamente al controllo delle autorità di Islamabad e
si trovano solo nella Provincia della frontiera nordoccidentale. Secondo fonti dell'Amministrazione
americana, riportate dal giornale newyorkese, i rapporti giunti alla Casa Bianca da
Pakistan e Afghanistan portano a una conclusione univoca dal punto di vista militare,
se si vuole cercare di migliorare il quadro della sicurezza nell'Afghanistan meridionale.
Ma alla Casa Bianca si è consapevoli del fatto che attacchi e bombardamenti in Baluchistan
potrebbero suscitare reazioni negative da parte del governo centrale pakistano.
Azerbaigian Seggi
aperti in Azerbaigian per il referendum indetto per mantenere o eliminare il limite
di due mandati presidenziali. Nella seconda eventualità, il presidente Ilham Aliev,
47 anni, potrebbe perpetuare il suo potere. Aliev è stato rieletto in ottobre da una
forte maggioranza per un secondo mandato di cinque anni. Prima di lui, suo padre Heydar
Aliev, ex membro del KGB e leader comunista, aveva guidato il Paese senza interruzioni
dal 1969 al 2003. Gruppi d'opposizione hanno lanciato un appello a boicottare il referendum
definendolo una farsa, ma gli esperti prevedono che gli emendamenti costituzionali
proposti agli elettori saranno approvati in questo piccolo paese ricco di petrolio.
Barroso
chiede fatti e non parole al vertice Ue di venerdì “Fatti, non parole”: questo
si aspetta il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, dal vertice dei
27 leader europei che si svolgerà domani e dopodomani a Bruxelles. “Abbiamo bisogno
di risultati concreti. Dunque, attuare pienamente i piani nazionali di stimolo all'economia
e ripristinare il normale funzionamento del settore bancario”, ha detto Barroso, sottolineando
come però l'aspetto economico-finanziario non può essere scisso da quello sociale,
considerando l'impatto che la crisi sta avendo sull'occupazione. Il presidente della
Commissione Ue - che ha parlato al termine di un incontro col presidente della Bei,
Philippe Maystadt - ha quindi ricordato come dal Consiglio Ue dovrà uscire anche la
posizione dell'Europa per il prossimo G20 di Londra, soprattutto per quel che riguarda
gli aspetti legati alla regolazione e alla vigilanza dei mercati finanziari. Intanto,
in tema di economia il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, afferma che il 2010
potrebbe essere “un anno di moderata ripresa” dopo un “difficile” 2009. Spiega che
le istituzioni stanno valutando se siano necessarie ulteriori misure per far ripartire
l'economia, aggiungendo che nessuna decisione è stata presa in merito alla possibilità
che, per i tassi, l'attuale 1,5% sia il tetto minimo oltre il quale non si può andare.
Grecia Rompere
la decennale egemonia di Nuova democrazia (centrodestra al potere) e Pasok (partito
socialista) e dare un nuovo corso alla vita politica in Grecia: questo l’obiettivo
annunciato alla nascita del nuovo partito di centro in Grecia, formato da ex ministri,
imprenditori e uomini di cultura. Il neo partito si chiama Drasis e parteciperà alle
elezioni europee di giugno.
Giappone All Nippon Airways (ANA), la
prima compagnia giapponese sulle tratte domestiche, ha vissuto una giornata difficile
per lo sciopero di 24 ore indetto da quattro sigle sindacali che ha portato alla cancellazione
di 137 voli interni (15% del totale) e al ritardo di altri 30. La protesta, la prima
da aprile 2007, promossa contro il taglio delle retribuzioni per la crisi economica
in atto, ha causato disservizi a un quarto delle operazioni e problemi a quasi 10
mila passeggeri. I voli, ha riferito la compagnia in una nota, riprenderanno regolarmente
già domani. La compagnia ha stimato di chiudere l'esercizio in corso con una perdita
di 9 miliardi di yen (72 milioni di euro), scontando il tonfo del traffico passeggeri
sulle tratte internazionali (-18,1% solo a dicembre).
Filippine I
tre dipendenti del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) tenuti in ostaggio
dai ribelli islamici nelle Filippine del sud sono vivi, ma molto stanchi. Lo ha reso
noto il capo della Croce rossa delle Filippine, Richard Gordon. Intensi gli scontri
a fuoco tra soldati delle Filippine e rapitori negli ultimi due giorni: fonti militari
hanno detto che almeno nove persone, compresi tre soldati, sono rimaste uccise e una
dozzina sono i feriti. Gli ostaggi - l'italiano Eugenio Vagni, lo svizzero Andreas
Notter e la filippina Mary Jean Lacaba - sono stati rapiti nell'isola di Jolo il 15
gennaio scorso.
Colombia: liberato ostaggio svedese delle FARC Lo
svedese Ronald Larsson, sequestrato il 16 maggio del 2007 insieme con la moglie nel
Dipartimento settentrionale di Cordoba, in Colombia, è stato rilasciato ieri dai guerriglieri
delle Farc. Era l'unico cittadino straniero ancora nelle mani delle Forze armate rivoluzionarie
della Colombia. L'uomo, 70 anni, era stato catturato da un commando assieme alla moglie
colombiana, che qualche giorno dopo era riuscita a fuggire.
Cina Dopo
la morte di un detenuto di 19 anni, due poliziotti sono stati arrestati e messi sotto
inchiesta nella provincia dello Shaanxi, nella Cina del nordovest. La morte del giovane,
che in quel momento si trovava sotto la custodia dei due, arricchisce il bilancio
delle morti in detenzione sospette, addirittura si tratta del quarto caso in poche
settimane. Il problema è esploso in febbraio, quando la polizia dello Yunnan, Cina
meridionale, ha attribuito la morte di un giovane detenuto ad un incidente avvenuto
mentre giocava a nascondino con altri reclusi. Il tutto ha lasciato un velo di perplessità
che è poi sfociato in un corposo "tam tam" su Internet, condito da una valanga di
proteste. La scorsa settimana il procuratore generale della Cina, Cao Jianming, si
è impegnato a "rafforzare i controlli sul sistema carcerario per risolvere problemi
come quello della tortura". (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 77 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.