Da oggi il Papa in Africa: Camerun e Angola le tappe del primo viaggio apostolico
di Benedetto XVI nel Continente
Tra poche ore il Papa sarà in Camerun, una delle due tappe del suo primo viaggio in
Africa. La partenza in aereo è prevista per le 10 da Roma Fiumicino e l’arrivo è in
programma alle 16 a Yaoundé. Dopodomani, Benedetto XVI consegnerà alla Chiesa africana
l’Instrumentum Laboris, ovvero il documento su cui i vescovi del Continente lavoreranno,
da ottobre in Vaticano, nel corso del II Sinodo per l’Africa. Venerdì prossimo poi
il Pontefice si sposterà in Angola, dove si concluderà la sua 11.ma visita pastorale
all’estero. Cresce, dunque, l’attesa in Camerun e in tutta l’Africa per le prime parole
che il Santo Padre pronuncerà in terra africana al suo arrivo oggi a Yaoundé, accolto
dal presidente Biya. Il servizio del nostro inviato in Camerun, Giancarlo La Vella:
Uno dei
momenti significativi per il futuro del Continente sarà dunque la consegna, a Yaoundé,
dell’Instrumentum laboris per il secondo Sinodo per l’Africa. Ascoltiamo padre Mathias
Stephane, presidente dell’ufficio per la comunicazione della Conferenza episcopale
del Camerun, al microfono di Giancarlo La Vella:
R.
– Sarà significativo non soltanto per il futuro: sarà anche un’apertura perché se
si ricorda il primo Sinodo, che ha avuto luogo a Roma nel 1994, si è visto proprio
come tutta l’Africa si sia alzata per celebrare questo evento. Per cui, questa sarà
la seconda volta per l’Africa di sentirsi spinta a poter portare la fede in tutto
il continente e di far sentire a tutti i fedeli che la Chiesa cattolica non ha dimenticato
l’Africa e continua sempre a pensare all’Africa.
Sulla religiosità in
Camerun ascoltiamo un altro sacerdote di questo Paese africano, padre Bayeni Sosthene,
al microfono di Giancarlo La Vella:
R. - L’aspetto
della fede in Camerun attraversa un momento critico, ci troviamo ad un crocevia. Un
primo passo è già stato compiuto quando la fede è arrivata in Camerun, adesso c’è
un tentativo di ritornare a qualcosa di tradizionale ma allo stesso tempo c’è la modernità,
la globalizzazione, i mezzi di comunicazione e c’è il desiderio importante di vivere
una fede vera e autentica. Credo che questo sia un momento di scelta per avere una
fede vera, pura, che porti a un vero incontro col Signore. Tante persone chiedono
un aiuto per incontrare il Signore, per vivere un’autentica esperienza di fede, un
cammino di fede, sia nella preghiera, sia nello studio. C’è poi una forte fede nella
preghiera: per esempio, quando c’è una malattia le persone chiedono sempre una preghiera
e una benedizione; chi non trova lavoro, chi non trova una soluzione a un problema
chiede sempre un aiuto spirituale da parte del sacerdote.
D. - In questa tensione
tra tradizione e modernità la fede che posto trova?
R. - La fede sta facendo
una sua strada e bisogna aiutare a farla maturare nella gente per un’autentica inculturazione.
Non é facile perché ci sono tante voci che gridano a destra e a sinistra. La Conferenza
episcopale prova a insegnare come combattere, per esempio la corruzione, la perdita
di alcuni valori come il senso della famiglia, il senso del rispetto della vita: con
la fede cerchiamo di trovare i nostri veri valori ma trasformati dal Vangelo.