2009-03-16 15:45:36

Rapiti quattro operatori dell'Onu in Somalia


Nel sud della Somalia quattro operatori dell’Onu - un somalo, un keniota, un francese e un altro occidentale di cui non si conosce ancora la nazionalità - sono stati rapiti da un gruppo armato, a circa 250 km dalla capitale Mogadiscio. I cooperanti appartengono al Programma Alimentare Mondiale e al programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo. Sulla situazione nel Paese africano, Stefano Leszczynski ha intervistato mons. Giorgio Bertin amministratore apostolico per Mogadiscio:RealAudioMP3

R. – Certamente il nuovo governo, nato dopo la 15.ma conferenza di riconciliazione e di pace a Gibuti, si trova di fronte un Paese completamente distrutto, soprattutto nelle sue istituzioni. Nel centro sud, in modo particolare, c'è una mancanza totale di sicurezza. Questo rapimento, questo sequestro di persone non è, dunque, una novità assoluta, fa un po' parte di quello che è avvenuto in questi ultimi mesi. Purtroppo a farne le spese sono le popolazioni che sono nel bisogno. È una regione che, in questi ultimi due mesi, è finita nelle mani di islamisti radicali che si oppongono di fatto al nuovo governo.
 
D. – Eccellenza, come mai in Somalia, un Paese in un assoluto stato di bisogno e di emergenza, chi ha il controllo cerca di colpire coloro che portano aiuto e assistenza umanitaria. In questo caso sono le Nazioni Unite, in altri casi sono stati i missionari e Organizzazioni non governative…
 
R. – Innanzitutto per attirare l’attenzione e per dimostrare che il nuovo governo non controlla. È un messaggio politico. Penso che sia la tattica della cosiddetta “terra bruciata”: più la situazione diventa disastrosa e più colpisce non quelli che si oppongono alla rinascita dello Stato ma quelli che stanno cercando di far rinascere lo Stato. È molto triste dire questo perché, in effetti, chi poi paga questa tattica sono proprio le persone e la maggior parte della popolazione che è in condizioni di estrema necessità.
 
Israele
Il premier designato Netanyahu (Likud) sta stringendo i tempi nel tentativo di presentare la settimana prossima alla Knesset il suo nuovo governo. Nella notte sottoscritta un’intesa politica con il partito di destra radicale Israel Beitenu, il cui leader Lieberman fungerà da ministro degli Esteri e disporrà complessivamente di cinque dicasteri. Il Likud intende sottoscrivere un’ulteriore intesa con gli ortodossi di Shas e tre altre liste confessionali e di destra. Ma Netanyahu avverte di voler lasciare aperta la possibilità di un governo allargato, assieme con i centristi di Kadima guidati da Livni e con i laburisti di Barak. Da parte sua l'Unione europea si dice “pronta al business as usual” con il nuovo governo israeliano purchè esso sia pronto a sua volta a “continuare sulla strada della soluzione che prevede due Stati”. Lo ha detto l'Alto rappresentante della Politica Estera e di Sicurezza Comune, Javier Solana, al suo ingresso al Consiglio dei ministri degli Esteri.

Gaza
È stata rinviata da oggi a domani la seduta speciale del governo israeliano, convocata dal premier Olmert, per esaminare la possibilità di uno scambio di prigionieri con Hamas che consenta ad Israele di recuperare il caporale Shalit, prigioniero a Gaza dal giugno 2006. Il rinvio è stato deciso da Olmert la scorsa notte, dopo aver ricevuto dal Cairo un aggiornamento sulle trattative dai suoi due emissari, il capo dello Shin Bet (sicurezza interna) Yuval Diskin e il negoziatore Ofer Dekel. Israele e Hamas negoziano indirettamente, con i buoni uffici dell'Egitto. Nel frattempo prosegue a Gerusalemme, per il nono giorno consecutivo, la protesta dei genitori di Shalit che si sono accampati a breve distanza dalla residenza di Olmert per esigere la liberazione immediata del militare. La stampa israeliana sostiene anche oggi con vistosi titoli di prima pagina la causa della famiglia Shalit.

Iran
Fonti vicine a Mohammad Khatami hanno confermato che l'ex presidente riformista iraniano è intenzionato a ritirare la sua candidatura dalle presidenziali del prossimo 12 giugno, come anticipato ieri da alcune agenzie semi-ufficiali. Hassan Rasuli, vice presidente della Fondazione Baran, che è presieduta da Khatami, ha detto all'agenzia Fars che l'ex presidente “si ritirerà dalla corsa elettorale, per il bene della nazione e del fronte riformista”, se l'ex primo ministro Mir-Hossein Musavi, anch'egli riformista, non ritirerà la propria candidatura, annunciata la settimana scorsa. Rasuli ha aggiunto che la decisione sarà presa entro i prossimi due o tre giorni.

Afghanistan
Sono due gli attentati suicidi sferrati questa mattina in Afghanistan, nel sud e nell'ovest del Paese, con un bilancio totale di almeno 10 morti. Nel weekend nove soldati delle forze internazionali in Afghanistan sono rimasti uccisi in attentati. Il primo attacco questa mattina ha avuto luogo a Lashkar Gah, la capitale della provincia di Helmand, il secondo nella vicina Farah.

Madagascar
Il leader dell'opposizione malgascia, Rajoelina, ha respinto la proposta di referendum avanzata dal presidente Ravalomanana per dare soluzione alla grave crisi politica che ha colpito il Paese. Ieri Ravalomanana, dichiarato decaduto dalla carica dall'opposizione, aveva proposto un referendum che potesse risolvere il braccio di ferro con Rajoelina, che afferma di avere dalla sua parte anche l'esercito.

Ancora sbarchi di immigrati irregolari sulle coste siciliane
Proseguono gli sbarchi di immigrati sulle coste siciliane. Dopo gli oltre 250 soccorsi di ieri, nella notte un barcone con 237 immigrati, tra cui 15 donne, è stato intercettato a 10 miglia a sud-est di Lampedusa. "Save The Children" lancia l’allarme: le nuove procedure adottate nel centro di identificazione ed espulsione di Lampedusa non garantiscono la tutela dei diritti dei migranti e in particolare dei minori. Sulla situazione, Paolo Ondarza ha sentito Angela Oriti, responsabile "Save the children" per il progetto Praesidium a Lampedusa.RealAudioMP3

R. – In queste ultime ore è accaduto che, presumibilmente per mancanza di posti, a Lampedusa molte persone venissero direttamente trasferite in nave verso le coste della Sicilia. Questo ci preoccupa moltissimo, perché comporta un ulteriore viaggio. Sono persone che arrivano stremate appunto da un viaggio lunghissimo, in condizioni di salute anche molto gravi, e che sono quindi costrette ad affrontare un’altra traversata. Ieri, ad esempio, lo sbarco è avvenuto la mattina e, dopo quattro o cinque ore, le persone sono state trasferite verso la Sicilia. Non è stato quindi possibile svolgere un’attività di soccorso sanitario, di informazione legale, di identificazione a Lampedusa. Le persone sono state visitate da un medico dell’Ente gestore del centro direttamente sulla barca. Quindi, come invece avveniva in precedenza, non è stato consentito alle persone di arrivare sulla terra ferma.
 
D. – E queste procedure "accelerate" che cosa comportano in particolare per quanto riguarda i minori?
 
R. – Fanno sì che ci possano essere molti rischi rispetto alle identificazioni di questi ragazzi e quindi che possano ricevere dei provvedimenti di espulsione o respingimento, nonostante la legge escluda questa possibilità.
 
D. – Cosa chiedete alle istituzioni?
 
R. – Che venga ripristinato il modello di gestione dei flussi migratori, che si basa proprio sull’accoglienza, sul soccorso, sulla identificazione e sull’informazione anche di queste persone, prima del loro trasferimento nei centri del territorio. Il rischio è che una persona venga trasferita da un centro identificazione-espulsione o rimpatriata, prima di poter verificare eventuali errori rispetto alla sua identità e prima di essere informata sui propri diritti.
 
Giappone
L'economia giapponese resta in una situazione “grave” e le condizioni “stanno peggiorando rapidamente”. È quanto sembra scrivere il governo giapponese nella sua valutazione mensile sullo stato dell'economia, che pur mantenendo invariato il giudizio sulle condizioni economiche ha peggiorato quello sulle prospettive degli utili aziendali per la prima volta negli ultimi tre mesi.

Coree
La Corea del Nord ha deciso di riaprire temporaneamente la frontiera con il Sud per permettere il passaggio ad alcune centinaia di lavoratori del Sud, rimasti bloccati nella città industriale di Kaesong da venerdì sera dopo la chiusura improvvisa del confine da parte di Pyongyang. A confermare la notizia è il portavoce del Ministero per l'unificazione sudcoreano. Il governo di Seul ha tuttavia ribadito che da Pyongyang non è arrivata alcuna informazione per un'eventuale riapertura completa della frontiera: anche stamani 655 cittadini sudcoreani diretti a Kaesong non sono stati autorizzati a valicare il confine, alimentando le preoccupazioni per la sorte dell'importante complesso industriale intercoreano dove un consorzio formato da oltre 90 aziende sudcoreane dà lavoro a circa 36.000 operai del Nord. Pyongyang la settimana scorsa aveva già chiuso unilateralmente la frontiera per protestare contro l'imponente esercitazione militare congiunta Usa-Corea del Sud, iniziata lunedì scorso. Aveva poi riaperto il passaggio dopo tre giorni.

Tibet
L'arresto di oltre cento monaci tibetani del monastero di Lutsang (An Tuo in cinese), nella provincia cinese del Qinghai, è stato confermato dalla Campagna Internazionale per Tibet, un gruppo filotibetano basato nel Regno Unito. Il gruppo cita “una fonte tibetana con contatti nella zona”. La notizia, già diffusa dal Times di Londra, era stata confermata lunedì scorso a due giornalisti italiani dagli stessi monaci di Lutsang, che si trova nella prefettura di Guinan (Mangra in tibetano). In un comunicato inviato ai mezzi d'informazione stranieri in Cina, il gruppo precisa che i monaci sono stati “portati via dal monastero per un periodo di studio”. Lo studio si svolge di solito in una caserma o in una prigione militare e consiste in sessioni di “educazione” sulla politica del Partito Comunista Cinese. Secondo la Campagna Internazionale per il Tibet, i monaci in una manifestazione il 25 febbraio avevano chiesto alle autorità cinesi di “riconoscere la volontà del popolo tibetano” ed il ritorno del Dalai Lama, il leader tibetano che da 50 anni vive in esilio in India. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza) 
 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 75
 
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