L'identità missionaria del presbitero nella Chiesa al centro della plenaria della
Congregazione per il Clero: intervista con mons. Piacenza
“L’identità missionaria del presbitero nella Chiesa” è il titolo dell’Assemblea plenaria
della Congregazione per il Clero, che si svolgerà in Vaticano da oggi a mercoledì
prossimo. Roberto Piermarini ne ha parlato con mons. Mauro Piacenza,
segretario del dicastero:
R. - L’identità
missionaria del sacerdote è assolutamente centrale sia in ordine alla identità sacerdotale,
sia al riguardo di una corretta interpretazione del ministero e della stessa missionarietà
ecclesiale. La missione non è, né può essere, un elemento "accessorio" dell’identità
ecclesiale e, in essa, di quella sacerdotale. Piuttosto, sia a livello teologico che
a livello di esperienza dobbiamo riconoscere che la dimensione missionaria dipende
e deriva, in modo essenziale, dalla missione ricevuta dal Signore e, in definitiva,
dalla chiarezza circa il mandato apostolico e la conseguente configurazione a Cristo
Sacerdote.
D. - Sotto quali aspetti verrà analizzato
il tema dell’identità missionaria del presbitero?
R.
- Si vedrà dagli apporti stessi dei Padri della Plenaria, ma certamente una linea
è quella della formazione permanente che - come è ovvio - si salda indissolubilmente
con la formazione iniziale. E’ sempre latente il rischio di identificare troppo la
"formazione" con l’"informazione", lo studio con la trasmissione di tattiche e metodi
rivelatisi utili in altri posti o momenti. Senz’altro, la formazione esige anche l’informazione
ma non solo, anzi non propriamente: la principale soluzione per formare con più carica
missionaria i sacerdoti non sarà aggiungere al loro piano di studi teologici discipline
nuove sull’argomento, ma far crescere in loro l’amore verso Dio, la Chiesa e le anime,
aiutandoli ad acquisire un atteggiamento di costante interessamento per gli altri.
La formazione missionaria del presbitero - e penso all’intero percorso formativo che
dura per tutta la vita - oltre agli aspetti informativi, dovrebbe includere come cardini:
sviluppo della vita interiore personale e del senso soprannaturale, la formazione
dottrinale - dobbiamo essere missionari della verità, di tutta la verità e soltanto
della verità, e la verità non è un concetto è Gesù - e la responsabilità di fare bene
il bene. Un’accurata formazione umana, capace di stabilire rapporti umani abbondanti
ed attraenti.
D. – Quanto è importante nel presbitero
l’esercizio dei "tria munera”, dei tre compiti che la caratterizzano che sono: santificare,
insegnare e governare?
R. - La missione pastorale
del sacerdote va considerata il costitutivo primario della sua identità spirituale.
II Concilio Vaticano II nella “Presbiterium Ordinis” (cap. III, N.13) spiega che i
sacerdoti curano la propria santificazione se predicando la Parola, la ascoltano anche
in se stessi; se offrendo il Santo Sacrificio, offrono anche la propria persona e
la propria vita e se, amministrando sacramentalmente la carità di Cristo, se ne lasciano
impregnare; se guidando il popolo di Dio, non cercano i propri interessi ma sono disposti
a dare anche la propria vita. Questo è un aspetto soggettivo della spiritualità sacerdotale
assolutamente necessario, ma che deve accompagnarsi ad un altro insegnamento interessantissimo:
quello che chiede al sacerdote l’oggettiva santità di versare tutta la propria esistenza
nella missione: diventare santo non a lato dell’esercizio del ministero, ma nell’esercizio
del ministero, in modo immanente all’esercizio del ministero. Credo necessario rilanciare
fino in fondo la dottrina del Concilio Vaticano II, che fa consistere la santità e
la vita spirituale del sacerdote nella stessa missione e nel modo di esercitare i
“tria munera” (docendi, sanctificandi, regendi). In Cristo, Persona e Missione coincidono
e, in Lui, obbedienza e verginità sono esattamente l’espressione di questo coincidere,
perché descrivono ed attuano contemporaneamente la sua totale adesione al Padre e
la sua totale aderenza una missione che il Padre gli ha assegnato. Obbedienza - Cristo,
che è totale ascolto del Padre e Parola totalmente rivolta al Padre si fa per noi
“obbediente fino alla morte”, in tutti i dettagli della sua esistenza terrena, chiamandoci
alla sua sequela e chiedendoci l’“Oboedientia Fidei”. Verginità - Cristo, tutto ricolmo
dell’amore del Padre e dello Spirito Santo, progressivamente rivela al mondo questo
grande amore, congiungendosi ontologicamente con l’umanità intera, sponsalmente con
la sua Chiesa, corporalmente, eucaristicamente con ogni battezzato.