Il cardinale Etchegaray pellegrino a San Paolo con la diocesi di Porto-Santa Rufina
“L’Anno Paolino è un’occasione magnifica per ogni Chiesa locale di manifestarsi nella
sua identità universale e di darne testimonianza visibile e tangibile”, ha detto sabato
scorso il cardinale Roger Etchegaray, vice decano del Collegio cardinalizio, nella
Basilica di San Paolo fuori le Mura ove ha celebrato l’Eucaristia per i pellegrini
della diocesi suburbicaria di Porto-Santa Rufina di cui è vescovo titolare. Ricordati
i viaggi di San Paolo nel mondo fino allora conosciuto e fatta memoria del “mondo
della mia giovinezza nel paese basco che non riconosco più”, ha proseguito: “ Ho vissuto
due mondi, non solo differenti ma lontani l’uno dall’altro. L’Anno Paolino dà a tutta
la Chiesa una forza nuova, giovanile, per evangelizzare il mondo di oggi, così come
è”. La Parola di Dio, ha detto ancora il cardinale nella sua omelia, che “penetra
ovunque” e per la quale “dobbiamo impegnarci insieme tutti, mi fa pensare che Paolo
non è solo qui a Roma. Pietro e Paolo sono due Apostoli tanto differenti ma di fatto
sono un solo Apostolo”. Infine, dopo avere definito la Basilica Ostiense come “basilica
dell’unità della Chiesa”, ed evocato alcuni eventi che ad essa sono legati – come
l’annuncio da parte di papa Giovanni XXIII del Concilio Vaticano II – e altri che
hanno visto lui protagonista - come la benedizione, e poi la chiusura, della nuova
Porta Santa in occasione del Giubileo dell’Anno 2000 – il card. Etchegaray ha rivolto
un’ esortazione “dinamica”, quella di “guardare avanti, nonostante miserie e minacce,
verso il Cielo che è la nostra unica patria, verso il Signore nostro Re, verso Gesù
nostro Maestro”. Con lui hanno concelebrato la Messa il vescovo di Porto-Santa Rufina
mons. Gino Reali e il vescovo mons. Diego Bona, che ne è stato pastore per un decennio,
nonché decine di parroci venuti in pellegrinaggio con circa 2.500 fedeli. (A cura
di Graziano Motta)