Giornata di studi su Pio XII allo Yad Vashem: intervista con padre Spataro
Si è svolto nei giorni scorsi a Gerusalemme presso lo Yad Vashem, un incontro per
fare il punto sullo stato attuale della ricerca storica sul ruolo di Pio XII durante
l’Olocausto. Due giornate di lavoro promosse dallo Studio teologico salesiano Santi
Pietro e Paolo insieme allo Yad Vashem, l’Istituto internazionale per la ricerca sulla
Shoah, e che ha visto riuniti studiosi ebrei e cristiani. Cosa è emerso da questo
incontro? Sergio Centofanti lo ha chiesto a padre Roberto Spataro, preside
dello Studio teologico salesiano: R. – Anzitutto,
è emerso uno spirito, un’attitudine, quella di un ascolto reciproco molto attento
e rispettoso degli storici che appartengono a diverse scuole di pensiero, per quanto
riguarda la valutazione del cosiddetto silenzio di Pio XII. E questo è il primo risultato
che è stato raggiunto. In secondo luogo, sono stati prodotti molti documenti, la maggior
parte di essi già noti, qualcuno non ancora pubblicato. E, pertanto, è emersa la necessità
di lavorare sempre sui documenti, condividendo il più possibile anche la metodologia
di valorizzazione dei documenti. D. – Che cosa ci può dire dei
nuovi documenti ancora non pubblicati? R. – Ecco, i nuovi documenti
non ancora pubblicati rappresentano una situazione tale di sostegno, di solidarietà
agli ebrei perseguitati durante l’Olocausto, che non si può ragionevolmente spiegare
senza un sostegno di Pio XII. D. – Lei che cosa può dire riguardo
alle accuse che da alcune parti vengono rivolte a Pio XII? R.
– Queste accuse hanno una base documentaria fragilissima se non inconsistente. D.
– Da parte ebraica ha notato qualche posizione particolare, qualche ripensamento? R.
– Gli storici invitati da Yad Vashem, che non erano tra l’altro tutti ebrei, hanno
seguito con grande attenzione la proposta di una metodologia diversa di valorizzazione
dei documenti. Ecco, questo fa ben sperare che si possa raggiungere in questo modo
anche un accordo sui contenuti della controversia. D. – Che
cosa dire invece di questa famosa didascalia su Pio XII che è nel Museo dello Yad
Vashem? R. – Lo scopo del workshop non era direttamente l’analisi
del testo della didascalia contenuta nel Museo, tuttavia, il materiale che è stato
proposto, il contenuto delle conversazioni, evidentemente offre molti motivi di riflessione
per rivedere quel testo. D. – A suo avviso, perché, nonostante
tanti documenti storici dicano il contrario, ci sono alcuni che continuano a parlare
in modo negativo del ruolo svolto da Pio XII durante la persecuzione degli ebrei? R.
– E’ proprio la metodologia di approccio ai documenti storici che può indurre alcuni
ricercatori a queste conclusioni. E poi, oso dire, più nel passato che attualmente,
ci sono dei pregiudizi ideologici che offuscano dunque la luminosità della personalità
e dell’azione di Pio XII. Ma preferisco pensare che sia appunto soltanto una ragione
di metodologia storica, quella che può condurre ancora alcuni a dubitare del sostegno,
dato da Pio XII agli ebrei perseguitati durante l’Olocausto.