Sempre più grave la crisi politica in Madagascar. L’opposizione ha annunciato
di aver destituito il presidente Ravalomanana
È sempre più grave la crisi politica in Madagascar. Dopo mesi di preteste e tensioni,
questa mattina l’opposizione ha annunciato di aver destituito il presidente Ravalomanana
e di aver assunto l’impegno per lo svolgimento delle elezioni presidenziali e legislative
entro due anni. Nella capitale Antananarivo, controllata dai militari dissidenti che
appoggiano il colpo di stato, è poi riapparso il leader dell’opposizione Rajoelina
che davanti a migliaia di sostenitori ha dato un ultimatum di quattro ore al presidente
Ravalomanana per lasciare il potere. Tuttavia, dal canto suo la presidenza malgascia
ha sminuito la portata degli accadimenti liquidandoli come semplici tumulti di piazza.
Per un commento sulla situazione nel Paese africano Annarita Mariani ha sentito
Padre Elio Ciucchetti, sacerdote di una parrocchia alla periferia di Antananarivo:
R. – Chi
si è assunto adesso l’incarico di ricondurre l’esercito è un gruppo di colonnelli
che si sono ribellati alle direzioni dei loro generali. Si sono messi d’accordo i
tre corpi - esercito, polizia e gendarmeria - per tenere una specie di neutralità
che in realtà, però, tende verso l’opposizione.
D.
– Dal punto di vista sociale la gente come sta vivendo questi momenti?
R.
- Purtroppo da 15 giorni ci sono i grandi saccheggi sia di industrie sia di supermercati
sia anche di case private. Ci sarà un aggravarsi della povertà. Questo è evidente.
D
. – Cosa sta facendo la Chiesa e cosa può fare?
R.
- Attualmente l’intermediario, il gruppo che favorisce l’incontro tra l’opposizione
e il potere, è il Consiglio cristiano delle Chiese del Madagascar di cui è a capo
l’arcivescovo di Antananarivo, mons. Odon Marie Arsène Razanakolona, che attualmente
si espone molto per cercare di calmare le acque e di far incontrare le due parti.
D.
- Quali sono le aspettative?
R. - L’opposizione ha
detto: noi torneremo alla tavola di negoziazione se il presidente lascia il potere.
Darfur,
sequestro operatori Mfs Il governo sudanese è convinto che il rilascio dei
quattro cooperanti di Medici Senza Frontiere rapiti in Darfur è ormai questione di
ore. Dopo la notizia della loro liberazione di ieri sera, il ministero degli Esteri
italiano ha confermato in una nota che non c’è stato alcun contatto con gli ostaggi.
Cautela anche da parte di Medici Senza Frontiere, secondo cui la liberazione sarà
annunciata solo dopo che verrà stabilito un contatto diretto con i colleghi. Il rapimento
degli operatori di Medici Senza Frontiere in Darfur indica che l’area sudanese è fortemente
instabile. Sulle ragioni di tale situazione, Giada Aquilino ha intervistato
il prof. Angelo Turco, docente di Geografia politica e culturale all’Università
dell’Aquila, appena rientrato dalla Repubblica Centrafricana, confinante proprio col
Sudan:
R. – L’area
sudanese è fortemente instabile ormai da tempo e precisamente dal 2003, quando gli
abitanti hanno deciso di prendere le armi contro i gruppi che, più o meno chiaramente,
istigati dal governo di Karthoum, operavano nella zone in maniera violenta e non controllata.
Questo rapimento va messo in relazione ad un fatto molto più specifico, all’emissione
del mandato di arresto internazionale da parte del tribunale penale internazionale
nei confronti di Omar al Bashir. Voglio dire che c’è una concatenazione perché tutte
queste imputazioni nei confronti di Bashir hanno a che fare con qualcosa che è interno
al Sudan.
D. – La Corte penale internazionale ha
accusato il presidente al Bashir di crimini di guerra e contro l’umanità. Ora un giudice
dell’Aja ha fatto appello contro l’esclusione dell’accusa di genocidio. Come si evolverà
la vicenda?
R. – La vicenda dell’inclusione o dell’esclusione
del genocidio è una vicenda che ha due risvolti: uno è di carattere politico e morale.
L’altro è un risvolto di carattere giuridico. Su questo secondo aspetto aspetteremo
l’evolversi delle valutazioni e del ricorso. Il genocidio stato ipotizzato perché
una sequenza di violenze è stata messa in atto. Secondo l’Onu queste violenze nel
Darfur hanno provocato finora 300 mila morti e quasi 3 milioni di trasferimenti, di
‘displaced’.
Gaza-Israele Due razzi Qassam
sono stati lanciati nel corso della notte dalla Striscia di Gaza contro il territorio
di Israele, senza tuttavia provocare vittime o danni. Intanto, nello Stato ebraico,
a più di un mese dalle elezioni, continuano le trattative per la formazione di un
governo di coalizione. Dopo i nuovi contatti avviati ieri fra il Likud e Kadima, la
stampa israeliana ha rilanciato l’ipotesi di una staffetta alla premiership fra premier
incaricato Netanyahu e Tzipi Livni. Il leader del Likud continua, comunque, a lavorare
parallelamente sull'opzione alternativa di una maggioranza di sole forze di destra.
Pakistan Sempre
più delicata la situazione in Pakistan. Il ministro dell’informazione si è dimesso
in seguito alla decisione del presidente Zardari di oscurare i canali televisivi che
mostravano le immagini delle manifestazioni anti-governative in corso in diverse città.
Si tratta delle cosiddetta ‘lunga marcia’, che dovrebbe terminare lunedì, organizzata
in favore del partito dell'ex primo ministro Sharif. Centinaia gli arresti negli ultimi
due giorni.
Afghanistan Il 2009 sarà un anno critico dal punto di
vista della sicurezza in Afghanistan. E’ l’allarme lanciato dal segretario generale
dell’Onu, Ban Ki-moon, che in un rapporto sostiene che gli aiuti internazionali sono
stati inadeguati rispetto alle necessità della popolazione. Per questo il numero uno
del palazzo di Vetro ha chiesto la proroga di un anno della missione delle Nazioni
Unite nel Paese, anche in vista delle elezioni presidenziali che si terranno il prossimo
agosto. Intanto, sul terreno, si registrano ancora violenze. Un uomo e quattro dei
suoi figli sono stati uccisi nel corso di una operazione condotta dalle truppe della
coalizione a guida statunitense nel distretto di Charkh. A riferirlo è un comandante
della polizia afgana. Il comando statunitense definisce invece "militanti" le vittime
dell’attacco.
Tibet anniversario rivolte Un anno fa il Tibet era
stato teatro delle proteste dei monaci buddisti a Lhasa, poi represse con la forza
dalle autorità cinesi. Le manifestazioni del 14 marzo 2008, che chiedevano maggiore
libertà religiosa e che hanno provocato ufficialmente 19 morti, sono state indette
nell’anniversario della rivolta tibetana del ’59 contro l’invasione delle forze di
Pechino, che ha portato all’esilio del Dalai Lama in India. In occasione della ricorrenza,
la stampa cinese è tornata ad accusare l’occidente di strumentalizzare la questione
e di “ignorare la reale situazione del Tibet”.
Venezuela Il presidente
venezuelano, Hugo Chavez, ha offerto il proprio territorio a Mosca come base temporanea
per i bombardieri strategici russi. Il Cremlino – secondo un annuncio dei vertici
militari – pensa adesso anche di utilizzare Cuba.
Stati Uniti: New Messico
abolisce pena di morte Lo Stato americano del New Mexico ha abolito la pena
di morte sostituendola con l'ergastolo. La legge è passata nel locale Congresso e
ora dovrà essere promulgata dal governatore, il democratico Bill Richardson, che a
parole ha già dato il benestare. La pena capitale rimane in vigore in 37 dei 50 Stati
dell'Unione.
Petrolio Alla vigilia della riunione dei Paesi dell'Opec,
in programma domani a Vienna, l’Iran ha fatto sapere che sul mercato c’è troppo petrolio.
Teheran ha inoltre lamentato che la discesa delle quotazioni del greggio pesa negativamente
sull’economia iraniana. Ieri, invece, l’Agenzia internazionale dell’Energia - abbassando
di nuovo le previsioni della domanda mondiale nel 2009 – ha constatato che i tagli
di produzione praticati dai Paesi produttori hanno provocato l’aumento dei prezzi
del petrolio.
Messaggio Bin Laden Con un nastro audio trasmesso
da al Jazeera torna a farsi sentire il leader di al Qaeda Osama Bin Laden. Il numero
uno della rete del terrore internazionale accusa alcuni dirigenti arabi di essere
stati complici di Israele nell’offensiva contro il popolo palestinese. “Sono dirigenti
che l'America definisce moderati”, ha affermato Bin Laden.
Incontro dei
ministri delle Finanze del G20 I ministri delle Finanze e i banchieri centrali
del G20 riuniti a Horsham, in Gran Bretagna, avrebbero trovato un accordo per un aumento
"significativo" delle risorse del Fondo Monetario Internazionale. In occasione dei
lavori del G20 dei ministri finanziari si è tenuto anche l’incontro bilaterale tra
il cancelliere tedesco, Angela Merkel, e il premier britannico, Gordon Brown. I due
leader europei hanno di nuovo posto l’accento sulla necessità di dare più regole e
una supervisione ai mercati globali. Si sono detti fiduciosi sulla possibilità di
un accordo con gli Stati Uniti e i Paesi in via di sviluppo al prossimo vertice del
G20 del 2 aprile in programma a Londra. (Panoramica internazionale a cura di Marco
Guerra) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 73 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.