Sri Lanka: per il vescovo di Jaffna più di centomila civili rischiano la vita
“Più di 100 mila civili rischiano il totale annientamento se non inizia subito l’evacuazione
delle zone di guerra del nord-ovest”. Mons. Thomas Savundaranayagam, vescovo di Jaffna,
lancia l’ennesimo grido di allarme ed esorta esercito e ribelli tamil a trovare un
accordo per risparmiare la vita alla popolazione ancora intrappolati nei distretti
di Kilinochchi e Mullaitivu. Il vescovo della città a nord dell’isola - riferisce
l'agenzia AsiaNews - afferma che le forze governative e il Liberation Tigers of Tamil
Eelam (Ltte) stanno preparandosi allo “scontro finale” e ignorano la “situazione estremamente
pericolosa” in cui si trovano i civili raccolti nella zona di sicurezza. I rifugiati
sono accampati nel distretto di Mullaitivu in una striscia di costa lunga poco più
di 11 chilometri. Soffrono per penuria di cibo, mancanza di generi di prima necessità
e la sistemazioni in ripari di fortuna. Da oltre cinque mesi la Chiesa, l’Onu e la
Croce rossa chiedono rispetto per civili intrappolati nella zona di guerra esposti
agli attacchi delle due fazioni. Sulle cifre degli sfollati ancora presenti nell’area
teatro del conflitto, è in atto da tempo un braccio di ferro tra il governo e le organizzazioni
umanitarie. La Croce rossa parla di almeno 200mila persone, il ministero della difesa
afferma che gli sfollati non sono più di 100mila. Il Regional Director of Health Services
(Rdhs) afferma che nei primi dieci giorni di marzo l’ospedale di Puthumaththalan ha
soccorso 964 civili feriti dai combattimenti. Più del 95% di essi proviene dalla zona
di sicurezza dove sono vittime degli attacchi aerei dell’esercito e delle azioni di
guerriglia dei ribelli. L’Rdhs afferma che di questi 40 bambini e 79 adulti sono morti
mentre venivano portati all’ospedale o durante il ricovero. Mons. Savundaranayagam
chiede che si apra un corridoio per permettere ai civili di abbandonare la zona di
sicurezza. “È l’ultima opportunità” che entrambe le parti in conflitto hanno per risparmiare
altre vittime innocenti. Il vescovo propone a esercito e ribelli un piano di emergenza
per l’evacuazione dei civili, l’immediato accesso alla zona degli aiuti del World
Food Programme ed il coinvolgimento dell’Onu nell’affronto della crisi con la proclamazione
di un cessate il fuoco che permetta agli inviati delle Nazioni Unite di verificare
le reali condizioni della popolazione. (R.P.)