Brasile: la Chiesa riflette su violenza e cultura della paura
La Campagna di fraternità che nel tempo liturgico della Quaresima ogni anno impegna
la Chiesa brasiliana sta animando, dallo scorso 25 febbraio, in tutte le comunità
ecclesiali del Paese un grande dibattito sulla “fratellanza e la sicurezza pubblica”
poiché, hanno scritto i presuli, “la pace è frutto della giustizia”. Si tratta di
una questione molto sentita da parte della popolazione brasiliana che, da diversi
anni, registra un incremento della violenza nonostante gli sforzi per combatterla
da parte degli ultimi governi. Secondo dati recenti, confermati da accurate ricerche,
negli ultimi 30 anni si sono verificati nel Paese almeno un milione di morti violente.
La preoccupazione dei vescovi è concorde con quella delle autorità anche perché, secondo
il Ministero per la salute pubblica, l’omicidio continua ad essere la principale causa
di morte. I dati offerti da questo dicastero sono chiari: la media degli omicidi è
di 5,5 ogni 60 minuti e ciò corrisponde a 27 morti violente ogni 100 mila abitanti.
Si tratta di una delle medie più alte al mondo. Recentemente l’Università di São Paulo,
nel suo rapporto nazionale sullo stato dei diritti umani, ha ricordato che ogni anno
le morte violente sono 48 mila circa. È chiaro dunque il perché i vescovi del Brasile
abbiano scelto per la Campagna di fraternità 2009, per la prima volta da quando è
cominciata l’iniziativa nel 1964, la grande e delicata questione della violenza. D’altra
parte, quella di quest’anno si potrebbe leggere come un prolungamento di quella del
2008 che aveva come tema centrale “fraternità e difesa della vita”. Già allora si
cominciarono ad approfondire nelle comunità ecclesiali e nelle parrocchie le grandi
sfide, insidie e minacce contro la vita umana e contro il creato. Oggi, secondo il
messaggio dei vescovi, queste riflessioni dovrebbero condurre ad una maggiore consapevolezza
e presa di coscienza sull’importanza “della sicurezza pubblica dei cittadini”; al
tempo stesso, dovrebbero portare alla mobilitazione generale “per contribuire alla
promozione della cultura della pace tra le persone, nelle famiglie, nella comunità
e nella società”. Da osservare, infine, che queste riflessioni, spesso animate non
solo dai pastori ma anche da esperti di diverse discipline, tentano di capire ed individuare,
per una migliore comprensione del fenomeno, le diverse modalità della pratica della
violenza, in particolare nelle grandi metropoli. Tra queste, i maltrattamenti che
subiscono i carcerati nelle prigioni, lo sfruttamento sessuale, il lavoro minorile
e il traffico di esseri umani. Il 25 febbraio scorso Benedetto XVI ha inviato ai vescovi
e cattolici brasiliani un messaggio sottolineando che “la Quaresima ci invita a lottare
senza sosta per fare il bene, proprio perché sappiamo quanto sia difficile perseguire
seriamente la giustizia. Molto manca perché la convivenza sia ispirata alla pace e
all’amore, e non all'odio o all'indifferenza”. (L.B.)