Benedetto XVI: formare le comunità cristiane all'adorazione eucaristica, rinnovandola
in fedeltà alla tradizione liturgica
Le comunità cristiane hanno bisogno di fondare sempre più la loro fede sull’Eucaristia
e la prassi dell’adorazione eucaristica è la via liturgica per eccellenza per raggiungere
l’obiettivo. E’ quanto ha detto in sostanza Benedetto XVI ai partecipanti alla plenaria
della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ricevuti questa
mattina in udienza al termine di tre giorni di incontri proprio sul tema dell’adorazione
eucaristica. Il Papa ha poi concluso il suo discorso con un pensiero sul digiuno quaresimale:
ci aiuti, ha detto, “ad allontanare da tutto ciò che distrae lo spirito”. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
L’Eucaristia
“è alle origini stesse della Chiesa” e grazie all’Eucaristia “la Chiesa continuamente
vive e cresce”. Ma l’Eucaristia è pure una infinita “sorgente” di grazia e dunque
“un’incomparabile occasione sia per la santificazione dell’umanità in Cristo e per
la glorificazione di Dio”. Per esprimere l’importanza di questo “Mistero di fede”,
Benedetto XVI ha fatto ricorso a una sequenza serrata di citazioni, tratte dal Magistero
del Concilio Vaticano II e dai suoi predecessori. Davanti a “questo ineffabile mistero
di fede”, ha affermato, il “nostro compito” è di percepirne il “preziosissimo tesoro”,
tanto nella celebrazione della Messa, “quanto nel culto delle sacre specie”. Culto
che da sempre la Chiesa ha reso principalmente attraverso l’adorazione eucaristica:
“Nell’Eucaristia
l’adorazione deve diventare unione: unione col Signore vivente e poi col suo Corpo
mistico. Come ho detto ai giovani sulla Spianata di Marienfeld, a Colonia, durante
la Santa Messa in occasione della XX Giornata mondiale della Gioventù, il 21 agosto
2005: ‘Dio non è più soltanto di fronte a noi, come il Totalmente Altro. È dentro
di noi, e noi siamo in Lui’”.
Apprezzando la
riflessione svolta dalla plenaria sui “mezzi liturgici e pastorali con cui - ha osservato
il Papa - la Chiesa dei nostri tempi può promuovere la fede nella presenza reale del
Signore dell’adorazione”, Benedetto XVI ha ricordato anche la “preoccupazione” dei
vescovi - emersa al recente Sinodo sull’Eucaristia del 2005 - riguardo la “confusione”,
ingeneratasi dopo il Concilio, sul rapporto tra la Messa e adorazione. In essa, come
suggerisce l’originaria parola latina (ad-oratio), è implicita “l’idea di amore” verso
Dio, un amore che chiede di essere testimoniato per diventare “misura dominante del
mondo”: “Nell’Eucaristia si vive la ‘fondamentale
trasformazione della violenza in amore, della morte in vita; essa trascina poi con
sé le altre trasformazioni. Pane e vino diventano il suo Corpo e Sangue. A questo
punto però la trasformazione non deve fermarsi, anzi è qui che deve cominciare appieno.
Il Corpo e il Sangue di Cristo sono dati a noi affinché noi stessi veniamo trasformati
a nostra volta’”.
In definitiva, ha proseguito
Benedetto XVI, anche la prassi dell’adorazione eucaristica ha bisogno di rinnovarsi
e questo potrà avvenire, ha indicato, “soltanto attraverso una maggiore conoscenza
del Mistero in piena fedeltà alla tradizione” e, insieme, “incrementando la vita liturgica
delle nostre comunità”, con una particolare attenzione alla formazione dei seminaristi.
A partire, ha concluso, dalla Quaresima che stiamo vivendo, periodo privilegiato di
“tirocinio spirituale”:
“Ricordando tre pratiche
penitenziali molto care alla tradizione biblica e cristiana - la preghiera, l’elemosina,
il digiuno -, incoraggiamoci a vicenda a riscoprire e vivere con rinnovato fervore
il digiuno non solo come prassi ascetica, ma anche come preparazione all’Eucaristia
e come arma spirituale per lottare contro ogni eventuale attaccamento disordinato
a noi stessi. Questo periodo intenso della vita liturgica ci aiuti ad allontanare
tutto ciò che distrae lo spirito e ad intensificare ciò che nutre l’anima, aprendola
all’amore di Dio e del prossimo”.