Aperto a Roma il Giubileo Paolino degli Universitari
Fede e culture in dialogo per fondare un nuovo umanesimo: è la sfida rivolta al mondo
accademico dal Giubileo Paolino degli Universitari. Promossa dalla Congregazione per
l’Educazione Cattolica, il Pontificio Consiglio della Cultura e l’Ufficio per la Pastorale
Universitaria del Vicariato, l’iniziativa ha preso avvio ieri in Campidoglio con il
Forum Internazionale delle Università sul tema “Vangelo e cultura per un nuovo umanesimo”,
e culminerà domenica 15 marzo con una concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale
Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica, e con
la professione di fede degli universitari nella Basilica romana di San Paolo fuori
le mura. Il servizio di Claudia Di Lorenzi:
Portare
la luce del Vangelo alla cultura contemporanea, affinché la Verità sull’uomo svelata
dalla fede possa fondare e guidare il progresso dei saperi nella direzione di un nuovo
umanesimo. Il Giubileo Paolino degli Universitari lancia al mondo accademico una sfida
coraggiosa: fronteggiare la crisi della modernità promuovendo una vera e propria rivoluzione
culturale che riconosca come falsa, riduttiva e fallace la dicotomia tra fede e ragione,
fra la dimensione trascendente dell’esistenza e la realtà empirica, fra il riconoscimento
della centralità di Dio nella storia dell’uomo e un autentico umanesimo, fra la libertà
umana e il diritto divino, per valorizzare piuttosto il contributo della dottrina
sociale della Chiesa ad una più profonda comprensione del reale, e rendere testimonianza
della fecondità storica dell'incontro fra fede e ragione. Il cardinale segretario
di Stato Tarcisio Bertone: “Fin dalle origini l’incontro del
Vangelo con la cultura si è realizzato non solo con le sue manifestazioni storiche,
qual è appunto la civiltà di un popolo, ma anche e soprattutto con il suo nucleo generatore,
che è l’uomo che cerca la verità, dal momento che il Vangelo non si identifica con
nessuna specifica cultura, ma le anima e le promuove tutte dall’interno.” Citando
il Papa nel discorso ai docenti europei nel giugno scorso il porporato ha quindi aggiunto:
“Da sempre la fede cristiana non può essere rinchiusa nel mondo astratto
delle teorie, ma deve essere calata in un’esperienza storica concreta che raggiunga
l’uomo nella verità più profonda della sua esistenza. L’annuncio del Vangelo infatti
non è la proposta di un’idea o di un’etica, ma l’incontro con una Persona che è fondamento
della realtà cosmica e storica. Pertanto l’evangelizzazione non si pone mai in contrapposizione
con la cultura delle diverse civiltà, ma le incontra tutte per aiutarle con il realismo
della propria fede nell’opera salvifica di Cristo e per sostenere lo sviluppo della
cultura in modo che ogni civiltà possa liberarsi dai pregiudizi e dalle strumentalizzazioni
ideologiche”.
Una missione che passa attraverso l’elaborazione di
proposte culturali inedite, capaci di rinnovare dall’interno le discipline scientifiche
per condurle alla ricerca della Verità e del Bene dell’uomo, e concorrere a realizzare
nuovo umanesimo. Mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio
Consiglio per la Cultura:
“La cultura sicuramente ha davanti a sé tanti
percorsi, ma la fede ha il compito di mostrare alcuni percorsi trascendenti, alcune
vie ulteriori che danno risposte a domande capitali da un’altra angolatura rispetto
alle risposte che può dare l’arte, la cultura, la filosofia, la ricerca umana”.
Un
rinnovamento della cultura – spiega ancora – che si fa specchio dell’incarnazione
di Cristo:
“La frase fondamentale del Vangelo di Giovanni, il Verbo
si è fatto carne, vuol dire che l’Eterno, l’Infinito, il Divino, l’Assoluto, il Trascendente
si fanno finito, contingente storico, spaziale, relativo, entrano nella carne, nella
storia dell’uomo. La Parola per eccellenza diventa le parole della cultura umana”.
Una proposta, quella dell’inculturazione del Vangelo, che si rivela
antidoto contro la crisi della modernità, che – osserva mons. Ravasi – offre dunque
una preziosa opportunità di crescita per l’intera società:
“La crisi
della modernità è da un lato sicuramente segno anche di un dramma e segno di una specie
di sfacelo in alcuni casi. Abbiamo la dispersione dei valori, abbiamo la dissoluzione
dei punti fermi, abbiamo l’incertezza, abbiamo anche i drammi di tipo economico, che
travolgono un po’ la società contemporanea, che si illudeva di trovare in sè tutte
le risposte. Ma dall’altra parte, è anche un grande momento fecondo. Come nell’esperienza
umana il dolore diventa quasi come una gestazione – uno scrittore americano, Saul
Bellow, diceva che il dolore rompe il sonno della ragione, cioè fa risvegliare ancora
l’intelligenza dell’uomo, così nella stessa maniera possiamo dire che la crisi della
modernità può diventare una base feconda per trovare altre risposte a quelle domande
eterne che l’umanità si pone”. Una crescita che – rimarca il Presidente
del Pontificio Consiglio della Cultura – si sostanzia nella tensione al Bene, ed insieme
nella ricerca della Verità e della Bellezza, ed è proprio nel profondo legame tra
il Bene, il Vero e il Bello che si esprime l’unità dei saperi, i quali tutti insieme
individuano un’unica strada di conoscenza per l’umanità.