2009-03-12 15:34:15

Incontro vescovi del Celam-Misereor: dichiarazione finale


“Il bene comune non è una semplice somma dei beni particolari di ogni persona e dei gruppi sociali”. Questo patrimonio, legato intrinsecamente alla persona e alla sua dignità, consiste “nell’insieme delle condizioni sociali che permettono e favoriscono agli esseri umani, alle famiglie e alle associazioni, il raggiungimento pieno e rapido della perfezione. Perciò questo bene dà senso e ragione profonda alla comunità politica, alle istituzioni sociali e, soprattutto, alle autorità civili. È anche criterio di ogni azione sociale e politica a tutti i livelli: locale, nazionale e internazionale”. Sono queste le riflessioni al centro delle conclusioni della riunione, tenutasi lo scorso 6 e 7 marzo in Vaticano, tra vescovi dell’America Latina, sotto il coordinamento del Celam, e l’Opera episcopale per lo sviluppo “Misereor” che assiste da diversi decenni l’opera evangelizzatrice e pastorale di queste Chiese. I partecipanti, con l’aiuto di esperti latinoamericani ed europei, hanno riflettuto a fondo sull’attuale crisi globale, economico-finanziaria nonché sociale. In particolare è stata affrontata la questione sulla scarsità di risorse di fronte a sfide urgenti e improrogabili. L’idea principale, come già era accaduto nell’incontro del 2007, è quella “di prospettare contributi dall’ottica della fede”. Presuli ed esperti si sono concentrati sui cambiamenti climatici, sulla crisi alimentare, sull’emergenza idrica, sui rischi della deforestazione e sui cosiddetti biocombustibili. La globalizzazione e la sua crescente interdipendenza, la deregulation dei mercati, obbligano secondo i partecipanti, ad una revisione del concetto di bene comune alla luce dei mutamenti in corso. Il bene comune associato soltanto alla realtà di un solo Paese o di una sola comunità appare “insufficiente”. Occorre, come è nella definizione stessa del concetto, che sia messo in relazione con l’intera famiglia umana. Seguendo quest’ottica, i partecipanti latinoamericani si rivolgono a tutti i governanti, leader politici e sociali, agli imprenditori e ai popoli. Dal punto di vista della crescita integrale degli esseri umani i bisogni e le risorse, pongono importanti problemi di giustizia e dunque si configura una realtà che interpella prima di tutto il bene comune. Tale questione è particolarmente pressante nel caso delle risorse naturali, soprattutto quelle che hanno a che fare direttamente con il cibo, l’acqua e l’aria che respiriamo. La biosfera, la terra in generale, ma soprattutto quella destinata all’agricoltura e alle falde acquifere, non possono essere ritenute risorse da gestire a discrezione dei singoli. Spesso in questi circuiti, come ricorda Benedetto XVI parlando sulla crisi alimentare, “oltre all’insufficienza di cibo e alle difficoltà per ottenerlo, vi sono anche fenomeni speculativi” (Messaggio per la Giornata mondiale della pace - 2009). Per i partecipanti all’incontro “l’attuale crisi dei mercati finanziari dimostra che la loro autoregolazione è un’illusione”. Si sarebbe potuto evitare l’innesco di tale crisi se fosse stata messa al centro la persona e le norme di un comportamento etico e solidale. Si sarebbe potuto arginare lo scoppio della crisi se, come è accaduto, “non si fosse pensato che il bene comune è solo quello di un gruppo di persone o di un solo Paese”. D’altra parte, l’odierna crisi rivela che è crollata la visione secondo la quale un modello di sviluppo è solo una questione di crescita economica. “Le risorse di cui dispone il mondo non sono sufficienti per affrontare la questione. La crisi ci chiama a cercare nuovi parametri per lo sviluppo del pianeta sia a nord sia a sud. È urgente tornare al concetto di crescita economica nell’ottica dell’etica dello sviluppo”. La dichiarazione si conclude con l’analisi delle diverse sfide sia per le persone che per le nazioni e le istituzioni sopranazionali. Al riguardo, si sottolinea il ruolo “regolatore” di Stati e dei governi, in particolare nel caso delle realtà economiche trasnazionali e delle risorse che appartengono a tutti e non solo ai cittadini che vivono entro un determinato confine. Si ribadisce, inoltre, l’importanza del rispetto dei diritti umani, in particolare quello della partecipazione. Infine, parlando dell’educazione al senso dell’efficacia, della sostenibilità e del rispetto del creato, il documento dà grande importanza alla realizzazione di sistemi educativi capaci di far crescere dei veri cittadini. Processo accanto al quale vanno sostenuti “contenuti culturali che insegnino a tutti che le risorse naturali hanno un limite e che è dovere di tutti avere cura del pianeta”. (A cura di Luis Badilla)







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