Incontro vescovi del Celam-Misereor: dichiarazione finale
“Il bene comune non è una semplice somma dei beni particolari di ogni persona e dei
gruppi sociali”. Questo patrimonio, legato intrinsecamente alla persona e alla sua
dignità, consiste “nell’insieme delle condizioni sociali che permettono e favoriscono
agli esseri umani, alle famiglie e alle associazioni, il raggiungimento pieno e rapido
della perfezione. Perciò questo bene dà senso e ragione profonda alla comunità politica,
alle istituzioni sociali e, soprattutto, alle autorità civili. È anche criterio di
ogni azione sociale e politica a tutti i livelli: locale, nazionale e internazionale”.
Sono queste le riflessioni al centro delle conclusioni della riunione, tenutasi lo
scorso 6 e 7 marzo in Vaticano, tra vescovi dell’America Latina, sotto il coordinamento
del Celam, e l’Opera episcopale per lo sviluppo “Misereor” che assiste da diversi
decenni l’opera evangelizzatrice e pastorale di queste Chiese. I partecipanti, con
l’aiuto di esperti latinoamericani ed europei, hanno riflettuto a fondo sull’attuale
crisi globale, economico-finanziaria nonché sociale. In particolare è stata affrontata
la questione sulla scarsità di risorse di fronte a sfide urgenti e improrogabili.
L’idea principale, come già era accaduto nell’incontro del 2007, è quella “di prospettare
contributi dall’ottica della fede”. Presuli ed esperti si sono concentrati sui cambiamenti
climatici, sulla crisi alimentare, sull’emergenza idrica, sui rischi della deforestazione
e sui cosiddetti biocombustibili. La globalizzazione e la sua crescente interdipendenza,
la deregulation dei mercati, obbligano secondo i partecipanti, ad una revisione del
concetto di bene comune alla luce dei mutamenti in corso. Il bene comune associato
soltanto alla realtà di un solo Paese o di una sola comunità appare “insufficiente”.
Occorre, come è nella definizione stessa del concetto, che sia messo in relazione
con l’intera famiglia umana. Seguendo quest’ottica, i partecipanti latinoamericani
si rivolgono a tutti i governanti, leader politici e sociali, agli imprenditori e
ai popoli. Dal punto di vista della crescita integrale degli esseri umani i bisogni
e le risorse, pongono importanti problemi di giustizia e dunque si configura una realtà
che interpella prima di tutto il bene comune. Tale questione è particolarmente pressante
nel caso delle risorse naturali, soprattutto quelle che hanno a che fare direttamente
con il cibo, l’acqua e l’aria che respiriamo. La biosfera, la terra in generale, ma
soprattutto quella destinata all’agricoltura e alle falde acquifere, non possono essere
ritenute risorse da gestire a discrezione dei singoli. Spesso in questi circuiti,
come ricorda Benedetto XVI parlando sulla crisi alimentare, “oltre all’insufficienza
di cibo e alle difficoltà per ottenerlo, vi sono anche fenomeni speculativi” (Messaggio
per la Giornata mondiale della pace - 2009). Per i partecipanti all’incontro “l’attuale
crisi dei mercati finanziari dimostra che la loro autoregolazione è un’illusione”.
Si sarebbe potuto evitare l’innesco di tale crisi se fosse stata messa al centro la
persona e le norme di un comportamento etico e solidale. Si sarebbe potuto arginare
lo scoppio della crisi se, come è accaduto, “non si fosse pensato che il bene comune
è solo quello di un gruppo di persone o di un solo Paese”. D’altra parte, l’odierna
crisi rivela che è crollata la visione secondo la quale un modello di sviluppo è solo
una questione di crescita economica. “Le risorse di cui dispone il mondo non sono
sufficienti per affrontare la questione. La crisi ci chiama a cercare nuovi parametri
per lo sviluppo del pianeta sia a nord sia a sud. È urgente tornare al concetto di
crescita economica nell’ottica dell’etica dello sviluppo”. La dichiarazione si conclude
con l’analisi delle diverse sfide sia per le persone che per le nazioni e le istituzioni
sopranazionali. Al riguardo, si sottolinea il ruolo “regolatore” di Stati e dei governi,
in particolare nel caso delle realtà economiche trasnazionali e delle risorse che
appartengono a tutti e non solo ai cittadini che vivono entro un determinato confine.
Si ribadisce, inoltre, l’importanza del rispetto dei diritti umani, in particolare
quello della partecipazione. Infine, parlando dell’educazione al senso dell’efficacia,
della sostenibilità e del rispetto del creato, il documento dà grande importanza alla
realizzazione di sistemi educativi capaci di far crescere dei veri cittadini. Processo
accanto al quale vanno sostenuti “contenuti culturali che insegnino a tutti che le
risorse naturali hanno un limite e che è dovere di tutti avere cura del pianeta”.
(A cura di Luis Badilla)