2009-03-11 15:25:43

Timori in Somalia dopo l'adozione della Sharia


Il Governo somalo ha approvato ieri l’instaurazione della Sharia. La proclamazione della legge coranica era stata promessa dal nuovo presidente Sceikh Ahmed, ai leader religiosi e ai capi clan alla fine dello scorso febbraio, in cambio di un cessate il fuoco. Effettivamente l’insurrezione islamica si è affievolita, ad eccezione del gruppo integralista al Shabaab, ritenuto il braccio armato somalo di al Qaeda. Roberta Gisotti ha intervistato Enrico Casale, redattore di Popoli, rivista internazionale dei Gesuiti: RealAudioMP3

D. – Quali conseguenze si possono paventare da questo provvedimento, considerato che la Sharia imposta in gran parte dei Paesi islamici è sovente ombrello per gravi violazioni dei diritti umani universalmente riconosciuti?
 
R. - Dobbiamo chiarire che la legge islamica verrà applicata solamente nella parte sud della Somalia, nella vecchia Somalia italiana. Nella parte nord, nel Somaliland, che è uno Stato che si è autodichiarato indipendente, questa legge non verrà applicata. C’è da dire che la situazione dell’ordine pubblico in Somalia è drammatica e la Sharia è stata invocata da più parti come l’unico strumento per riuscire a riportare un po’ di ordine in un Paese, in un’area in cui da 18 anni non esiste più nessuna legge ma esiste la legge dei clan, dei ‘signori della guerra’. Quindi, per riportare ordine è stata ripristinata questa legge. Il problema è che questa legge potrebbe sottendere delle violazioni dei diritti umani e, in effetti, come capita in altri Stati, anche in Somalia potrebbero esserci delle violazioni come già avvenne nel breve periodo in cui governarono nel 2006 le Corti islamiche con degli evidenti eccessi che portarono alla pena capitale per reati anche minimi.
 
D. - Dobbiamo quindi, confidare su un’interpretazione moderata della Sharia così come promette lo stesso presidente, riconosciuto come una personalità moderata dell’islamismo…
 
R. – Sì, speriamo che riesca ad imporre la sua visione e, quindi, riesca anche ad offrire delle tutele a quelle sparute minoranze cristiane che vivono e lavorano a beneficio della popolazione in Somalia.
 
D. - I soggetti a rischio sono soprattutto donne. E’ di questa mattina la notizia di uno stupro che è stato commesso, appunto, in Somalia da quattro ragazzi, ai quali è stata riconosciuta l’attenuante di non essere sposati…
 
R. – Sì, il vero pericolo è che ci siano degli eccessi e questo dello stupro sulla donna somala è effettivamente un eccesso, perché mette la donna su un piano radicalmente inferiore a quello dell’uomo.
 
D. - Si allarga, comunque, il fronte, in Africa, dei Paesi che applicano la Sharia…
 
R. – Sì, anche se teniamo presente che l’Africa non è un continente islamico anzi l’Islam è arrivato molto dopo - questo bisogna dirlo – rispetto, ad esempio, al Cristianesimo, però si è consolidato in tutto il nord Africa e in parte del Corno d’Africa. Teniamo presente anche che la Somalia è un Paese certamente musulmano al 99 per cento ma per secoli è stato un Islam molto tollerante, tanto è vero che fino alla caduta del regime di Siad Barre operavano in Somalia, abbastanza liberamente, la Chiesa cattolica e altre confessioni protestanti.







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