Il Governo somalo ha approvato ieri l’instaurazione della Sharia. La proclamazione
della legge coranica era stata promessa dal nuovo presidente Sceikh Ahmed, ai leader
religiosi e ai capi clan alla fine dello scorso febbraio, in cambio di un cessate
il fuoco. Effettivamente l’insurrezione islamica si è affievolita, ad eccezione del
gruppo integralista al Shabaab, ritenuto il braccio armato somalo di al Qaeda. Roberta
Gisotti ha intervistato Enrico Casale, redattore di Popoli, rivista internazionale
dei Gesuiti:
D. – Quali
conseguenze si possono paventare da questo provvedimento, considerato che la Sharia
imposta in gran parte dei Paesi islamici è sovente ombrello per gravi violazioni dei
diritti umani universalmente riconosciuti? R. - Dobbiamo chiarire
che la legge islamica verrà applicata solamente nella parte sud della Somalia, nella
vecchia Somalia italiana. Nella parte nord, nel Somaliland, che è uno Stato che si
è autodichiarato indipendente, questa legge non verrà applicata. C’è da dire che la
situazione dell’ordine pubblico in Somalia è drammatica e la Sharia è stata invocata
da più parti come l’unico strumento per riuscire a riportare un po’ di ordine in un
Paese, in un’area in cui da 18 anni non esiste più nessuna legge ma esiste la legge
dei clan, dei ‘signori della guerra’. Quindi, per riportare ordine è stata ripristinata
questa legge. Il problema è che questa legge potrebbe sottendere delle violazioni
dei diritti umani e, in effetti, come capita in altri Stati, anche in Somalia potrebbero
esserci delle violazioni come già avvenne nel breve periodo in cui governarono nel
2006 le Corti islamiche con degli evidenti eccessi che portarono alla pena capitale
per reati anche minimi. D. - Dobbiamo quindi, confidare su un’interpretazione
moderata della Sharia così come promette lo stesso presidente, riconosciuto come una
personalità moderata dell’islamismo… R. – Sì, speriamo che riesca
ad imporre la sua visione e, quindi, riesca anche ad offrire delle tutele a quelle
sparute minoranze cristiane che vivono e lavorano a beneficio della popolazione in
Somalia. D. - I soggetti a rischio sono soprattutto donne. E’
di questa mattina la notizia di uno stupro che è stato commesso, appunto, in Somalia
da quattro ragazzi, ai quali è stata riconosciuta l’attenuante di non essere sposati… R.
– Sì, il vero pericolo è che ci siano degli eccessi e questo dello stupro sulla donna
somala è effettivamente un eccesso, perché mette la donna su un piano radicalmente
inferiore a quello dell’uomo. D. - Si allarga, comunque, il
fronte, in Africa, dei Paesi che applicano la Sharia… R. – Sì,
anche se teniamo presente che l’Africa non è un continente islamico anzi l’Islam è
arrivato molto dopo - questo bisogna dirlo – rispetto, ad esempio, al Cristianesimo,
però si è consolidato in tutto il nord Africa e in parte del Corno d’Africa. Teniamo
presente anche che la Somalia è un Paese certamente musulmano al 99 per cento ma per
secoli è stato un Islam molto tollerante, tanto è vero che fino alla caduta del regime
di Siad Barre operavano in Somalia, abbastanza liberamente, la Chiesa cattolica e
altre confessioni protestanti.