Dialoghi in cattedrale: a San Giovanni in Laterano confronto sulla crisi e la speranza
Educare alla speranza e alla solidarietà contro l’incertezza e le paure suscitate
dalla crisi. E’ la proposta emersa dall’incontro svoltosi, ieri, presso la Basilica
di San Giovanni in Laterano, nell’ambito dell’iniziativa “Dialoghi in cattedrale”,
sul tema “Le sfide della crisi: paure e speranze”. A confronto autorevoli personalità
ecclesiastiche e rappresentanti della cultura contemporanea. C’era per noi, Claudia
Di Lorenzi:
“Osservate
come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che
neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro”. Ha inizio così,
con una citazione del celebre “Discorso della montagna”, dal Vangelo di Matteo, il
confronto in Basilica sul tema della crisi economica. Un invito ad affrontare le difficoltà
indotte dal crollo della finanza globale, dei mercati e delle borse, con un recupero
della dimensione essenziale dell’esistenza, all’insegna della sobrietà e delle libertà
dai falsi bisogni, nella certezza che il Padre celeste si fa incontro alle esigenze
di coloro che ricercano innanzitutto “il regno di Dio e la sua giustizia”. Una chiamata
a radicarsi in Dio che trae forza dalla speranza cristiana, la sola che nel buio della
crisi lascia intravedere la luce. Il cardinale vicarioAgostino
Vallini:
“Se la parola crisi la decliniamo soltanto sotto
il profilo economico impoveriamo il tema. E’ un tema che va al fondo della questione
che è quella della condizione del cuore dell’uomo. Un uomo povero interiormente non
ha speranza, ha solo paure. Un uomo aperto alla luce di Dio e della fede, non solo
ha la forza per superare e affrontare le paure, ma per vivere nella speranza e donare
speranza. Sono convinto che saremo capaci di superare questo momento di crisi economica
con la fiducia che altre e più grandi sfide possano essere affrontate e superate”.
Una speranza che - sottolinea Giuseppe De Rita,
segretario generale del Censis - di fronte alla moltiplicazione delle paure, consente
di guardare con fiducia alle sfide attuali, e di fornire letture pertinenti del dato
reale e soluzioni efficaci:
“Questa era già una società un po’ impaurita
dall’insicurezza urbana, dai furti, dagli omicidi, da paure immateriali come restare
solo, arrivare alla non autosufficienza. L’arrivo della crisi naturalmente crea paure
forse più gravi dal punto di vista psicologico e che sfuggono anche alla capacità
della famiglia o del singolo di padroneggiarle. C’è la paura di perdere il lavoro,
di non riuscire a pagare il mutuo, la paura del terrorismo, del fondamentalismo. Le
tante paure fanno sì che diamo risposte alle singole paure e questo è un errore perché
le paure non si rincorrono, vanno affrontate con la speranza, che non è solo una virtù
teologale, ma è avere un’idea di dove va il mondo, di dove vado io”.
Un
invito a riporre fiducia in Dio che – osserva mons. Gianfranco Ravasi,
presidente del Pontificio consiglio della cultura - non meno richiama l’uomo all’esercizio
di una responsabilità morale che rifugga l’egoismo e il ripiegamento su se stessi
in favore della solidarietà verso il prossimo e del riconoscimento della centralità
dell’uomo, nella dimensione sociale del vivere, come in quella economica:
“La
responsabilità morale si manifesta soprattutto in due dimensioni. Da una parte il
ritrovare ancora il senso di una solidarietà radicale nell’umanità: prima che essere
caratterizzati da alcune identità caratteristiche delle culture, la nostra base è
quella di essere tutti figli di Adamo e questo ci deve far pensare che quando la tempesta
si stende su tutta l’umanità tutti devono ritrovare questa solidarietà contro gli
egoismi e le divisioni. Dall’altra parte la responsabilità morale è nell’interno delle
strutture stesse. Hanno bisogno di avere non prima di tutto le leggi dell’economia,
come leggi quasi intangibili, ma di avere la presenza dell’umanità, dell’etica”.
Numerose
– aggiunge il presule – sono le iniziative ispirate a questi principi e i percorsi
che sarebbe auspicabile avviare. Ancora mons. Ravasi:
“Una delle esperienze
che ora si ramificano sempre di più è quella di questi fondi che le singole diocesi
stabiliscono per venire incontro alle difficoltà di alcune famiglie e di alcune persone.
Un’altra via potrebbe essere invece quella del far sì che tutti lavorino anche se
lavorano un po’ meno, che tutti possano avere dei servizi anche se tutti un po’ meno
rispetto a quel benessere a cui in maniera un po’ ottusa ci eravamo abituati. Per
esempio, ritornare maggiormente alla sobrietà perché la società dei consumi stava
creando l’idea che quanto più benessere hai tanta più felicità hai. Questo è un meccanismo
perverso e forse questa crisi fa capire che esistono dei valori non riducibili ai
semplici meccanismi sociologici o economici”.
E’ da questi valori –
conclude il cardinale Vallini – che trae alimento il coraggio necessario per affrontare
l’odierna crisi e trasformare le difficoltà dell’oggi in una preziosa opportunità
di crescita, per i singoli individui e per l’intera società.