2009-03-10 16:12:02

Brasile: in preparazione l'incontro nazionale sulla mobilità umana


La Chiesa brasiliana, in particolare le sue diverse componenti della Pastorale per la mobilità umana, è già entrata nella preparazione del Terzo Incontro nazionale in programma tra il 16 e 18 settembre prossimi. Il tema centrale scelto quest’anno sarà: “l’accoglienza e la mobilità umana”. I partecipanti rifletteranno soprattutto su due aspetti: promozione dei diritti umani e politiche migratorie. L’organismo della Conferenza episcopale brasiliana per la pastorale della mobilità umana, che opera dal 2003, è un coordinamento ecclesiale al quale prendono parte sette strutture che si occupano di settori specifici: brasiliani all’estero, migranti, rifugiati, persone che lavorano sulla strada, nomadi, uomini di mare e altri. La religiosa María do Carmo Gonçalves, segretaria esecutiva del coordinamento, ha spiegato che nel lavoro pastorale partecipano anche altre strutture ecclesiali come la Pastorale della terra, particolarmente impegnata nel contrasto di una realtà pericolosa e triste. Il traffico di esseri umani è un’altra complessa questione sulla quale si é discusso l’anno scorso durante un seminario di studio. Da allora, si è molto lavorato per sensibilizzare ad ogni livello, fuori e dentro la Chiesa, sul dramma del traffico di persone, spesso trattate alla stregua di uno schiavo. “Questo traffico, osserva suor María do Carmo Gonçalves, non si limita solo al caso delle donne brasiliane che vengono portate fuori dal Paese” per essere avviate, in particolare, alla prostituzione. “Esiste anche - ha precisato la religiosa - il traffico interno di donne e di bambini utilizzati nel commercio sessuale, ma anche in quello lavorativo, ambito in cui queste persone diventano dei veri schiavi sotto il giogo della violenza”. Per i responsabili delle diverse istanze della Pastorale brasiliana è urgente raggiungere, nella pastorale per la mobilità umana, un maggiore coordinamento con le istituzioni e i servizi governativi allo scopo di migliorare l’efficacia delle misure di prevenzione e repressione. La nuova schiavitù è quasi sempre legata al debito: si accetta un lavoro facendosi pagare una somma in anticipo. Da questo momento, per saldare il debito, lavoreranno gratuitamente per il proprio datore di lavoro il quale avrà tutto l’interesse a fare in modo che il debito originario non venga mai annullato, approfittando dell’analfabetismo e usando la coercizione fisica e la violenza. Suor María do Carmo Gonçalves ricorda che al momento, in Brasile, non esistono statistiche sul traffico di persone. Per questo è importante l’elaborazione di un quadro diagnostico più preciso e autorevole. Ci sono comunque numerosi rapporti indipendenti e internazionali, alcuni del governo statunitense, delle Nazioni Unite, nonché ricerche che illustrano e documentano questa realtà in particolare nelle “fazende” del Pará e dell’Ampá. Si calcola che, attualmente, almeno 27 milioni di persone vivano in “schiavitù”. I Paesi più colpiti da questo flagello nel mondo sono: Thailandia, Mauritania, Brasile, Pakistan e India. (L.B.)







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