2009-03-09 15:29:54

Tibet: arrestati oltre cento monaci buddisti


Più di 100 monaci del monastero tibetano di An Tuo, nella provincia cinese di Qinghai, sono stati arrestati dopo una manifestazione tenuta in occasione del Capodanno tibetano, che si è celebrato il 25 febbraio. Lo hanno affermato alcuni monaci parlando con due giornalisti italiani, il corrispondente dell'Ansa e quello di Sky Tg24, che subito dopo sono stati fermati dalla polizia per tre ore. Gli arresti sono stati 109 sui circa 300 monaci che vivono abitualmente nel monastero. I monaci di An Tuo hanno aggiunto che domani - 50.mo anniversario della rivolta tibetana, conclusasi con la fuga in India del Dalai Lama - potrebbero verificarsi altre manifestazioni. Un altro episodio di protesta si è verificato nella provincia del Qinghai, nella contea di Guoluo, dove due auto della polizia sono state colpite da una rudimentale bomba. Sia la contea di Guinan, che quella di Guoluo, hanno la popolazione in gran parte tibetana. Da parte sua, il leader cinese, Hu Jintao, ha fatto appello ai dirigenti del Tibet a formare una “grande muraglia” contro il separatismo, alla vigilia del 50.mo anniversario della rivolta contro la presenza cinese.

Allerta dell’esercito nordcoreano per l'esercitazione Usa-Corea del Sud
La Corea del Nord ha ordinato lo stato di “allerta totale” al suo esercito, dopo aver interrotto le comunicazioni con Seul, in risposta all’esercitazione militare congiunta di Stati Uniti e Corea del Sud iniziata questa mattina. L'esercitazione militare, svolta annualmente, vede impegnati fino al 20 marzo circa 26 mila soldati americani e decine di migliaia sudcoreani, oltre all'utilizzo di forze aeree e navali, tra le quali una portaerei Usa a propulsione nucleare. Intanto, il leader nordcoreano, Kim Jong-il, candidato unico per il seggio parlamentare del distretto numero 333, è stato rieletto con un plebiscito pari al 100% dei suffragi. Ad annunciarlo è stata oggi l'agenzia nordcoreana e organo di regime Kcna, secondo cui nella circoscrizione elettorale di Kim tutti i cittadini aventi diritto di voto si sono recati alle urne e all'unanimità hanno dato la preferenza al loro leader. Le elezioni di domenica, il cui esito finale non è ancora stato comunicato, rinnovano la Suprema assemblea popolare (il Parlamento nordcoreano). Il mandato quinquennale dell'undicesima legislatura era giunto al termine lo scorso settembre e nessuna spiegazione formale è mai stata presentata in merito al ritardo per indire il rinnovo dell'assemblea.

Sri Lanka
Il duro conflitto fra militanti Tamil e i reparti dell’esercito regolare, che ha caratterizzato anche l'ultimo fine-settimana nello Sri Lanka, ha causato la morte di almeno 150 guerriglieri. Continua intanto senza sosta l’esodo dei civili dalla zona del conflitto. Da mesi ormai, il governo di Colombo ha lanciato una dura offensiva per recuperare i territori nel nord del Paese sotto controllo delle forze ribelli Tamil ed un portavoce militare ha assicurato che ormai le residue forze indipendentiste sono confinate in un'area di 45 kmq. nello Sri Lanka nord-orientale. Il sito www.tamilnet.com, vicino alla guerriglia, ha pubblicato un appello “alla comunità internazionale” firmato dai responsabili dei quattro principali partiti che rappresentano i Tamil al parlamento di Colombo (Itak, Eprlf, Actc e Telo) con il quale si chiede “un immediato cessate-il-fuoco” per soccorrere “i 330 mila civili assediati nell'area dalle forze armate cingalesi”.

Pakistan
Il capo dell'esercito pachistano, generale Ashfaq Kayani, ha chiesto al presidente pakistano, Asif Ali Zardari, di impegnarsi a fondo contro il terrorismo, invitandolo ad “agire o a lasciare”. Lo riferiscono le televisioni indiane che riprendono fonti di stampa pakistane. Kayani - nominato dall'ex presidente, Pervez Musharraf - è appena ritornato dagli Stati Uniti e ha riferito a Zardari le preoccupazioni dell'amministrazione americana, secondo la quale - dicono le tv - governo e presidenza a Islamabad starebbero impegnandosi in questioni politiche trascurando il terrorismo e i talebani nel nordovest del Paese. Gli Usa avrebbero inoltre criticato l'appoggio, denunciato dall'opposizione, che Zardari avrebbe dato alla sentenza con la quale la Corte suprema ha recentemente annullato l'elezione di Shahbaz Sharif, fratello più giovane dell'ex premier pachistano Nawaz Sharif, facendolo decadere dalla carica di capo del governo dello Stato del Punjab. Una sentenza che, di fatto, decreta il controllo diretto del governo centrale sul Punjab e che rischia di far salire la tensione fra i due principali partiti del Pakistan.

Israele
In Israele, si profila un governo di destra con l'alleanza tra il Likud e cinque formazioni laiche e confessionali. La conferma è arrivata ieri, dopo che il leader laburista, Ehud Barak, ha comunicato al premier incaricato, Benjamin Netanyahu, che non intende avviare un negoziato per un esecutivo di larghe intese. Sul fronte palestinese, invece, le dimissioni del premier Fayyad aprono la strada ad un esecutivo di unità nazionale. Alla luce di questa situazione politica così complessa, si può pensare ad un produttivo processo di pace israelo-palestinese? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Erik Salerno, corrispondente in Medio Oriente per il quotidiano Il Messaggero:RealAudioMP3

R. - Si può pensare a qualcosa che si muove in tutto lo scacchiere mediorientale, anche in Israele. Non è detto che quello che sta succedendo in Israele - cioè l’esecutivo di centrodestra, più destra che centro - sarà quello che determinerà gli avvenimenti dei prossimi mesi. Potrebbe durare poco un esecutivo del genere, potrebbe anche cambiare per strada. E poi c’è il grande punto interrogativo: chi è veramente Liebermann, l’uomo cui Netanyahu dovrebbe affidare il Ministero degli esteri?

 
D. - Che tipo di rapporti possiamo attenderci tra questi due esecutivi?

 
R. - È ancora molto presto per determinare un rapporto tra i due esecutivi. Io credo che il problema per i palestinesi sarà di formare un governo di tecnici capace di riconciliare il gruppo Fatah e il gruppo Hamas a Gaza. Dopodiché, sarà il presidente dell’Olp, Abbas, a dover negoziare con Israele. Perciò, se riescono a stare calmi, e se gli americani premono a sufficienza per avviare bene questo dialogo, le cose potrebbero marciare.

 
D. - La nuova amministrazione americana ha espresso chiaramente la sua posizione sulla questione israelo-palestinese: due Stati autonomi che convivano in pace. Un’ipotesi ancora in piedi o va rivista?

 
R. - Direi che è l’unica ipotesi in piedi per il momento. Tante altre cose potrebbero succedere, però questa è la linea sulla quale tutti vogliono camminare, ed è teoricamente quella più facile da realizzare.

D. - Sul campo proseguono intanto le violenze: lanci di razzi da Gaza da una parte e raid di aerei israeliani sulla Striscia dall’altra. Come si interromperò questa spirale?

 
R. - Si interromperà, probabilmente, se le due parti arriveranno ad una tregua vera e questo dipende dai giochi interni ad Israele, anche perché quello che è accaduto è che Olmert, che prima aveva parlato di tregua, adesso non vuole regalare delle cose ad Hamas. Questo non credo sia soltanto una questione di Olmert. Io credo che Olmert stia rispondendo in questo anche alle pressioni che subisce da parte palestinese, cioè da parte del presidente, che non ama l’idea in questo momento di rafforzare ulteriormente Hamas, regalandole il riconoscimento del suo ruolo a Gaza.

 
La Siria e le prospettive di pace con Israele
La Siria siglerà la pace con Israele soltanto se si risolverà anche la questione palestinese. Lo ha affermato il presidente siriano, Bashar al-Assad, in un'intervista apparsa stamani sul quotidiano al-Khalij (Il Golfo) degli Emirati Arabi Uniti. Assad sottolinea la differenza tra “accordo di pace” e “pace globale”. “Il primo - afferma - è un pezzo di carta che si firma e che significa l'avvio di scambi commerciali, la normalizzazione delle relazioni, la definizione di confini o altro. E la nostra gente non lo accetterebbe, specialmente perchè così non si risolverebbe la questione del mezzo milione di palestinesi che si trovano in Siria”. Il presidente siriano ribadisce invece l'esigenza di raggiungere un accordo per “una pace globale” in cui, oltre alla restituzione dei territori arabi occupati, Israele s'impegna a risolvere anche la questione palestinese. “Crediamo che se Israele firmasse con la Siria (un accordo di pace), prima o poi metterebbe da parte la questione palestinese”, ha detto Assad. In forza della risoluzione Onu n.242 del 1967, la Siria rivendica la restituzione delle Alture del Golan, occupate da Israele 42 anni fa e annesse allo Stato ebraico nel 1981. I due Paesi hanno interrotto i negoziati di pace diretti nel gennaio 2000. Contatti indiretti tra Damasco e Tel Aviv si erano avuti nei mesi scorsi, ma sono stati prima interrotti da Israele in seguito alla crisi politica interna, e poi sospesi da Damasco durante la recente offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza.

Francia - Stati Uniti
“Mi rammarico per il fatto che gli americani non si siano mai uniti a noi in una condanna più decisa delle colonie di ripopolamento israeliane”: lo ha detto, in un'intervista al quotidiano Le Figaro, il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner. “Non ci sarà pace possibile fin quando le colonie prolifereranno - ha aggiunto Kouchner - ma la diplomazia francese è ostinata”. Per il capo del Quai d'Orsay, “l'offensiva militare israeliana a Gaza è stata controproducente e non ha risolto nulla”. Per il momento, Parigi “sostiene la mediazione egiziana in corso”. “Il momento in cui Hamas formerà un governo con il Fatah e rispetterà i principi del processo di pace - ha continuato Kouchner riferendosi a un possibile dialogo futuro con Hamas - noi non avremo più problemi a parlare con quella fazione. Ma devono accettare l'iniziativa di pace saudita approvata dalla Lega araba”.

Zimbabwe
Il primo ministro dello Zimbabwe, Morgan Tsvangirai, ha detto che l'incidente stradale in cui lui è rimasto ferito e la moglie uccisa non è stato un attentato. Secondo la ricostruzione della polizia, l'auto su cui viaggiavano il premier e la moglie è stata investita, venerdì scorso, da un camion appartenente all'Agenzia di sviluppo degli Stati Uniti, il cui autista si era addormentato. L'incidente di Tsvangirai, che è ritornato oggi ad Harare per partecipare al funerale della moglie Susan, aveva suscitato molti sospetti inizialmente anche perchè avvenuto tre settimane dopo la sua nomina a primo ministro nell'ambito di un'intesa con il presidente, Robert Mugabe. Intanto, l'epidemia di colera nello Zimbabwe ha superato la soglia dei quattromila morti, ha annunciato a Ginevra l'Organizzazione mondiale della sanita (Oms). Dallo scoppio dei primi casi nell'agosto 2008, il colera ha provocato il decesso di 4.011 persone su un totale di 89.018 malati, ha precisato l'Oms. Il tasso di mortalità è in declino al 4,5 %, ma per essere accettabile dovrebbe risultare inferiore all'1%. Anche il numero di nuovi casi appare in diminuzione, ma è necessario non abbassare la guardia a causa del ritorno delle forti piogge, aveva ammonito l'Oms la settimana scorsa. Si tratta di una delle più gravi epidemie di colera, secondo l'Oms.

Uganda
Sono undici le vittime dell'incidente aereo avvenuto oggi ad un cargo appena decollato da Entebbe, in Uganda. Lo hanno reso noto fonti ufficiali dell'aeronautica civile. Si tratta di quattro membri dell'equipaggio e sette militari di cui ufficialmente non è stata precisata la nazionalità. Ma da altre fonti concordi si apprende che almeno un membro dell'equipaggio è sudafricano, mentre tre dei sette militari a bordo erano burundesi (Paese che anche opera, come l'Uganda, nelle forze di pace panafricane in Somalia), ugandesi gli altri quattro. L'incidente, di cui ancora non si conoscono le cause, è avvenuto alle 05:14 locali (03:14 italiane). L'aereo, precipitato in fiamme nel lago Vittoria, era un cargo Ilyushin 76. La destinazione era Mogadiscio, dove trasportava tende, purificatori d'acqua ed altri rifornimenti destinati alle forze di pace panafricane in Somalia.

Ue: altri sei milioni di disoccupati entro il 2010
La crisi economica “colpisce duramente e richiede un'azione urgente”, perchè la recessione senza precedenti creerà altri sei milioni di disoccupati entro il 2010. E' quanto si legge nel messaggio che il Consiglio economico e sociale invierà ai leader Ue che si riuniranno il prossimo 19 e 20 marzo nel Consiglio di primavera. “Le severe conseguenze sociali della crisi finanziaria avranno un impatto su individui e famiglie - si legge nel documento - e la rapida crescita della disoccupazione è al centro delle preoccupazioni dei cittadini europei”. Tali preoccupazioni vanno affrontate con “azioni mirate per stimolare l'occupazione, prevenire e limitare la perdita di posti di lavoro e il loro impatto sociale”.

Bce: concordia contro il protezionismo
Il presidente della Banca centrale europea, Jean Claude Trichet, afferma che c'è concordia fra le banche centrali per una posizione “a favore del libero commercio e contro il protezionismo”. È quanto ha riferito il numero uno dell'istituto di Francoforte al termine della riunione dei governatori alla Bri di Basilea.

Mediazione Ue tra Slovenia e Croazia
La Croazia ha accettato la proposta dell'Ue di una mediazione da parte di un gruppo di politici ed esperti sulla disputa relativa alla delimitazione dei confini con la Slovenia nel Golfo di Pirano, nel nord dell'Adriatico. Lo si è appreso da un comunicato diffuso al termine di una riunione tra il primo ministro croato, Sanader, il presidente, Stipe Mesic, e i rappresentati di tutti i partiti politici in parlamento. Il sì di Zagabria ha però due condizioni. La mediazione deve servire ad aiutare i due Paesi “a formulare una proposta di accordo per presentare il contenzioso davanti alla Corte internazionale dell'Aia”, e non a tracciare effettivamente i confini. I dirigenti politici croati chiedono inoltre che Lubiana “rinunci immediatamente” al suo veto sul proseguimento dei negoziati di adesione della Croazia all'Ue, posto a metà dicembre proprio a causa del contenzioso sui confine marittimi. Questo darebbe a Zagabria la possibilità di portare a termine i negoziati entro la fine dell'anno per entrare nell'Ue nel 2011.

Grecia
Una bomba è esplosa oggi vicino a un'agenzia della banca Citibank, nella zona nord di Atene, provocando diversi danni materiali, ma senza fare vittime. Lo ha reso noto la polizia. L'ordigno di fattura artigianale è stato collocato dietro l'edifico della banca, situato nel quartiere di Psychiko. Due automobili sono state danneggiate dall'esplosione. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
 

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 68

 

 
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