2009-03-09 14:46:57

Seminario per i vescovi responsabili delle Comunicazioni Sociali: intervista con mons. Celli


E’ iniziato oggi a Roma un Seminario per i vescovi responsabili delle Comunicazioni Sociali nelle Conferenze episcopali. I presuli rifletteranno per cinque giorni sulle nuove prospettive per la comunicazione ecclesiale in un’epoca di grandi cambiamenti nelle tecnologie e nella cultura delle comunicazioni. Sugli obiettivi di questo Seminario ascoltiamo mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, dicastero che ha promosso l’evento. L’intervista è di Philippa Hitchen:RealAudioMP3

R. – I vescovi saranno invitati ad avere una conoscenza approfondita di ciò che sta avvenendo nel campo dei media, a vederne le problematiche che emergono: vedere come emerge una nuova cultura da queste nuove tecnologie. Il Papa parla di nuove tecnologie e nuove relazioni, ma sottolinea anche che bisogna promuovere una cultura di dialogo, di rispetto e di amicizia. Il tema sul quale i vescovi sono invitati a riflettere sarà da un lato una più approfondita conoscenza di ciò che sta avvenendo e dall’altro vedere a che cosa la Chiesa è chiamata per essere presente in questa nuova cultura digitale che sta emergendo, vedere cosa oggi può dare e come può intessere un dialogo con questa nuova realtà.
 
D. - La Chiesa come guarda a queste nuove tecnologie?
 
R. – La Chiesa non guarda più alle nuove tecnologie solamente come nuovi strumenti ma come promotori, come ispiratori, come fattori, creatori di una nuova cultura. Il nostro problema è vedere come i vescovi entrano in dialogo. Sarà interessante perché la prima parte del congresso sarà vedere, capire e incominciare a scoprire alcune linee antropologiche, poi i professori della Salesiana aiuteranno i vescovi a fare un passo ulteriore e a capire come poter essere presenti pastoralmente in questa cultura.
 
D. – Questo seminario ha anche un traguardo preciso, quello di aggiornare l’insegnamento della Chiesa sui nuovi media. Quali sono gli obiettivi in questo senso?
 
R. – L’ultimo giorno e mezzo sarà dedicato a vedere come riusciamo a delineare alcune linee guida di una nuova pastorale e, quindi, vedere se riusciamo a delineare già le linee portanti di un nuovo documento, perché “Aetatis novae”, del 1992, comincia già a diventare vecchio. Direi che dal ’92 a oggi le tecnologie hanno fatto dei balzi in avanti e rispetto al ’92 sta emergendo veramente questa cultura digitale che è fatta di nuove realtà. Pensiamo a questi social networks dove oggi si incontrano centinaia di milioni di persone. Molta gente crea rapporti che vanno al di là della barriera geografica o nazionale e questo ha un significato profondo, è un cammino. Per esempio, ero a Dallas poco tempo fa, e qui c’è un gruppo di persone che cerca di promuovere un social network cattolico per difendere specialmente le giovani generazioni. Il problema è che il non vedere l’altro, oppure che l’altro sia soltanto un nome, questo permette atteggiamenti disinibiti e per di più le “cam” oggi permettono questi rapporti virtuali che creano uno stile di vita che ti fanno perdere certi valori. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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