Seminario per i vescovi responsabili delle Comunicazioni Sociali: intervista con mons.
Celli
E’ iniziato oggi a Roma un Seminario per i vescovi responsabili delle Comunicazioni
Sociali nelle Conferenze episcopali. I presuli rifletteranno per cinque giorni sulle
nuove prospettive per la comunicazione ecclesiale in un’epoca di grandi cambiamenti
nelle tecnologie e nella cultura delle comunicazioni. Sugli obiettivi di questo Seminario
ascoltiamo mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle
Comunicazioni Sociali, dicastero che ha promosso l’evento. L’intervista è di Philippa
Hitchen:
R. – I vescovi
saranno invitati ad avere una conoscenza approfondita di ciò che sta avvenendo nel
campo dei media, a vederne le problematiche che emergono: vedere come emerge una nuova
cultura da queste nuove tecnologie. Il Papa parla di nuove tecnologie e nuove relazioni,
ma sottolinea anche che bisogna promuovere una cultura di dialogo, di rispetto e di
amicizia. Il tema sul quale i vescovi sono invitati a riflettere sarà da un lato una
più approfondita conoscenza di ciò che sta avvenendo e dall’altro vedere a che cosa
la Chiesa è chiamata per essere presente in questa nuova cultura digitale che sta
emergendo, vedere cosa oggi può dare e come può intessere un dialogo con questa nuova
realtà. D. - La Chiesa come guarda a queste nuove tecnologie? R.
– La Chiesa non guarda più alle nuove tecnologie solamente come nuovi strumenti ma
come promotori, come ispiratori, come fattori, creatori di una nuova cultura. Il nostro
problema è vedere come i vescovi entrano in dialogo. Sarà interessante perché la prima
parte del congresso sarà vedere, capire e incominciare a scoprire alcune linee antropologiche,
poi i professori della Salesiana aiuteranno i vescovi a fare un passo ulteriore e
a capire come poter essere presenti pastoralmente in questa cultura. D.
– Questo seminario ha anche un traguardo preciso, quello di aggiornare l’insegnamento
della Chiesa sui nuovi media. Quali sono gli obiettivi in questo senso? R.
– L’ultimo giorno e mezzo sarà dedicato a vedere come riusciamo a delineare alcune
linee guida di una nuova pastorale e, quindi, vedere se riusciamo a delineare già
le linee portanti di un nuovo documento, perché“Aetatis novae”,
del 1992, comincia già a diventare vecchio. Direi che dal ’92 a oggi le tecnologie
hanno fatto dei balzi in avanti e rispetto al ’92 sta emergendo veramente questa cultura
digitale che è fatta di nuove realtà. Pensiamo a questi social networks dove oggi
si incontrano centinaia di milioni di persone. Molta gente crea rapporti che vanno
al di là della barriera geografica o nazionale e questo ha un significato profondo,
è un cammino. Per esempio, ero a Dallas poco tempo fa, e qui c’è un gruppo di persone
che cerca di promuovere un social network cattolico per difendere specialmente le
giovani generazioni. Il problema è che il non vedere l’altro, oppure che l’altro sia
soltanto un nome, questo permette atteggiamenti disinibiti e per di più le “cam” oggi
permettono questi rapporti virtuali che creano uno stile di vita che ti fanno perdere
certi valori. (Montaggio a cura di Maria Brigini)