La visita di Benedetto XVI nel Monastero di Santa Francesca Romana a Tor de' Specchi
Dopo la visita al Campidoglio il Papa si è recato nel vicino Monastero delle Oblate
di Santa Francesca Romana a Tor de’ Specchi. Nella Cappella del Coro si è svolto un
breve momento di adorazione del Santissimo Sacramento e di venerazione del corpo di
Santa Francesca Romana, di cui oggi ricorre la memoria liturgica. Quindi Benedetto
XVI ha tenuto il suo discorso preceduto dal saluto di Madre Maria Camilla Rea, presidente
del Monastero. Ce ne parla Sergio Centofanti. Benedetto XVI
rende omaggio alla “più romana delle Sante” mentre ancora è in corso il quarto centenario
della sua canonizzazione. Parla della “totale dedizione a Dio e al prossimo” di Santa
Francesca Romana, sposa, madre di tre figli e poi fondatrice delle Oblate di Tor de’
Specchi: tra il 1300 e il 1400 ha fatto scaturire un’originale esperienza in cui il
silenzio e la preghiera sono strettamente uniti all’operosità: “Contemplazione
e azione, preghiera e servizio di carità, ideale monastico e impegno sociale: tutto
questo ha trovato qui un ‘laboratorio’ ricco di frutti, in stretto legame con i monaci
Olivetani di Santa Maria Nova. Il vero motore però di quanto qui si è compiuto nel
corso del tempo è stato il cuore di Francesca, nel quale lo Spirito Santo riversò
i suoi doni spirituali e al tempo stesso suscitò tante iniziative di bene”. Il
Monastero di Santa Francesca Romana – ha sottolineato il Papa – è caratterizzato da
“un singolare equilibrio tra vita religiosa e vita laicale, tra vita nel mondo e fuori
dal mondo” e “si trova nel cuore della città” quasi un “simbolo della necessità di
riportare al centro della convivenza civile la dimensione spirituale, per dare senso
pieno alle molteplici attività dell’essere umano”: “Proprio
in questa prospettiva, la vostra comunità, insieme con tutte le altre comunità di
vita contemplativa, è chiamata ad essere una sorta di ‘polmone’ spirituale della società,
perché a tutto il fare, a tutto l’attivismo di una città non venga a mancare il ‘respiro’
spirituale, il riferimento a Dio e al suo disegno di salvezza. È questo il servizio
che rendono in particolare i monasteri, luoghi di silenzio e di meditazione della
Parola divina, luoghi dove ci si preoccupa di tenere sempre la terra aperta verso
il cielo”. “Il vero edificio che Dio ama costruire è la
vita dei santi” – ha proseguito il Papa – e “anche ai nostri giorni, Roma ha bisogno
di donne … tutte di Dio e tutte del prossimo”: “Donne capaci
di raccoglimento e di servizio generoso e discreto; donne che sanno obbedire ai Pastori,
ma anche sostenerli e stimolarli con i loro suggerimenti, maturati nel colloquio con
Cristo e nell’esperienza diretta sul campo della carità, dell’assistenza ai malati,
agli emarginati, ai minori in difficoltà. E’ il dono di una maternità che fa tutt’uno
con l’oblazione religiosa, sul modello di Maria Santissima … Il cuore di Maria è il
chiostro dove la Parola continua a parlare nel silenzio, e al tempo stesso è la fornace
di una carità che spinge a gesti coraggiosi, come pure a una condivisione perseverante
e nascosta”.