Il Papa si è recato stamani in visita in Campidoglio, accolto dal sindaco Gianni Alemanno.
Durante la seduta straordinaria del Consiglio comunale ha tenuto il suo discorso.
Ecco il testo integrale.
Signor Sindaco, Signor Presidente del
Consiglio Comunale, Signori e Signore Assessori e Consiglieri del Comune
di Roma, Illustri Autorità, cari amici! Come
è stato ricordato, non è la prima volta che un Papa viene accolto con tanta cordialità
in questo Palazzo Senatorio, e prende la parola in questa solenne Aula consiliare,
nella quale si riuniscono i massimi rappresentanti dell’amministrazione cittadina.
Gli annali della storia registrano innanzitutto la breve sosta del beato Pio IX nella
Piazza del Campidoglio, dopo la visita alla Basilica dell’Ara Coeli, il 16 settembre
1870. Molto più recente è la visita che compì il Papa Paolo VI il 16 aprile 1966,
alla quale seguì quella del mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II, il 15 gennaio
del 1998. Sono gesti che testimoniano l’affetto e la stima che i Successori di Pietro,
Pastori della comunità cattolica romana e della Chiesa universale, nutrono da sempre
nei confronti di Roma, centro della civiltà latina e cristiana, “madre accogliente
dei popoli” (cfr Prudenzio, Peristephanon, carme 11, 191) e “discepola della verità”
(cfr Leone Magno, Tract. septem et nonaginta). E’ pertanto
con comprensibile emozione che prendo ora la parola nel corso dell’odierna mia visita.
La prendo per esprimere innanzitutto, Signor Sindaco, la mia riconoscenza per il gentile
invito a visitare il Campidoglio che Ella mi ha rivolto all’inizio del Suo mandato
di primo magistrato dell’Urbe. Grazie anche per le profonde espressioni con cui, interpretando
il pensiero dei presenti, mi ha accolto. Il mio saluto si estende al Signor Presidente
del Consiglio comunale, che ringrazio per i nobili sentimenti espressi a nome anche
dei colleghi. Ho seguito con grande attenzione le riflessioni sia del Sindaco che
del Presidente ed ho colto in esse la decisa volontà dell’Amministrazione di servire
questa Città puntando al suo vero ed integrale benessere materiale, sociale e spirituale.
Il mio cordiale saluto va infine agli Assessori e ai Consiglieri del Comune, ai Rappresentanti
del Governo, alle Autorità e alle Personalità, a tutta la cittadinanza romana. Con
l’odierna mia presenza su questo Colle, sede ed emblema della storia e della missione
di Roma, mi preme rinnovare l’assicurazione dell’attenzione paterna che il Vescovo
della comunità cattolica nutre non solamente nei confronti dei membri di questa, ma
anche di tutti i romani e di quanti da varie parti d’Italia e del mondo vengono nella
Capitale per ragioni religiose, turistiche, di lavoro, o per restarvi integrandosi
nel tessuto cittadino. Sono qui quest’oggi per incoraggiare l’impegno non facile di
voi Amministratori al servizio di questa singolare Metropoli; per condividere le attese
e le speranze degli abitanti ed ascoltarne le preoccupazioni e i problemi di cui voi
vi fate responsabili interpreti in questo Palazzo, che costituisce il naturale e dinamico
centro dei progetti che fervono nel “cantiere” della Roma del terzo millennio. Signor
Sindaco, ho ravvisato nel suo intervento il fermo proposito di operare perché Roma
continui ad essere faro di vita e di libertà, di civiltà morale e di sviluppo sostenibile,
promosso nel rispetto della dignità di ogni essere umano e della sua fede religiosa.
Mi preme assicurare Lei ed i suoi collaboratori, che la Chiesa cattolica, come sempre,
non farà mancare il suo attivo sostegno ad ogni iniziativa culturale e sociale rivolta
a promuovere il bene autentico di ogni persona e della Città nel suo insieme. Segno
di questa collaborazione vuole essere il dono del “Compendio della Dottrina Sociale
della Chiesa”, che con affetto offro al Sindaco e agli altri Amministratori. Signor
Sindaco, Roma è sempre stata una città accogliente. Specialmente negli ultimi secoli,
essa ha aperto i suoi istituti universitari e centri di ricerca civili ed ecclesiastici
a studenti provenienti da ogni parte del mondo, i quali, tornando nei loro Paesi,
sono poi chiamati a ricoprire ruoli e mansioni di alta responsabilità in vari settori
della società, come pure nella Chiesa. Questa nostra città, come del resto l’Italia
e l’intera umanità, si trova ad affrontare oggi inedite sfide culturali, sociali ed
economiche, a causa delle profonde trasformazioni e dei numerosi cambiamenti sopravvenuti
in questi ultimi decenni. Roma si è andata popolando di gente che proviene da altre
nazioni e appartiene a culture e tradizioni religiose diverse, ed in conseguenza di
ciò, ha ormai il volto di una Metropoli multietnica e multireligiosa, nella quale
talvolta l’integrazione è faticosa e complessa. Da parte della comunità cattolica
non verrà mai meno un convinto apporto per trovare modalità sempre più adatte alla
tutela dei diritti fondamentali della persona nel rispetto della legalità. Sono anch’io
persuaso, come Ella, Signor Sindaco, ha affermato, che, attingendo nuova linfa alle
radici della sua storia plasmata dal diritto antico e dalla fede cristiana, Roma saprà
trovare la forza per esigere da tutti il rispetto delle regole della convivenza civile
e respingere ogni forma di intolleranza e discriminazione. Mi
sia permesso, inoltre, notare che gli episodi di violenza, da tutti deplorati, manifestano
un disagio più profondo; sono il segno – direi – di una vera povertà spirituale che
affligge il cuore dell’uomo contemporaneo. La eliminazione di Dio e della sua legge,
come condizione della realizzazione della felicità dell’uomo, non ha affatto raggiunto
il suo obbiettivo; al contrario, priva l’uomo delle certezze spirituali e della speranza
necessarie per affrontare le difficoltà e le sfide quotidiane. Quando, ad esempio,
ad una ruota manca l’asse centrale, viene meno la sua funzione motrice. Così la morale
non adempie al suo fine ultimo se non ha come perno l’ispirazione e la sottomissione
a Dio, fonte e giudice di ogni bene. Dinanzi all’affievolimento preoccupante degli
ideali umani e spirituali che hanno reso Roma “modello” di civiltà per il mondo intero,
la Chiesa, attraverso le comunità parrocchiali e le altre realtà ecclesiali, si sta
impegnando in una capillare opera educativa, tesa a far riscoprire, in particolare
alle nuove generazioni, quei valori perenni. Nell’era post-moderna Roma deve riappropriarsi
della sua anima più profonda, delle sue radici civili e cristiane, se vuole farsi
promotrice di un nuovo umanesimo che ponga al centro la questione dell’uomo riconosciuto
nella sua piena realtà. L’uomo, svincolato da Dio, resterebbe privo della propria
vocazione trascendente. Il cristianesimo è portatore di un luminoso messaggio
sulla verità dell'uomo, e la Chiesa, che di tale messaggio è depositaria, è consapevole
della propria responsabilità nei confronti della cultura contemporanea. Quante
altre cose vorrei dire in questo momento! Come Vescovo di questa Città non posso dimenticare
che anche a Roma, a causa dell’attuale crisi economica a cui prima accennavo, va crescendo
il numero di coloro che, perdendo l’occupazione, vengono a trovarsi in condizioni
precarie e talora non riescono a fare fronte agli impegni finanziari assunti, penso
ad esempio all’acquisto o la locazione della casa. Occorre allora uno sforzo concorde
fra le diverse Istituzioni per venire incontro a quanti vivono nella povertà. La Comunità
cristiana, attraverso le parrocchie e altre strutture caritative, è già impegnata
a sostenere quotidianamente tante famiglie che faticano a mantenere un dignitoso tenore
di vita e, come già avvenuto recentemente, è pronta a collaborare con le autorità
preposte al perseguimento del bene comune. Anche in questo caso i valori della solidarietà
e della generosità, che sono radicati nel cuore dei romani, potranno essere sostenuti
dalla luce del Vangelo, perché tutti si facciano nuovamente carico delle esigenze
dei più disagiati, sentendosi partecipi di un’unica famiglia. In effetti, quanto più
maturerà in ciascun cittadino la coscienza di sentirsi responsabile in prima persona
della vita e del futuro degli abitanti della nostra Città, tanto più crescerà la fiducia
di poter superare le difficoltà del momento presente. E che
dire delle famiglie, dei bambini e della gioventù? Grazie, Signor Sindaco, perché
in occasione di questa mia visita, Ella mi ha offerto come dono un segno di speranza
per i giovani chiamandolo con il mio nome, quello di un anziano Pontefice che guarda
fiducioso ai giovani e per essi prega ogni giorno. Le famiglie, la gioventù possono
sperare in un avvenire migliore nella misura in cui l’individualismo lascerà spazio
a sentimenti di fraterna collaborazione fra tutte le componenti della società civile
e della comunità cristiana. Possa anche questa erigenda opera essere uno stimolo per
Roma a realizzare un tessuto sociale di accoglienza e di rispetto, dove l’incontro
tra la cultura e la fede, tra la vita sociale e la testimonianza religiosa cooperi
a formare comunità veramente libere e animate da sentimenti di pace. A questo potrà
offrire un suo singolare apporto anche il realizzando “Osservatorio per la libertà
religiosa”, a cui Ella ha fatto poc’anzi cenno. Signor Sindaco,
cari amici, al termine di questo mio intervento, permettete che volga lo sguardo verso
la Madonna con il Bambino, che da alcuni secoli veglia materna in questa sala sui
lavori dell’Amministrazione Cittadina. A Lei affido ognuno di voi, il vostro lavoro
e i propositi di bene che vi animano. Possiate sempre essere tutti concordi al servizio
di questa amata Città, nella quale il Signore mi ha chiamato a svolgere il ministero
episcopale. Su ciascuno di voi invoco di cuore l’abbondanza delle benedizioni divine
e per tutti assicuro un ricordo nella preghiera. Grazie per la vostra accoglienza!
Poi, dalla Loggia del Palazzo Senatorio, il Papa
ha rivolto, il suo saluto ai cittadini presenti in Piazza del Campidoglio. Ecco il
testo integrale:
Cari fratelli e sorelle, dopo
aver incontrato gli Amministratori della Città, sono molto contento di salutare cordialmente
tutti voi, raccolti in questa piazza del Campidoglio, verso la quale si proietta,
in un ideale abbraccio, il colonnato con cui il Bernini ha completato la splendida
struttura della Basilica Vaticana. Vivendo a Roma da tantissimi anni, ormai sono diventato
un po’ romano; ma più romano mi sento come vostro Vescovo. Con più viva partecipazione
allora, rivolgo, attraverso ciascuno di voi, il mio pensiero a tutti i “nostri” concittadini,
che in un certo modo voi oggi rappresentate: alle famiglie, alle comunità e alle parrocchie,
ai bambini, ai giovani e agli anziani, ai disabili e ai malati, ai volontari e agli
operatori sociali, agli immigrati e ai pellegrini. Ringrazio il Cardinale Vicario,
che mi accompagna in questa mia visita, e incoraggio a proseguire nel loro impegno
quanti - sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici - collaborano attivamente con
le pubbliche Amministrazioni per il bene di Roma, delle sue periferie e borgate. Qualche
giorno fa, proprio intrattenendomi con i parroci e i sacerdoti di Roma, dicevo che
il cuore romano è un “cuore di poesia”, a sottolineare che la bellezza è quasi “un
suo privilegio, un suo carisma naturale”. Roma è bella per le vestigia della sua antichità,
per le istituzioni culturali e i monumenti che ne narrano la storia, per le chiese
e i suoi molteplici capolavori d’arte. Ma Roma è bella soprattutto per la generosità
e la santità di tanti suoi figli, che hanno lasciato tracce eloquenti della loro passione
per la bellezza di Dio, la bellezza dell’amore che non sfiorisce né invecchia. Di
questa bellezza furono testimoni gli Apostoli Pietro e Paolo e la schiera dei martiri
dell’inizio del cristianesimo; sono stati testimoni molti uomini e donne che, romani
per nascita o per adozione, lungo i secoli si sono spesi al servizio della gioventù,
degli ammalati, dei poveri e di tutti i bisognosi. Mi limito a citarne alcuni: il
diacono san Lorenzo, santa Francesca Romana, la cui festa cade proprio oggi, san Filippo
Neri, san Gaspare del Bufalo, san Giovanni Battista De Rossi, san Vincenzo Pallotti,
la Beata Anna Maria Taigi, i beati coniugi Luigi e Maria Beltrami Quattrocchi. Il
loro esempio mostra che, quando una persona incontra Cristo, non si chiude in sé stessa,
ma si apre alle necessità degli altri e, in ogni ambito della società, antepone al
proprio interesse il bene di tutti. Di uomini e donne così,
ce n’è veramente bisogno anche in questo nostro tempo, perchè non poche famiglie,
non pochi giovani e adulti versano in situazioni precarie e talora persino drammatiche;
situazioni che solo insieme è possibile superare, come insegna anche la storia di
Roma, che ha conosciuto ben altri momenti difficili. Mi viene in mente, in proposito,
un verso del grande poeta latino Ovidio che, in una sua elegia, così incoraggiava
i romani di allora: “Perfer et obdura: multo graviora tulisti – sopporta e resisti:
hai superato situazioni molto più difficili” (cfr Trist., lib. V, el. XI, v. 7). Oltre
alla necessaria solidarietà e al dovuto impegno di tutti, possiamo sempre contare
sull’aiuto certo di Dio, che mai abbandona i suoi figli. Cari
amici, rientrando nelle vostre case, comunità e parrocchie, dite a quanti incontrerete
che il Papa assicura a tutti la sua comprensione, la sua vicinanza spirituale e la
sua preghiera. A ciascuno, specialmente a chi è malato, sofferente e si trova in più
gravi difficoltà, portate il mio ricordo e la benedizione di Dio, che ora invoco su
di voi per intercessione dei santi Pietro e Paolo, di santa Francesca Romana, co-patrona
di Roma, e specialmente di Maria Salus populi romani. Iddio benedica e protegga sempre
Roma e tutti i suoi abitanti!