La Chiesa latinoamericana al fianco dei popoli indigeni
In questi giorni è stata pubblicata la dichiarazione finale dell'Incontro latinoamericano
di pastorale indigena che si è svolto la seconda settimana di febbraio a Lima, in
Perú, e che ha visto la partecipazione di numerosi vescovi e agenti pastorali, provenienti
da 10 nazioni della regione che lavora nell'ambito della "pastorale dei popoli indigeni".
I lavori sono stati coordinati da mons. Rodolfo Valenzuela, vescovo di Verapaz, Guatemala,
attuale responsabile della sezione per i popoli aborigeni del Consiglio episcopale
latinoamericano (Celam). "In quest'incontro, si legge, abbiamo affrontato il tema
centrale della 'Parola di Dio e l'inculturazione' tenendo presente, come guida, il
recente Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa,
la Parola di Dio nel processo d'inculturazione, l'Animazione biblica della pastorale
indigena e, infine, l'evangelizzazione dei popoli aborigeni nel documento di Aparecida.
I partecipanti, parlando di "un fruttuoso lavoro in un ambiente di preghiera, fratellanza,
libertà e grande speranza", dichiarano con soddisfazione di poter "registrare avanzamenti
importanti della pastorale indigena alla luce della Parola di Dio in tutta l'America
Latina" e rilevano di aver "potuto condividere le molteplici esperienze bibliche che
si vivono nel mondo aborigeno" dei Paesi partecipanti. In 10 punti, i presuli commentano
alcuni momenti dei lavori ribadendo che "l'annuncio e la testimonianza della persona
di Gesú Cristo a partire delle Sacre Scritture in quanto incontro personale con Lui,
rinforza l'incarnazione della fede cristiana nella vita dei popoli che possiedono
una lunga tradizione storica di fede e spiritualità". Nella misura in cui "la fede
si incarna nelle comunità vive che possiedono una propria cultura", il documento invita
gli agenti della pastorale indigena "ad imparare le lingue di questi popoli", promuovendo,
"perché è un diritto", "la traduzione della Bibbia in queste lingue" affinché "possano
sperimentare la presenza dell'amore del Padre nel proprio idioma". D'altra parte occorre
riconoscere, si osserva, "che il processo d'inculturazione è un'esperienza comunitaria"
e dunque sono "gli stessi popoli indigeni a essere i principali agenti dell'inculturazione".
Ciò significa, come si legge nel documento di Aparecida al numero 96 che è urgente
una "conversione pastorale, personale e istituzionale" per "decolonizzare le nostre
menti e condividere le loro lotte per una vita dignitosa". Un atteggiamento di questa
natura, assicura il documento dell'Incontro, ci aiuterà "a scoprire i carismi di queste
comunità". In questo contesto, prima di concludere, i presuli manifestazione piena
fiducia "negli indigeni, negli agenti pastorali, affinché "possano occupare il luogo
che corrisponde a ciascuno nel processo dell'inculturazione del Vangelo". Al riguardo
"è urgente una vicinanza più immediata, con la Parola e attraverso la Parola, a queste
comunità e a questi agenti affinché la Bibbia sia il centro di ogni cosa". I partecipanti
hanno manifestato infine totale solidarietà ai vescovi del Perú che, recentemente,
con il documento "Valore e sviluppo dei popoli dell'Amazzonia", hanno denunciato i
molti flagelli che colpiscono queste comunità. "Situazioni simili si vivono in altri
Paesi dell'America Latina. E' un crimine lo sfruttamento indiscriminato dell'ambiente
che è fonte di vita per tutta l'umanità". (A cura di Luis Badilla)