I rabbini d'Europa a confronto su famiglia e bioetica
La bioetica, la famiglia, le relazioni ebraico-cristiane, "estremamente buone nonostante
tensioni passeggere": sono stati i temi al centro dell'incontro organizzato nei giorni
scorsi a Parigi dal Rabbinical centre of Europe (Rce), che ha sede a Bruxelles. Circa
trecento i rabbini partecipanti al seminario (dedicato alla famiglia ebrea "in tutte
le sue situazioni"), venuti principalmente dal continente ma anche da Israele. I lavori
hanno messo in luce la preoccupazione dei ministri del culto per i problemi, aggravati
dalle conseguenze della crisi economica e finanziaria, che toccano da vicino le famiglie,
come la piaga dei divorzi - cresciuti anche nella comunità ebraica - e la crisi legata
alla partecipazione attiva dei fedeli. Il pericolo maggiore è quello dell'assimilazione,
secondo i rabbini "una delle cause principali dell'erosione della pratica religiosa".
Tuttavia, i rappresentanti dell'Rce hanno evidenziato anche il numero delle conversioni
all'ebraismo (senza però fornire delle cifre) rilevando che esse rappresentano spesso
la scelta di persone provenienti da coppie miste - padre ebreo, madre non ebrea -
che desiderano avvicinarsi alla religione dei loro antenati. E sull'emergenza divorzi
i rabbini consigliano, prima del matrimonio, di "provare a pensare a un avvenire per
la famiglia e a studiare dei progetti di coppia coerenti". Altro tema affrontato a
Parigi è stato quello della bioetica. La risposta da dare "di fronte a una sofferenza
personale" - è stato sottolineato - deve essere insieme "pragmatica ed etica. Il gran
rabbino di Parigi, David Messas, ha ricordato come la riflessione sulla bioetica può
suscitare dei "punti di convergenza" tra cristiani ed ebrei. Con l'arcivescovo di
Parigi, cardinale André Vingt-Trois, è stato raggiunto un accordo per un testo comune
sulla questione del fine vita. Il documento, per il quale si prevedono sei mesi di
redazione, dimostra - ha detto Messas - come un "compromesso" fra le due confessioni
è possibile. "Le nostre relazioni - ha assicurato il gran rabbino di Parigi - sono
estremamente buone. Dopo il Concilio Vaticano II abbiamo fatto insieme numerose riunioni
e costituito commissioni comuni. I nostri legami hanno fatto straordinari progressi".
David Messas ha apprezzato "la condanna senza equivoci" della Shoah espressa da Benedetto
XVI e dalla Chiesa di Francia e ha ribadito che l'unica priorità è di "continuare
a dialogare" con i cristiani, soprattutto "sul terreno dell'azione sociale". In questo
contesto, il prossimo viaggio del Papa in Terra Santa assume, per il gran rabbino
di Parigi, "un'importanza simbolica". Perché Israele "non ha intenzione di cristallizzare
delle tensioni passeggere" bensì "ha a cuore l'amicizia, la pace e la solidarietà".
(V.V.)