A quattro giorni dall’emissione del mandato d’arresto da parte della Corte penale
internazionale dell’Aja per crimini di guerra e contro l’umanità nel Darfur, oggi
il presidente sudanese Omar el-Bashir si è recato nella martoriata regione con l’intento
di raccogliere e spronare i suoi sostenitori e non ha mancato di minacciare la comunità
internazionale. Il servizio di Benedetta Capelli:
Una visita
lampo per ribadire l’ingiustizia del provvedimento del Tribunale dell’Aja e per mettere
in guardia le organizzazioni non governative, il corpo diplomatico e le forze dell'Onu,
presenti sul territorio sudanese, affinché rispettino le leggi locali pena l’espulsione.
E’ quanto ha fatto oggi il presidente Omar el-Bashir nella sua tappa in due città
del Darfur a pochi giorni dal mandato d’arresto spiccato contro di lui per crimini
di guerra e contro l’umanità proprio nella regione sudanese. Regione dove, secondo
l’Onu, oltre 300 mila hanno perso la vita. Una visita che ha il sapore di una risposta
a quanto accaduto. El-Bashir, nel suo discorso a El Fasher, ha affermato che si combatterà
contro il neocoloniasmo e contro chi minaccia la pace e l’unità del Sudan. Ha poi
rivelato che i Paesi occidentali avrebbero sospeso la decisione della Corte nel caso
in cui le ong straniere, già espulse nei giorni scorsi, avessero ripreso il loro lavoro
a sostegno della popolazione civile. Un appello in tal senso era giunto ieri dal segretario
generale dell’Onu Ban Ki-moon durante un colloquio con l’attuale presidente dell’Unione
Africana, il colonnello libico Gheddafi che aveva definito il provvedimento nei confronti
di el- Bashir un “grave precedente contro l'indipendenza dei piccoli Stati, la loro
sovranità e le loro scelte politiche”. Intanto l’Egitto si sta muovendo per organizzare
una conferenza internazionale sul Sudan con la partecipazione del governo di Khartoum.