Tony Blair preoccupato per il “laicismo aggressivo” nella società britannica
L'ex primo ministro britannico, Tony Blair, ha espresso la propria preoccupazione
di fronte a quello che considera il “laicismo aggressivo” sempre più diffuso nella
società britannica. In un’intervista concessa al settimanale anglicano Church of Englang
Newspaper e ripresa dal quotidiano della Santa Sede "L'Osservatore Romano", l'ex premier
ha definito "ridicole" le sanzioni imposte ad alcune persone per aver manifestato
pubblicamente la loro fede. Si è poi riferito a casi come quello di Caroline Petrie,
infermiera sospesa per essersi offerta di pregare per una paziente, o quello di Jennie
Cain, che potrebbe rimanere senza lavoro per aver chiesto un sostegno agli amici quando
la figlia è stata rimproverata per aver parlato dell'Inferno durante la ricreazione.
"Penso che le persone - ha affermato - dovrebbero essere orgogliose della loro fede
cristiana e poter esprimerla come desiderano". Blair – rende noto l’agenzia Zenit
- si è detto d'accordo con i rappresentanti religiosi secondo cui la religione corre
il rischio di essere considerata "un'eccentricità personale". A suo avviso, il conflitto
tra le religioni tradizionali e la nuova dottrina liberale dei diritti umani è "inevitabile".
La vera prova per una religione, “in un'epoca contraddistinta da un secolarismo aggressivo,
è dimostrare sicurezza nel mostrarsi all'esterno e nel perorare la sua causa attraverso
la persuasione". Lo stesso ex premier ha anche dichiarato che durante il suo governo
non si è riferito a questioni religiose per non essere considerato "un folle". Convertitosi
al cattolicesimo dopo il suo ritiro, Blair ha creato una fondazione per promuovere
il rispetto e la comprensione tra le religioni. (A.L.)