Progetti di microcredito ridanno speranza alle donne in difficoltà
Un riscatto economico e sociale per le donne, un modo per far ripartire la loro vita.
Una opportunità viene dal microcredito, ovvero la possibilità, attraverso varie forme
di prestito, di avere accesso all’istruzione o poter realizzare proprie idee di impresa.
Un’esperienza di successo all’estero che la Fondazione Pangea porterà anche in Italia
attraverso un fondo destinato alle donne che hanno subìto violenza. Sulla realtà e
il valore del microcredito nel mondo sentiamo Luca Lopresti, presidente di
Pangea, al microfono di Linda Giannattasio:
R. – Due
terzi della popolazione mondiale sono legati all’accesso al credito e questo significa
proprio non poter far ripartire la vita davanti ad un’unica stupida necessità che
è quella del denaro. La Fondazione Pangea, che fa progetti di sviluppo e non di assistenzialismo,
ha visto e trovato, nelle tecniche legate al microcredito, una vera possibilità per
far ripartire la vita delle donne, dei loro figli, delle famiglie. Occorre dare risposte
concrete alle persone in tutto il mondo e le donne sono sicuramente un ottimo target
di riferimento, sono le più solvibili e sono quelle che più garantiscono che la vita
riparta.
D. – Qual è la vostra esperienza in questo
settore, ad esempio in Afghanistan, dove siete presenti già dal 2003?
R.
– In Afghanistan, la fondazione Pangea ha cominciato a lavorare con le vedove, donne
disconosciute per legge, esseri umani che non esistono. Ecco, noi abbiamo iniziato
con cinque donne, oggi sono migliaia le donne imprenditrici che, grazie al microcredito,
in Afghanistan vivono, moltiplicano e generano reddito; possono mandare a scuola i
figli, possono garantire una vita migliore, considerato che poi abbiamo un tasso di
insolvibilità, cioè di donne che non rendono, pari al due per cento.
D.
– Spesso le donne sono costrette a subire una violenza economica, ad esempio, dei
tassi di interessi più alti per ottenere i fidi bancari o una mancanza totale di autonomia
economica. Quali sono gli obiettivi di questo sistema di finanza etica?
R.
– Dapprima c’è la possibilità ed il dovere di fare ritornare alla vita queste donne
che sono state massacrate psicologicamente, fisicamente, e socialmente disconosciute,
e quindi dando loro tutti quegli strumenti necessari perché possano ritrovare la fiducia,
la forza e quella tenacia necessarie per intraprendere un lavoro. Dopo di che, il
microcredito è veramente indispensabile perché fa ripartire la vita concretamente:
quell’economia necessaria per aprire un negozio, per riuscire ad uscire da una situazione
di violenza, è quanto di più indispensabile ci sia.
D.
– Come viene monitorato questo sistema?
R. – Esiste
tutta una rete di monitoraggio di psicologi, sociologi, economisti, tecnici operai,
che seguono le donne affinché riescano nel loro intento. Questo, nella quotidianità.
Per quanto riguarda le varie attività, in Afghanistan per esempio, sono le più innumerevoli
con negozi di parrucchieri, di estetista, di gioielli, pelletteria, tessile, pasticceria.
E’ veramente interessante non tanto quello che fanno, quanto che lo fanno.
D.
– In Italia, qual è oggi la realtà del microcredito?
R.
– La nostra iniziativa sarà la prima vera iniziativa di microcredito in Italia: Pangea
svilupperà una rete di sostenibilità per le donne che accederanno al prestito e, proprio
su questa rete, si garantirà solvibilità, accesso al mondo del lavoro, accesso alle
imprese, all’istruzione, attraverso tre tipologie di prestito: un prestito personale,
un prestito per l’istruzione ed un prestito per avviare l’impresa.
D.
– Riscatto economico che poi è anche un riscatto sociale, morale…
R.
– Oltre a questo, anche una formula per fare ripartire l’economia dal basso, in un
momento in cui l’economia è assolutamente stagnante, la finanza la sta falsando; un
sistema ottimale per far ripartire tutto.