Mons. Fisichella: sulle questioni della vita gli Stati non pretendano il silenzio
della Chiesa
I cattolici non sono “afoni” su temi quali la difesa e la promozione della vita dal
concepimento fino al termine naturale. Gli Stati, quando legiferano in materia di
bioetica, non possono pretendere il silenzio dalla Chiesa. E’ quanto ha sottolineato
mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, intervenendo
ad un convegno tenutosi all’Università di Padova sul tema “Etica nella medicina dei
trapianti e della cellule staminali”. “Davanti alla promozione e difesa della vita
umana – ha detto mons. Fisichella le cui parole sono state riprese da Avvenire – non
esiste forma di ingerenza alcuna nei confronti degli Stati né ragioni di opportunità
politica che potrebbero essere avanzate per esprimere, o meno, un giudizio in proposito”.
Non c’è “nessuna invasione di campo” da parte della Chiesa ma solo il richiamo “che
quanto è oggetto di più scienze non può diventare esclusivo campo di azione di una
sola, che si arroga il diritto di dire l’ultima parola”. Sul discusso principio di
autodeterminazione, mons. Fisichella ha ribadito che “non può essere esteso in modo
assoluto”. Ma deve restare limitato “al diritto di non vedersi imporre terapie sproporzionate
e coercitive”. Su questi temi – ha concluso – nessuno potrà mai chiederci di rimanere
in silenzio. “Ne andrebbe della nostra presenza nel mondo che permane come eco di
una Parola di cui siamo portatori e responsabili: quella del Figlio di Dio mediante
il quale il Creatore ha dato vita agli spazi infiniti dell’universo e alla nostra
personale esistenza”. (A.L.)