Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa seconda Domenica di Quaresima la Liturgia ci presenta il passo del Vangelo
in cui Gesù, presi con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, li conduce su un alto monte:
qui si trasfigura davanti a loro mentre appaiono Elia e Mosè. Quindi, una voce esce
da una nube:
«Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
Su
questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti,
docente di Cristologia all'Università Lateranense:
“Ne scelse
dodici perché stessero con Lui” (Mc 3, 14) - scrive Marco in altro passaggio - e,
il racconto odierno, inizia così: «Gesù prese con sé». Alla scelta fa seguito la chiamata
e nella chiamata c’è un nuovo, inusitato essere afferrati. E’ la sequenza di un sequestro,
di un rapimento.
C’è una singolarità irripetibile
della vicenda di Pietro, Giacomo e Giovanni, ma in essa c’è anche una dimensione propria
della vita di ciascun cristiano.
Essi avevano da
tempo familiarità con Gesù, stavano con Lui, mangiavano con Lui, trascorrevano tutto
il loro tempo con Lui e supponevano quindi, in qualche modo, di conoscerLo, sia per
quel che si poteva vedere, sia per quel margine di mistero che comunque restava nel
complesso della sua persona.
Ma quel giorno la loro
conoscenza abitudinaria di Gesù venne disarcionata. In quella stessa figura si era resa
visibile ora una «gloria maestosa» che superava sia la loro abitudine che le loro
congetture. Così, chi sta con Cristo, chi porta Cristo, al suo primo apparire può
sembrare dimesso e perfino fin troppo modesto e in ombra, ma porta in sé tutta la
potenza e lo splendore della gloria del Figlio. Per questo Gesù non esagera in nulla
quando afferma: «Voi siete la luce del mondo!» (Mt 5, 14).
Al
culmine della teofania, quando già i tre erano esterefatti e intimoriti, la nube della
Presenza divina li avvolge tutti e in essa si manifesta il Padre. Non per attrarre
a sé, ma per indicare, ancora una volta, il Figlio. E’ il Padre stesso a mettere il
Figlio al centro, e noi dobbiamo saperlo, anche se nel cuore del mistero del Figlio
c’è il Padre.
Scendendo dall’«alto monte», Gesù era
ancora sempre il loro Maestro e il loro Amico, ma il loro sguardo su di Lui era ormai
cambiato. Gesù li aveva davvero «presi», un po’ di più, «con sé».