2009-03-07 15:17:37

Crisi economica: Obama annuncia scelte dure


Nei prossimi mesi dovremo affrontare giorni difficili: così il presidente degli Stati Uniti Obama nel suo discorso del sabato (anticipato alla stampa) ha affrontato in pieno la crisi economica, ricordando tutti i passi che in questo mese e mezzo la sua amministrazione ha intrapreso per rispondere alla recessione, comprese le nuove linee guida per aiutare le famiglie in difficoltà con le rate dei mutui. Come ogni altra famiglia – ha sottolineato - in un momento di difficoltà si devono trovare i fondi per le cose necessarie, senza sprecare soldi per cose che non lo sono. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

Obama ricorda che non si poteva pensare di risolvere questa crisi in una notte e poi parla di “scelte dure” da fare. In particolare difende la riforma della sanità dicendo che l’operazione aiuterebbe a ridurre il colossale deficit di bilancio e a favorire la crescita economica. Gli ultimi dati parlano di 650.000 posti di lavoro persi solo a febbraio, 4,4 milioni quelli cancellati finora, con un tasso di disoccupazione schizzato all'8,1%. In Europa si tenta di correre ai ripari con accordi simili a quello raggiunto in nottata, dopo settimane e settimane di trattative, per salvare l'operazione Fortis Banque, con l'acquisto del gruppo belga da parte di quello francese Bnp Paribas. O come quello che ha portato il governo britannico a salvare il Lloyds Banking Group aumentando la partecipazione pubblica nell'istituto: dal 43% al 65%. (77% incluse le azioni speciali). E il ministro dell'Economia italiano Tremonti riassume il da farsi nella formula: “Più Stato e più decisamente”, spiegando che si è lasciato crescere una sorta di economia parallela. L’ex presidente della Repubblica ed economista, Ciampi, dice che bisogna guardare alla crisi “senza indulgere in ottimismi consolatori o pessimismi paralizzanti”, con “una terapia che non può prescindere dalla rimozione delle cause”. Per parlare di cause profonde ma anche di modalità di intervento, scegliamo oggi il punto di vista del mondo del volontariato e delle Ong. Chiediamo a Sergio Marelli, presidente della Focsiv e delle Ong italiane, che cosa ha da dire sulla crisi economica:

 
R. – Innanzitutto, la condivisione di una crisi che è una crisi profonda, ancor più che drammatica, e cioè una crisi strutturale. Alcuni esponenti tra i più strenui difensori della teoria del libero mercato, che fino allo scorso anno sembrava essere il dogma a cui piegare, a cui orientare tutte le azioni e tutte le scelte politiche, oggi riconoscono che il mercato da sé non si sa regolare: oggi essi stessi riconoscono come ci sia bisogno di più Stato, ovvero di un intervento dell’autorità politica che sappia regolamentare, ai fini del bene comune e della giustizia, il mercato perché altrimenti – fin quando resterà orientato alla massimizzazione del profitto – abbiamo visto che cosa può succedere: grandi speculazioni, grandi guadagni fatti spesso ricadere sulla pelle dei più poveri e poi il crack, le bolle che scoppiano e la crisi nella quale stiamo vivendo.

 
D. – Dottor Marelli, che cosa dire, che cosa pensare per il futuro in relazione allo squilibrio che si è andato sempre più accentuando, negli ultimi decenni, tra Paesi poveri e Paesi ricchi ma anche all’interno di uno Stato tra fasce privilegiate e fasce deboli?

 
R. – Probabilmente, quello che ci aspetta sono tempi davvero difficili. Se le nostre economie sono già messe a dura prova, pur avendo i mezzi per contrastare questa crisi – guardi a come si si è intervenuti in 48 ore per salvare le banche – bene, se non si farà altrettanto per sostenere le economie fragili ed instabili dei Paesi del Sud del mondo, saranno ancora una volta i poveri della terra che pagheranno la maggior parte dei costi. E’ difficile oggi sostenere che occorre ancora lo 0,7 per cento del pil per aiutare i Paesi in via di sviluppo; è difficile non pensare che oggi mantenere quella stessa percentuale con i pil che si riducono significa dare meno soldi; è difficile pensare come ci saranno ancora sostegni efficaci quando la svalutazione di alcune monete al di fuori dell’area euro e dell’area dollaro stanno perdendo potere di acquisto. Ciò nonostante, io non ho dubbi: bisogna essere convinti che fare cooperazione internazionale, cioè stanziare aiuti per i Paesi poveri, vuol dire dare una vera e sostenibile e duratura soluzione a questa crisi, anche per le nostre economie. Senza sostenere, senza coinvolgere, senza aiutare anche i Paesi del Sud del mondo, non ci sarà una soluzione definitiva a questa che, ripeto, è una crisi strutturale.

 
D. – Dottor Marelli, giornalmente abbiamo notizie di quanto accade, in relazione all’economia, negli Stati Uniti e in Europa, meno in Giappone e Cina. Lei che ci può dire?

 
R. – Nei recenti incontri che come Ong abbiamo avuto a livello europeo ed internazionale, questo è il grande punto di domanda, cioè è il grande punto di equilibrio che occorre trovare tra il mantenere fermi gli impegni che la comunità internazionale ha assunto e, dall’altra parte, trovare delle strategie concrete, delle scelte politiche che coinvolgano anche questi Paesi che sembrano oggi fare semplicemente quanto Stati Uniti ed Europa hanno fatto 50 anni fa: stanno depredando i Paesi del Sud del mondo, stanno conquistando anche con concorrenza sleale i mercati di questi Paesi e, addirittura, lo stanno facendo sacrificando i diritti fondamentali delle persone. Tutto questo deve essere tenuto in considerazione e il ruolo della comunità internazionale, l’autorevolezza delle organizzazioni internazionali si deve giocare anche su questo piano.







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