Penultima giornata di esercizi spirituali in Vaticano. Mons. Valentinetti: la Quaresima,
un richiamo a rivedere gli stili di vita eliminando il superfluo
Benedetto XVI e i suoi principali collaboratori della Curia Romana hanno vissuto questa
mattina la penultima giornata degli esercizi spirituali della Quaresima. Il cardinale
Francis Arinze, che terrà domattina l’ultima meditazione, ha riflettuto oggi sull’annuncio
della Parola di Dio e sulle conseguenze pratiche che il suo ascolto e la sua attuazione
comportano. Il predicatore degli esercizi si è ispirato, fra l’altro, all’esortazione
che San Paolo rivolge a Timoteo di insistere nell’annuncio “al momento opportuno e
non opportuno”. Su questo richiamo Alessandro De Carolis ha chiesto una riflessione
all’arcivescovo di Pescara-Penne, mons. Tommaso Valentinetti, presidente di
Pax Christi:
R. - L’apostolo
Paolo vuole richiamare in maniera molto, molto pressante il discepolo Timoteo ad essere
pronto ad annunciare la Parola in ogni circostanza, ovvero in quelle situazioni nelle
quali sembrerebbe anche meno opportuna la Parola di Dio, non tanto come annuncio della
Parola in sé quanto soprattutto come testimonianza di vita. Credo che la bellezza
di una vita spesa per il Vangelo possa essere proprio in quell’annuncio a volte non
opportuno, che il mondo rifiuta, ma che può essere quel segno di contraddizione, quel
segno di bellezza dell’essere credenti all'interno di una storia che richiede una
parola ed una testimonianza sempre più efficaci.
D.
- Un’altra frase incisiva, questa volta tratta dal Vangelo di Luca e sempre al centro
della penultima giornata di esercizi spirituali del Papa, è quella di Gesù quando
afferma che chi lo ascolta e mette in pratica la Parola di Dio gli è "fratello, sorella
e madre": tre ruoli importanti che comportano una consapevolezza che anche fra i cristiani
in pochi hanno…
R. - Sì, ma soprattutto perché in
realtà tutto questo richiama la sequela del Cristo nell’annuncio della Parola e soprattutto
alla familiarità con il Signore stesso. Un annuncio che prescinda da una familiarità
con il Signore non è un annuncio che esprime i contenuti più belli, più semplici e
più umani che si possono vivere all’interno di una famiglia. Pensiamo alla bellezza
dell’annuncio della Parola di Maria: anche se lei non parla mai nel Vangelo, sicuramente
esprime con la sua vita e con la sua esistenza questa presenza del Cristo nella sua
vicenda umana e spirituale. Credo che la frase, fondamentalmente, si possa interpretare
in questa direzione: lo stare con Gesù come familiari, perché da ciò ne nasce quella
esperienza di sequela e di annuncio che ha tutto un calore diverso di una parola detta
solo per dovere o solo per professione.
D. - Il digiuno
quaresimale fa venire di più in risalto la Parola di Dio come “cibo” del quale nutrirsi.
In che modo state vivendo questo aspetto particolare nella sua diocesi?
R.
- In sostanza, attraverso un richiamo all’essenzialità degli stili di vita, sia da
un punto di vista del consumo del cibo, che non dovrebbe essere sprecato, ma direi
anche del cibo semplicemente necessario, indispensabile per la propria vita e la propria
esistenza. In altre parole, un richiamo a tutto quello che negli stili di vita può
essere ridimensionato nelle nostre esistenze, perché superfluo. E forse, più che superfluo,
ridimensionato in una logica di digiuno e di astinenza.