2009-03-06 15:42:15

Orissa. I vescovi: nessuna garanzia di sicurezza per i cristiani


E’ un documento circostanziato e dettagliato quello elaborato da mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Bhubaneswar, nello stato dell’Orissa, che fa il punto della situazione dopo i massacri anticristiani dell’autunno scorso. Nel testo inviato all’agenzia Fides, titolato “The Church In Kandhamal Stands Firm On Faith”, l’arcivescovo riporta all’attenzione degli osservatori, delle autorità politiche e religiose, dei mass-media, le condizioni in cui versa la comunità cristiana nello stato dell’Orissa e in particolare nel distretto di Kandhamal, sconvolto dalle aggressioni di militanti radicali indù nell’autunno del 2008. Secondo i dati forniti a Fides dalla Conferenza episcopale indiana, il bilancio delle violenze è di 81 morti; 450 villaggi colpiti dai disordini; 4.677 case distrutte; 236 chiese e 36 fra conventi, istituti e aule religiose demolite. Attualmente sono oltre 7mila gli sfollati ancora presenti nei campi profughi predisposti dal governo, mentre altre 40mila persone sono fuggite, forse per sempre, dal distretto di Kandhamal. La ripresa, dopo tale devastante ondata di violenza, non è facile: l’arcivescovo sottolinea che l’atmosfera generale sembra tornata alla normalità, tuttavia vi è ancora un terrore diffuso di nuovi attacchi e la gente non è rientrata a casa. Uno dei rilievi mossi alle autorità civili è quello di non aver mantenuto le promesse fatte: “Le autorità sono interessate a riportare a casa i cittadini ma senza adeguate condizioni di sicurezza”, nota l’arcivescovo, non si sono impegnate a perseguire con forza i colpevoli delle violenze, nè hanno predisposto una giusta compensazione dei danni subiti dai cristiani. Inoltre è stato impedito ad eminenti leader cristiani, come il cardinale Telesphore Toppo, presidente della Conferenza episcopale indiana, di visitare i luoghi delle violenze, per non attirare ulteriore visibilità sui fatti. I cristiani intanto – nota il documento – continuano a essere umiliati dagli estremisti indù, sono costretti a pagare tributi per attraversare territori o per tornare nelle proprie case, subiscono intimidazioni e sono invitati con minacce a non recarsi in chiesa, con evidente violazione delle loro libertà personali. Il testo ricorda il forte impegno di solidarietà della Chiesa indiana, della Caritas, di organizzazioni come “Catholic Reliefe Service” e “Misereror”, di diocesi come Mumbai e di tanti singoli fedeli in tutto il mondo: senza i loro contributi, l’assistenza ai cristiani colpiti e la ripresa sarebbero impossibili. Mons. Cheenath ricorda la necessità di riprendere le lezioni scolastiche per ragazzi e giovani (perché non perdano l’anno scolastico); l’urgenza di assistenza legale per rivendicare i propri diritti e l’occupazione abusiva di terre e case; il bisogno di medici e psicologi per l’assistenza sanitaria e il sostegno psicologico post-trauma, soprattutto per i bambini. Infine l’’Arcivescovo elogia lo spirito di fede con cui la popolazione ha sopportato la persecuzione: “La nostra fede è stata davvero provata nel fuoco”. (R.P.)







All the contents on this site are copyrighted ©.