Mons. Giordano: essere pellegrini in Turchia significa riscoprire la luce delle origini
Mettersi in “pellegrinaggio sulle orme di San Paolo” significa “andare alle radici
del cristianesimo”. E’ quanto afferma mons. Aldo Giordano, osservatore permanente
della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa di Strasburgo, commentando all’agenzia
Sir il pellegrinaggio in Turchia, in occasione dell’Anno Paolino, dei presidenti e
segretari generali delle Conferenze episcopali del sud-est Europa. A promuovere la
visita nella terra dell’Apostolo delle Genti, che si concluderà domenica prossima,
è il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. Il significato di questo pellegrinaggio
– spiega mons. Giordano – è quello di andare alle origini perché qui il “cristianesimo
ha avuto la sua prima diffusione”. In queste terre “ha avuto il suo primo incontro
con culture e lingue diverse”. “Dall’Europa – ha aggiunto mons. Giordano – veniamo
in questi luoghi dove Paolo ha piantato il cristianesimo perché sentiamo l’urgenza
di ripartire da questa luce delle origini per rivedere i problemi di oggi”. Dall’Europa
– ha proseguito – emergono domande “di pace, di concordia tra i popoli”. “C’è dunque
da parte nostra l’esigenza di andare al cuore del cristianesimo” e di vivere questa
epoca con uno “spirito di comunione”. Solo una Chiesa che sa essere laboratorio di
comunione “può essere luce per il mondo”. Il pellegrinaggio – fa poi notare mons.
Giordano – si svolge in Turchia, in un Paese dove la Chiesa è in minoranza. E’ una
“Chiesa coraggiosa alla quale vogliamo esprimere la vicinanza della Chiesa universale”.
A dare testimonianza di un’altra Chiesa in minoranza, quella di Serbia, Montenegro
e Macedonia, è mons. Stanislav Hocěvar, arcivescovo di Belgrado. “San Paolo – sottolinea
il presule – è lui stesso la testimonianza di un miracolo, di cosa si può fare con
l’aiuto di Dio, senza mezzi né circostanze favorevoli per l’evangelizzazione”. (A.L.)