In una nota di stampa pubblicata sul sito della conferenza episcopale del Messico,
i vescovi esprimono una grande angoscia e preoccupazione per la delicata situazione
che vive il Paese, in preda ad ogni tipo di violenza, in particolare nella parte settentrionale,
dove le bande di narcotrafficanti sembrano essere riusciti ad imporre la loro legge.
Il governo federale, che da tempo agisce con ogni mezzo per contrastare questi fenomeni,
si è visto costretto ad inviare 5mila soldati a Ciudad Juárez, dove i morti ammazzati
sono decine ogni giorno. "Siamo di fronte al rischio di soccombere", dicono i presuli
messicani, che al tempo stesso "chiamano tutte le persone, oggi più che mai, a tenere
salda nei cuori la speranza". L'intero paese sembra esser stato "inglobato", secondo
i vescovi, in una "crisi che accresce la percezione della paura e della sfiducia nel
futuro". E' vero che la risposta deve partire dal cuore di ogni cittadino, ma certamente
la prima e principale responsabilità spetta alle autorità, osservano i presuli, che
criticano coloro che si limitano solo a raccontare i ‘frutti’ della violenza e non
prestano attenzione all'educazione civica, che non infondono forza e speranza per
reagire e che non aiutano a creare la consapevolezza che, da questo stato di cose,
solo i messicani, tutti uniti, possono venirne fuori. In linea con le riflessioni
dell'Episcopato, ieri, i vescovi della Provincia ecclesiastica di Chihuahua, la parte
nord del Paese, hanno lanciato un appello a "tutti coloro che sono coinvolti nell'ondata
di violenza in corso" a pentirsi, tirarsi fuori da questa spirale ed a riconciliarsi
con Dio, cambiando vita affinché il Messico e la regione settentrionale possano sottrarsi
dal bagno di sangue". "Invitiamo tutti, dicono i vescovi, a ricordare che non possono
togliere la vita ad altri come se fosse la loro. Come pastori lanciamo un grido perché
si pentano e cambino le loro vite. Dio è disposto ad offrire loro il perdono, ma devono
sapere che questo perdono esige un passo indietro: fermarsi, pentirsi e risarcire
i danni allontanandosi dalla logica della morte". Ricordando che nel solo Stato di
Chihuahua, in questi primi mesi del 2009, i morti ammazzati sono quasi 400, i vescovi
rilevano: "Le cifre parlano da sole. Non occorre aggiungere più parole". Infine, i
sei presuli della provincia concludono dicendo: "La soluzione non la possiamo trovare
solo nel governo, né con i militari e neanche con le carceri. Occorre una conversione
interiore di tutti, insomma, un cambiamento interiore. Solo da qui può nascere un
mondo nuovo. Una nuova società può venire fuori solo da cuori puri e onesti, approfittando
della presenza di Dio che ci può aiutare a cambiare i nostri cuori. Sono in gioco
oggi tra noi principi perenni e inviolabili come la vita, la dignità, ed infine, non
per ordine d’importanza, il valore della persona umana". (A.D.)