Sugli schermi in Italia il film di Dennis Gansel "L'onda"
Tratto da un romanzo di Morton Ruhe a sua volta ispirato a fatti realmente accaduti
alla Cubberley High School di Palo Alto in California nel 1967, L’Onda, uscito
con successo in Germania e in questi giorni sugli schermi italiani, è un film del
regista tedesco Dennis Gansel prezioso, scarno, inquietante, a suo modo accorato,
che porta a riflessioni attuali, forse doverose sul malessere di molta gioventù e
le possibili, inaspettate degenerazioni delle loro certezze. Il servizio di Luca
Pellegrini:
(clip audio)
In
una classe svogliata di una scuola qualunque in un paese qualunque della Germania
di oggi qualcosa sta per accadere. Piccoli sintomi fanno ben sperare per la vita della
struttura e della comunità: ecco finalmente regole capaci di assicurare il vivere
comune e il rispetto per il corpo insegnante, le istituzioni e il prossimo. Merito
indubbio del professor Rainer Wenger e della sua settimana di esercitazione e approfondimento
dedicata all’“autocrazia”, termine assai più accattivante e meno problematico di “dittatura”
o “dispotismo”. Che bello, una classe così ordinata e ragazzi così interessati alle
lezioni, che si alzano in piedi prima di rivolgere una domanda o dare una risposta,
che salutano in coro all’unisono, con un rendimento scolastico che in pochi giorni
fa passi da gigante. Poi decidono di vestirsi con una divisa semplice e che ben li
identifica come corpo sociale: camicia bianca e un paio di jeans. Poi, su quella camicia
immacolata tutti appiccicano un simbolo nero, una grande onda arricciata. Naturalmente
si inventano un saluto comune obbligatorio, si difendono gli uni con gli altri fronteggiando
i gruppuscoli dei dissenzienti che vengono isolati. Molti coetanei cominciano ad aderire
al gruppo, perché chi vi partecipa diventa membro di un’élite di prestigio che si
auto-tutela, si auto-protegge.
Ad alcuni spiriti
liberi, pochi in verità, impauriti da tale dilagante, esaltato entusiasmo, un sospetto
nasce: che cosa è mai successo in così pochi giorni in quel seminario del professor
Wenger? E’ successo che Wenger medesimo abbia chiesto provocatoriamente all’inizio
delle sue lezioni se potrebbe essere oggi possibile in Germania il ritorno della dittatura.
E alla risposta ovviamente e unanimemente negativa e sprezzante degli studenti, certi
dell’assurdità del quesito, abbia fatto seguire iniziative e proposte, liberamente
accettate da tutti loro, capaci di contraddire nei fatti tale unanime certezza. Abbia
cioè iniziato, il prof. Wenger, ad instillare nei giovani le cellule del totalitarismo
attraverso piccole scelte di vita scolastica e quotidiana, instradando così le loro
smarrite identità, i loro inespressi desideri di socievolezza, dando forma e soluzione
alla loro confusa ricerca di mete e di ideali e, non ultimo, riempiendo il loro vuoto
spirituale.
L’intenso, drammatico film di Gansel
ci insegna a dubitare delle nostre certezze frutto delle tragicissime esperienze storiche
e delle lezioni morali che ci ha lasciato la storia stessa. L’esperimento in quella
scuola anonima, infatti, che ha contaminato lo stesso insegnante e diffuso un’idea
completamente distorta dell’autorità e delle sue funzioni sociali, sfugge di mano
a tutti fino al drammatico epilogo nel corso del quale i ragazzi stessi, da carnefici
in pectore, si trasformano in vittime involontarie del sistema. Una lezione che, sembra,
non sarà definitiva.