Intervento di mons. Marchetto sulla pastorale per i camionisti
“Una causa missionaria molto piccola con una parrocchia molto grande”: così mons.
Agostino Marchetto definisce la Pastorale per i camionisti. Il segretario del Pontificio
Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti si trova oggi a Innsbruck,
in Austria, per un incontro sulla sicurezza stradale in Europa. Il Convegno è promosso
dall’Associazione europea dei concessionari delle autostrade a pedaggio. Innanzitutto,
mons. Marchetto ricorda che, in Europa, il 44% dei beni viene trasportato su strada,
da un numero di camionisti che, entro il 2010, sarà raddoppiato rispetto al 1988.
Un dato che permette all’arcivescovo di ribadire l’importanza di una pastorale specifica
per coloro che sono al volante di un Tir. Al centro della sua riflessione c’è, naturalmente,
la dignità della persona umana, che va rispettata anche sulla strada: “Strade e ferrovie
– ricorda il presule – dovrebbero essere al servizio della persona umana, come strumenti
che facilitano la vita e lo sviluppo integrale della società. Esse dovrebbero creare
un legame tra le persone, attraverso il quale modificare gli orizzonti umani ed economici”.
Mons. Marchetto sottolinea, poi, l’importanza delle infrastrutture per la vita contemporanea:
“L’uso dei veicoli – afferma – arreca benefici alla vita sociale e allo sviluppo economico
e dà a molte persone l’opportunità di vivere onestamente”. Senza dimenticare che la
mobilità incrementa l’interazione ed il dialogo. Quindi, l’arcivescovo si sofferma
su quelle che sono le caratteristiche di un guidatore cristiano: “Coloro che conoscono
Gesù – dice – per strada sono attenti. Non pensano solo a se stessi e non si preoccupano
esclusivamente di giungere a destinazione in poco tempo. Essi, invece, vedono gli
altri come fratelli e sorelle, figli e figlie di Dio”. Per viaggiare in sicurezza,
allora, sono fondamentali sia la manutenzione dei veicoli sia il rispetto degli altri
viaggiatori, la cui vita non va messa in pericolo con manovre azzardate e scorrette.
Poi, mons. Marchetto passa ad esaminare i problemi che colpiscono più frequentemente
i camionisti: la fatica fisica per le tante ore alla guida, il dolore per la lontananza
dalla famiglia e dagli amici, lo stress per le consegne in tempi brevi, le tentazioni
rappresentate da prostituzione e sostanze alcoliche e stupefacenti, la difficoltà
di orientarsi nei Paesi stranieri, dal punto di vista sia stradale che legale, il
contrabbando e il traffico degli esseri umani. In quest’ottica, allora, ricorda mons.
Marchetto, la Chiesa può fare molto, raggiungendo i guidatori nelle aree di sosta
lungo le autostrade, nei garage o anche in famiglia, per aiutarli e donare loro nuove
energie con il sostegno di operatori esperti. “La Chiesa – conclude l’arcivescovo
– è impegnata nel cercare agenzie di Stato, gruppi e associazioni per la sicurezza
stradale e nello sviluppare nuovi metodi di cooperazione e coordinamento, così che
la strada diventi un luogo più sicuro in cui vivere e lavorare e dove la dignità di
ogni essere umano è suprema”. (A cura di Isabella Piro)