Vertice Ue contro la crisi. Appello dei Paesi dell'est per un piano di aiuti
Europa in cerca di un’intesa sulla crisi economica al vertice dei ventisette che si
svolge oggi a Bruxelles. Aiuti e di Stato e allarme protezionismo ancora al centro
dei colloqui, mentre dai Paesi dell’est in difficoltà arriva un accorato appello alla
solidarietà europea, nel rispetto delle regole del mercato unico. Il servizio di Marco
Guerra:
Rilancio
dell'economia, supervisione dei mercati finanziari, misure per il settore dell'auto.
Sono questi i temi sul tappeto del vertice informale dei leader dei ventisette Paesi
Ue, in vista del cruciale appuntamento del G 20 di Londra. Ma ad animare i colloqui
tra i capi di Stato e di governo europei è soprattutto la questione del protezionismo.
È ancora presente, infatti, l’eco delle polemiche tra la Francia e alcuni Stati dell’est,
per gli aiuti concessi da Parigi alle case automobilistiche Peugeot e Citroen a condizione
che non avessero delocalizzato i loro stabilimenti nella Repubblica Ceca. Suona dunque
come un monito la bozza di dichiarazione finale, dove si afferma che "il summit deve
garantire che il mercato unico venga sfruttato al massimo quale motore di ripresa
a sostegno della crescita e dell'occupazione”. Il testo recita inoltre che “Stati
dell'Unione riconoscono che sbloccare i canali di credito è un elemento cruciale per
l'efficacia degli impulsi fiscali adottati dai singoli Paesi". Il timore principale
è che si possano allargare gli squilibri tra i Paesi dell’Europa occidentale e i nuovi
entrati dell’ex blocco sovietico che, dopo un periodo di forte crescita, si sono trovati
particolarmente esposti alla crisi finanziaria. È un appello alla “solidarietà europea”
e a resistere ''ad ogni tentazione di protezionismo'' è stato lanciato al pre vertice
tenutosi stamani tra i rappresentati di Repubblica ceca, Ungheria, Romania, Bulgaria,
Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia e Slovacchia; a margine del quale il premier
ungherese Gyurcsany ha chiesto un piano di aiuti da 190 miliardi di euro per sostenere
il settore finanziario dell’Europa orientale.
Vertice
Asean I membri dell’Asean, l'associazione dei Paesi del Sud-Est asiatico, hanno
stabilito una zona di libero commercio esente da dazi con Australia e Nuova Zelanda,
che si stima possa far crescere l’economia dei 12 Stati di oltre 48 miliardi di dollari
entro il 2020. L’accordo è stato annunciato nel corso del 14.mo vertice dell’organizzazione,
che si è aperto venerdì nella località balneare thailandese di Hua Hin. Un accordo
simile già esiste tra i Paesi Asean, come pure tra loro e Giappone, Cina e Corea del
Sud. Dal Summit è stato lanciato anche un appello per "una riforma coraggiosa e urgente
del sistema finanziario internazionale" auspicando maggiore voce in capitolo per i
Paesi in via di sviluppo. In secondo piano, invece, i colloqui sui diritti umani.
Dal vertice si attende, infatti, una decisione sul dramma dei Rohingya, popolazione
che fugge dal Myanmar, dove è perseguitata, per rifugiarsi in Thailandia, Malaysia
e Indonesia.
Somalia Aperture al dialogo sul cessate il fuoco e sull’applicazione
della legge islamica sono state espresse ieri dal nuovo presidente della Somalia,
Sharif Sheikh Ahmed, dopo l’incontro con una delegazione di capi religiosi stranieri
e di capi tribù somali che, di fatto, tengono sotto controllo molte aeree del Paese.
La rappresentanza di capi religiosi di Arabia Saudita, Qatar, Kuwait e Sudan è attualmente
impegnata in una mediazione a Mogadiscio per tentare di trovare un accordo di tregua
tra governo e ribelli islamici.
Afghanistan Il presidente afghano
Hamid Karzai ha firmato oggi un decreto con il quale chiede alla Commissione elettorale
di anticipare ad aprile la data delle elezioni presidenziali, previste per il 20
agosto. La richiesta di Karzai si basa ufficialmente su un articolo della Costituzione
secondo cui le elezioni devono tenersi almeno un mese prima della fine del mandato
presidenziale di cinque anni, che nello specifico scade il 21 maggio prossimo. In
realtà, l’attuale presidente vuole anticipare la consultazione per evitare un ulteriore
calo di popolarità. Gli Stati Uniti si sono comunque pronunciati in favore del mantenimento
delle elezioni in agosto, per consentire il dispiegamento dei circa 17 mila soldati
che verranno inviati nel sud del Paese nei prossimi mesi, in modo tale che “ogni cittadino
afghano possa esprimere la propria preferenza politica in un contesto di sicurezza”.
Medio
Oriente Almeno cinque palestinesi hanno perso la vita per il crollo di un tunnel
nella zona di Rafah, al confine con l’Egitto, avvenuto stanotte a causa delle forti
piogge. In mattinata visita a sorpresa nella Striscia di Gaza del rappresentante del
Quartetto per il Medio Oriente, Tony Blair, alla vigilia della conferenza internazionale
dei donatori in programma domani a Sharm el-Sheikh. Eugenio Bonanata:
L’obiettivo
di Blair è quello di valutare i danni provocati dall’offensiva israeliana per riferire
alla conferenza, promossa dall'Egitto, che vedrà la partecipazione di una settantina
di Paesi. Secondo i palestinesi servono poco meno di 3 miliardi di dollari per avviare
la ricostruzione delle migliaia di case distrutte e per riparare i danni alle scuole
e soprattutto agli ospedali. Ma anche altri settori, come l’agricoltura e l’industria,
hanno bisogno di interventi: il Fondo Monetario Internazionale ha stimato che oltre
l’80 per cento delle famiglie di Gaza vive sotto la soglia di povertà e che la disoccupazione
ha ormai superato il 40 per cento. L’Arabia Saudita ha già promesso un miliardo di
dollari. 900 milioni dovrebbero arrivare dagli Stati Uniti e 550 dall’Unione Europea.
Gli analisti invitano però a considerare anche i risvolti politici della riunione.
La diplomazia egiziana è riuscita a riattivare colloqui fra Hamas, Fatah e le altre
fazioni palestinesi in vista della formazione di un governo unità nazionale, che,
secondo il leader dell’Anp, Abu Mazen, dovrebbe riconoscere Israele. L’obiettivo del
presidente Mubarak è adesso quello di mediare il dialogo fra Hamas e lo Stato ebraico
che continua a minacciare una dura reazione al lancio di razzi Qassam. Si guarda anche
ad una possibile distensione tra la Siria - che sarà presente al vertice - e gli Stati
Uniti con il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, impegnata a definire
il nuovo corso della Casa Bianca sia in Medio Oriente che in Europa.
Tribunale
Onu su omicidio Hariri Al via oggi all’Aia i lavori del Tribunale speciale
dell’Onu sull'omicidio dell'ex premier libanese Hariri, ucciso in un attentato nel
2005, in cui persero la vita altre 22 persone. Al momento non vi sono ancora imputati,
ma secondo la stampa libanese, entro l'autunno, quattro ex generali dovrebbero essere
trasferiti nella città olandese come sospettati. Sul fronte delle indagini il punto
di partenza sono i lavori della Commissione d'inchiesta dell'Onu. L’apertura del
processo è un segnale importante per la società libanese: il premier Fouad Siniora
ha dichiarato che è stata inaugurata una nuova era di giustizia in Libano.
Spagna Urne
aperte nelle regioni autonome spagnole della Galizia e dei Paesi Baschi per il rinnovo
dei parlamenti locali. I sondaggi vedono i Popolari in rimonta in Galizia, mentre
nei Paesi Baschi si prevede un testa a testa tra Socialisti e Nazionalisti: quest’ultimi
rischiano infatti di perdere il potere dopo decenni di governo. La tornata elettorale
ha assunto un valore nazionale come test per la tenuta sia del governo Zapatero, sia
del Partito Popolare spagnolo recentemente colpito da una serie di inchieste giudiziarie.
Austria Al
voto oggi in Austria le regioni della Carinzia e del Salisburgo. Il land meridionale
al confine con l’Italia è chiamato alle urne ad appena cinque mesi dalla morte del
governatore, Joerg Haider, cui è succeduto Gerhart Doerfler, che i sondaggi danno
leggermente in vantaggio sul candidato del partito Socialdemocratico (Spoe). Più scontato
invece l'esito nel Salisburgo dove si prevede una conferma dell'attuale governatrice
del Spoe, Gabi Burgstaller. I seggi si chiudono oggi alle 17.00; i primi risultati
saranno resi noti in serata.
Russia-Usa Attendiamo ''proposte concrete''
da parte del presidente statunitense, Barack Obama, per risolvere le divergenze sullo
scudo antimissile. E' quanto ha detto in una intervista il presidente russo: Dimitri
Medvedev spera che il tema sia discusso durante il suo incontro con Obama, a margine
del G20 di Londra, il 2 aprile. Il nodo della questione rimane l’installazione di
radar e rampe di intercettori in Repubblica Ceca e Polonia, avvertiti come una minaccia
da parte di Mosca. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra ) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 60 E' possibile
ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino
del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.